I vostri racconti / Andreino
Abele vs Caino, il pastore con tempo per pensare vs il lavoratore sudato e sempre di corsa, la ritmicità della Natura vs i turni pre definiti. Attraverso questi contrasti, Andreino racconta la propria fatica di vivere sotto il segno di Caino:
Sono operaio da tanti anni, troppi anni, e come tutti i miei colleghi ho poco tempo per pensare. La giornata diventa stretta quando si vorrebbero dire tante cose, e non trovi nessuno che ti ascolta; gli altri, pochi, ti consigliano ancora di lavorare, sempre lavorare. Per chi, poi? La Giannini ricorda “una camera a gas…”, ma l’argomento riguarda altro. Allora viene voglia di prendere carta e penna e giù a liberare il cuore e la mente. Il sacco piano, si svuota, si riduce la pressione e già si comincia a star meglio. Poi ti coglie il sonno e non ce la fai, si punta la sveglia: ogni giorno c’è sempre un turno che ti aspetta. Beato il nomade Abele, pecoraio dall’inizio, nullatenente per davvero, ma ricco di libertà ed emozioni: l’uomo delle meditazioni e delle idee. Tranquillità e pace gli camminano ai fianchi. Tutti i pastori hanno molto tempo per pensare, per cui oltre che ad inventarsi cose nuove, perfino pregano. Abele non ha turni: guarda il sole e le stelle, con quelli si orienta. Quelli della tuta blù, invece, vanno con Caino, nei campi o nei reparti di produzione, presso la terra o vicino agli impianti: l’attività triplica il tempo ad essa dovuto e all’impegno e quindi, poi, il riposare viene d’obbligo. Ciao pensieri. Addio riflessioni. Sudore, sporco ed inquinamento si registrano dalle parti di Caino, ma tutto va bene finchè c’è acqua pulita con cui lavarsi. E passano gli anni in una ripetitività veloce, noiosa e martellante: questo continuo riflusso ci porta, spesso, ad invidiare il libero e fortunato Abele, di cui sentiamo il canto lontani. Società di Caini, su cui non è lecito alzare le mani, in quanto necessari continuatori di quella storia partita proprio da lui: Caino. Coscienza sporca, male necessario…e Dio acconsente, pur timbrando l’infamia sulla nostra fronte. Alle spalle di Abele nessun angelo o arcangelo è pronto a difenderlo, no, non c’è combattimento, il pastore non si difende: muore e basta. Il suo niente si disperde, il barbone non ci disturba più. Il nomade e l’anarchico, però, ricominciano a vivere senza regole, senza impegni, nei sogni di quelli che si obbligano a Caino che su tutto vigila, tutto controlla. Saluti.