03Ott 11
I vostri pensieri / Francesco
Con semplicità, Francesco si interroga sui grandi temi dell’Uomo: la vita e la morte:
Quando si nasce è come se non ci fossimo, in pratica;incominciamo ad “esserci” veramente soltano quando diventiamo grandi abbastanza per renderci conto che si morrà, prima o poi.
Il fatto è che c’è un sacco di tempo per pensare alla morte e per aspettarla. E’ un evento che sappiamo inevitabile e che è misterioso, di cui non sappiamo nulla nonostante il tanto pensare: ed è questa mancanza di conoscenza che fa paura.
Non ti preoccupare, Ernest, succede pure a me, tantissime volte non capisco niente. E’ perchè tengo mente troppo piccola e stretta. Per quanto spingano le mie meningi l’idea non ci entra, anzi si sgualcisce per la pressione della volontà. Meglio lasciar perdere che crearsi un complesso di frustrazione o d’inpotenza. Con umiltà ametto la pochezza dei miei talenti e la poca capienza del mio cervello. L’aiuto mi verrà da altri, più dotati di me e più preparati. E’ proprio per questo che è necessario lo scambio delle idee o opinioni. Le domande diventano pane dell’ignoranza, basta essere affamati di verità.
Sono eterna, c’ero, ci sarò.
Quando ho deciso di nascere sapevo che sarebbe stata una bellissima vacanza “scolastica”.
Lo è…certo questa vacanza mi ha riservato momenti belli e meno belli, ma sempre ho imparato e questo penso sia il mio compito.
La mia vacanza è ancora più bella perchè ho liberato la mia idea del Divino da tutto ciò che incatena, deresponsabilizza, toglie gioia e gusto di vedere, capire, sentire.
E’ stato faticoso, non lo nego, a volte doloroso ma ne è valsa la pena.
Quando morirò tornerò a casa e ci tornerò come si torna dalle vacanze vissute intensamente e con gioia…quando tornerò a casa sarò più grande, più consapevole, più piena.
La morte é uno dei tanti aspetti del nostro futuro di cui non abbiamo e non possiamo avere conoscenza. Se si ha paura della morte per non averne conoscenza dovremmo vivere in una paura costante perché la stessa ragione si applica a tutto il nostro futuro. In fatto tra aver fatto la guerra ed essere stato operato al cuore, la morte mi é sempre apparsa come dice Epicuro, l’assenza dei sensi, cioé una fine del nostro sentire di cui non si puó avere paura. É invece la violenza fisica é quella che realmente fa paura, ma fa parte della vita, e rappresenta uno dei tanti sassi che incontriamo nella via.
La vita ci distrugge
La morte ci sorride:
Il corpo poi deride,
Ma l’anima gli fugge…
Fpc 09/10/2011 20:46
Il link esatto è questo .
La vita di Steve Jobs, raccontata da lui stesso, è come un racconto.
Può e non può essere vero, basta guardare i bambini per capire quanto è lontana e misteriosa questa morte che ci fa tanta paura. A mio nipote di sei anni e mezzo in circa sei mesi sono morti entrambi i nonni. In questi giorni che ha accompagnato il nonno toscano nella sua casetta definitiva ha pianto, ha fatto l’omino che forse pensava dovesse fare, ma poi è tornato il bimbo giocoso di sempre. In questi sei mesi dalla perdita dell’altro nonno non dimentica mai di andare al cimitero con un mazzo di fiori appositamente scelto da lui e nel preparare il vaso lo saluta con un affetto da far piangere i genitori. Non è cosa da bimbi la morte. Per parte mia, che ho vissuto buona parte della vita assegnatami, ritengo che la morte sia “il riposo del guerriero”. Non mi addentro sui misteri della morte in senso lato perchè non sono edotta e perchè non mi piace dare giudizi e consigli non chiesti.
quando non riesco a comprendere una cosa, nonostante sforzi reiterati, l’abbandono. faccio male ?
L’uomo è una giornata formata dal giorno e dalla notte.
La vita chiamiamola giorno – c’è luce, solarità, vitalità : La morte chiamiamola notte- c’è buio, tenebre,,,(interpetrazione materialistica ).
Ebbene non si puo vivere il giorno vivendolo nel buio e la notte subendo il buio.
E’ giusto che il giorno sia vissuto nella sua solarità, non rabbuiando il sole. E’ un inferno – ogni cosa sia vissuta secondo natura è, questo il miglior modo di vivere la fine della vita. Vivere con serenità la vita, ti dara , se vissuta con impegno, con il rispetto verso di te e verso gli altri la forza di affrontare la difficile prova della morte.
In quel particolare momento potrai dire SIGNORE ho vissuto con impegno …ora è giusto che venga aTe
Accoglimi al Tuo cospetto.
W LA VITA……..w la morte. Sono le due faccie della moneta chiamata ESSERE. Ciao !
Qualunque vita si viva, al tirar delle somme se ne ha nostalgia.
E ciò perché la vita, in sintesi, è conoscenza.
La morte è nemica della conoscenza, poiché ci sottrae la possibilità di guardare in noi e fuori di noi; e, per conseguenza, è nostra nemica.
Non occorre sfiorare la morte per accorgerci della nostra precarietà o scoprire i valori della vita. Si può fare ciò prima, molto prima; come il prepararsi o meno a tale evento. Accettare o no la morte implica qualcosa di profondo, molto profondo, quando “Lei” decide il tempo….e ” Dio ” decide di riprendersi la sua roba. Paure, coraggio, timori, pietà, fede si mescolano veloci negli ultimi respiri, mentre i pensieri si spengono. Strano, ma che roba può riprendersi Dio? Il nostro niente, racconta una canzone. La ” sginsa ” luminosa ritorna alla Sua Fiamma, per sempre. La nostra polvere, finissima, passerà la porta stretta…. di là un cristallo ci mostrerà un volto nuovo. L’angelo apirà il libro e le parole dei risorti saranno poesia dei nuovi viventi. Sarà un sogno, o un desiderio. Da quell’altra parte, però, ci sono quelli che si staccano la spina, o quelli che si sparano, o si buttano dai ponti e gli appesi. Parte di umanità sofferente che abbraccia la morte come liberazione. Vietato giudicare. Ma la morte ha altri tipi di amici: gli odi, le guerre, le devastazioni naturali, le catastrofi ambientali volute dalle nostre civiltà, più o meno evolute. Sono dette morti di massa o d’insiemi, per non dire di altre stragi. La si subisce la morte, ma la possiamo anche distribuire: basta acclamare qualche guerrafondaio o lasciar morire di fame milioni di persone, accapparandoci, esempio, 80% delle energie del pianeta…. La morte, poi, passa dappertutto; anche nei nostri salotti di casa, chiamiamoli sentimenti, nei nostri affetti, nei nostri cuori. Forse non sarà tragica come quell’altra, ma sempre morte è. Saluti.
Moriamo per nascere. Ci distacchiamo da nostra madre per entrare in lacrime in questo mondo.
Corriamo a perdifiato per crescere, spendendo lacrime e risa intorno a noi.
Alfine, con l’età ormai della ragione, ci approntiamo in lacrime a morire per rinascere a nuova vita…
Lacrime di gioia o di paura? Dipende, dipende da come abbiamo vissuto!
Noi ci siamo al momento del concepimento ed è da allora che iniziamo ad “invecchiare”, la vita non è solo consapevolezza dell’esserci, è semplicemente esserci. La nostra natura umana è caratterizzata da un ciclo che prevede la morte, noi non abbiamo il concetto di morte perchè ne faremo esperienza una sola volta, e non potremo raccontarlo, possiamo andarci vicino ed allora pensiamo alla nostra provvisorietà in questa vita, alla priorità dei valori che dobbiamo dargli, alla superficialità con la quale l’affrontiamo, alle storie inutili che ascoltiamo e al peso che gli diamo. Quando concettualizziamo la vita è implicito il fine che è la morte, noi siamo immersi in ciclo eterno in maniera contingente, per una breve durata di tempo.
-Non è negando o nascondendo il problema che lo si risolve,nè il ricorso alla gioia “forzata” ci libera dalla paura esistenziale connessa alla nostra natura di esseri ” a termine”.Soltanto la coscienza della nostra “finitudine” e soprattutto la sua tranquilla accettazione ci possono dare quel poco di tranquillità (felicità ? ) per una vita accettabile.
” Il fatto è che c’è un sacco di tempo per pensare alla morte e per aspettarla….”
Non è questo il tipo di aspettativa che auspico, nè il tanto tempo per pensare alla morte. Sapere poco o nulla della morte, o sapere poco o nulla del suo contrario, cioè di Dio, non ha importanza rilevante. Il punto riguarda, invece, la sua accettazione o meno. Lo stesso vale per Dio. C’era un monaco medievale, grande pensatore e filosofo che diceva: ” id quo maius cogitari nequit ” riguardo a Dio: ” qualcosa rispetto al quale non può essere pensato niente di più “. Da buon Caino, la stessa frase l’applico anche alla morte. Se la morte è ” il nulla “, cosa serve pensare? Non si può pensare a niente. O si pensa a un oggetto, o si pensa a una qualità trascendentale, come l’anima. Già siamo depressi per conto nostro, abbastanza, da usare psicofarmaci in quantità massicce, pensa te, se il nostro fisico e mente pensassero continuamente alla morte! Mai e poi mai! Anzi ci rifiutiamo tutti a pensarci. Noi siamo fatti per vivere e vogliamo sempre vivere, anche oltre la morte. Guarda la spensieratezza di Nadia e di Benedetto, a cui piace vivere e prendersi in giro e ridere….Quindi, secondo me, c’è solo da accettare e dare un senso alla morte, in base ai nostri diversi punti di vista. Saluti.