21Giu 12
Dipendenza
Ogni dipendenza comincia col dolore di una mancanza e finisce con il dolore di una mancanza. Che si tratti di innamoramente, di droga o di riconoscimento.
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Ogni dipendenza comincia col dolore di una mancanza e finisce con il dolore di una mancanza. Che si tratti di innamoramente, di droga o di riconoscimento.
NOOOO….non mi dite…che tutto è a posto! Alla fine mi devo complimentare! Ma…nonmi azzardo ancora a …dire grazie…
…..per Bianchetti Andreino…bè. se si fa una attenta analisi della scrittura, basata su principi psicologici e via dicendo, qualsiasi segno, ha un significato, vedere l’analisi che si fa della grafia nella criminologia o vogliamo risalire all’epoca preistorica e ai graffiti sulle caverne o risalire ad ogni epoca? ogni segno ha raccontato molto, ha fatto la storia di un popolo…ma credo che qui fosse necessaria altra considerazione. Forse. Un saluto
Mi rimane difficile commentare questo pensiero, Innamoramento, droga e riconoscimento mi sono estranei. Esattamente ignorante in materia. L’unica dipendenza che mi è familiare è il mio respiro che mi permette di vivere. Le emozioni correllate alla vita, quelle si che ne sento la mancanza,. Quando la vita non ti concede nulla, sai convivere bene con il dolore. Sai incassare qualsiasi colpo mancino con estrema naturalezza.
Signora Annamaria, cosa sono per lei, una ” non banalità” e una “non vanità”? Anche uno scarabocchio ha il suo senso; certamente non un senso compiuto, filosofico, letterale…ma simbolico. Dietro ai scarabocchi si possono intravedere moltissimi messaggi e tanti segnali di gioia, di sofferenza, d’indifferenza, di passione, di repressione e quant’altro. Dietro a ogni scrittura non c’è solo un pensiero, un’idea, un fatto, una storia, ma un coinvolgimento più o meno grande del soggetto che si mette alla tastiera o prende carta e penna. Chi ha detto che tutto ciò che scriviamo deve entrare, per forza, nella logica, di chi ci legge. Quello che scrivo io non è dogma, nè legge, nè perfezione; è solo il mio modesto parere su un qualche cosa o qualcuno. Le verità e le menzogne viaggiano insieme, le logiche e le irrazionalità vanno a braccetto, i contrari banchettano insieme, le differenze e i molteplici distinguo li facciamo noi. Saluti.
Impossibile un qualsiasi commento…che non cada nella banalità…per non dire nel nulla. A meno che…scrivere emerite sciocchezze…meglio non scrivere nulla! L’ipotesi è…sbagliata o almeno…formulata male. Peccato! Mi spiace per chi l’ha partorita. La prossima volta andrà meglio.
Apprezzo molto l’ottimismo di Antonio, ma non sempre il dolore ricalca il suo pensiero. Basta girarsi verso la sponda della disperazione ed osservare tutti quelli che si suicidano o ammazzano; quelli propensi alla depressione. C’è anche chi specula sul male altrui, chi ti sfrutta, chi si fa strozzino e anche qualche “medico prezzolato” che ti spedisce a lavorare in piena notte con cinque punti di sutura in testa. Capita, caro Antonio. Non sempre al dolore si porta rispetto, come dovrebbe essere. Le dipendenze seguono, piuttosto, le inclinazioni e i desideri del nostro “ego”. La maggior parte delle volte sono già prestampati nel nostro DNA. Possiamo mettere tutti i correttivi che vogliamo , ma alla fine il “vizietto” rimane; dandoci l’amara consolazione di aver vinto chissà quale battaglia. Ci sono anche i miracoli, ma purtroppo cambiano e trasformano la personalità in altra cosa. Si acquista da una parte, ma si perde dall’altra. E’ la consapevolezza della nostra filosofia occidentale nel tentare di separare il bene dal male in un clima di libertà, di cui Hegel annotava diligentemente le differenze tra oriente e occidente.
Quel “con” rende il pensiero oscuro. Più intelligibile, secondo il mio parere, la seguente forma:
“La dipendenza comincia assieme al dolore di una mancanza, e finisce assieme al dolore della mancanza”.
Nadia, leggendo il tuo commento ho capito che sei una persona di provata sofferenza di amore, purtroppo non esistono ricette per risolvere il problema perché il vero amore significa passione e passione appunto è dolore e sofferenza. Non so perché il vero amore viene sempre contrastato fino all’apparente risoluzione di questo insostituibile sentimento, dico apparente perché solo in apparenza pare risolto il rapporto tra due veri innamorati, mentre invece dentro gli stessi e in assoluto segreto portano fino all’ultimo battito di cuore, il dolore per la non realizzata storia d’amore. Farsene una ragione non è possibile e allora subentra la rassegnazione che comunque lascia un solido amaro che fa vedere l’effimera consistenza della vita. L’amore è quel sentimento che ti imparadisa su questa terra, gli scienziati dicono che questo sentimento è provocato da una reazione chimica nel nostro cervello, io invece penso che l’amore è l’incontro tra due anime complementari che stavano cercandosi, poi tutto si mette contro e si arriva alla separazione e queste anime vivranno fino alla fine a metà, fingendo più a se stesse che agli altri, che tutto è passato e che tutto va meravigliosamente bene. La letteratura di tutti i tempi spiega ampiamente tutti i risvolti dell’amore, però non riesce a spiegare il motivo per cui questa meravigliosa magia, quasi sempre, è irrealizzabile. Cara Nadia, sinceri auguri di vero cuore.
Talvolta è proprio il provare dolore per un’assenza a farci rendere conto di quanto dipendevamo da chi o cosa. Ci si può disintossicare da delle sostanze, ma non ci si può disintossicare da degli affetti verso qualcuno. In entrambi i casi si possono usare dei farmaci, per trovare un aiuto. Ma, se la convinzione non parte dal profondo di noi stessi, nulla potrà mai venirci in aiuto. Quindi, la prima dipendenza dalla quale dobbiamo cercare di liberarci è da quella stessa prigionia che, giorno dopo giorno, ci costruiamo dentro. Prigionia che, con dolore, chiamiamo autodifesa, o per i più fantasiosi, travestiamo in arte di vivere, vogliamo essere disinvoltura da esibire. Spesso fingendo.
La vita è tutta un gioco di equilibrio tra desiderio e necessità..
La misura è la regola aurea per camminare sulla corda senza cadere nel baratro… ma ci vuole tanto esercizio di volontà
Propongo di tornare al vecchio COGITO ERGO SUM: se l’aver invertito i termini dell’affermazione porta a questi risultati ,è sicuramente preferibile restituire al Cogito, all’affascinante esperienza del pensiero la priorità sul resto:vari commenti rivelano grande confusione sia a livello della formulazione anche del più semplice dei pensieri sia a livello dell’essere..E’ sicuramente bello affdermare con orgoglio:” Ego sum”, ma bisogna aver coscienza di ciò che significa essere ..
Gran parte dei commenti rivela confusione, incertezza, contraddizione…Non vedo davvero come, in queste circostanze, vi sia una possibilità di arrivare al Cogito, all’ io penso… Pià facile arrivare all’IO FARNETICO
esiste forse la possibilità di non dipendere?? Da quando nasciamo dipendiamo da cure altrui. Altro è il mondo nel quale siamo catapultati, altra, almeno ci sembra , la vita che ci attende. Del resto dipendere da pensieri virtuosi non è poi tanto male. Ci soccorrono quando soccombiamo a pensieri di dolore. Tutto è sempre e comunque pensiero, nostra forza e nostra croce.
Ci si può convivere benissimo. Giancarlo
Porre sullo stesso piano droga, innamoramento e riconoscimento è eccessivo, chi si droga inizialmente non lo fa per “un dolore della mancanza” ma per imitazione e poi diventa una dipendenza dolorosa. L’innamoramento è paragonabile ad una psicosi in cui c’è una sopravvalutazione dell’oggetto amato in cui inizialmente i difetti scompaiono anzi sono considerati piccoli vezzi e la realtà è totalmente stravolta. Il riconoscimento nasce dalla scarsa considerazione che si ha di se stessi e quindi si cerca conferma negli altri.
moderatore delle mie brame
sei tu il più lento del reame?
io scrivo ,eppure sempre compare
“Zero commenti” : parole amare.
moderatrice dei miei stivali
sei tu la lenta che poco vali?
plaisir d’amour ne dure que un instant,
chagrin d’amour dure toute la vie
Di solito in “lascia un commento” compariva il mio nome ed e-mail. Ora non
piu’. Mi consigliate di esodarmi?
è….Non ci sono più le mezze stagioni
@ Antonio: giusto. e ancor più è la morte che dà valore alla vita.
Mi pare di leggere un pensiero di Hegel, il quale fa un panegirico di misteriose parole, senza alcun significato, ma dando la sensazione che la sua argomentazione abbia una profonda verità, che noi non comprendiamo per nostra mancanza. Cosa diavolo significa il su esposto pensiero? Il dolore di una mancanza? Il dolore non porta a nessuna dipendenza, piuttosto porta a dare valore alla vita con la riflessione, porta a pensieri filosofici, porta alla comprensione degli altri, porta alla solidarietà. Siamo tutti naufraghi su questa trottorellina che è la terra la quale gironzola intorno al sole senza soluzione, e il dolore nasce appunto da questo vago girovagare con la consapevolezza che dopo 80 o novanta giri dobbiamo scendere dalla giostra e non sappiamo con precisione cosa ci attende appena scesi. La fede ci conforta in questo dolore, ma appunto perché dobbiamo fidarci il conforto non è pieno, ci viene in soccorso, allora, la filosofia, la quale cerca con le sue argomentazioni più o meno razionali la consistenza della vita. Scopri allora che il pensiero è la causa di tutto ciò che esiste e che è stato inventato, e che tu stesso esisti in quanto sei in grado di pensare però il dolore rimane tal quale e come la terra non trova soluzione nel suo vagabondare monotono intorno al sole, così il dolore non trova soluzione dentro di noi che pur facciamo di tutto per esorcizzarlo. Ci mascheriamo da gente paga e soddisfatta, ma dentro di noi c’è sempre un tarlo che rosicchia, con la precisione di un orologio svizzero il sole nasce e tramonta all’ora prevista, e con indifferenza ci annaffia coi suoi raggi, incurante di tutto ciò che avviene a noi miseri vermetti. Il dolore è la nostra grande fortuna, non sappiamo apprezzarlo allo stesso modo in cui il sano non sa apprezzare la sua salute. Se non ci fosse il dolore non sapremmo apprezzare la gioia come se non ci fosse la notte non sapremmo apprezzare il giorno e in questa perpetua alternanza dobbiamo sforzarci di essere sempre noi stessi con unica personalità evitando di essere la dualità stevensoniana.
Quanto è vero…
condivido e sostengo perchè non referendiamo?
Non farei di ” tutt’erbe un fascio”:una cosa è l’innamoramento,altra è il mancato
riconoscimento di diritti o doveri e meriti o demeriti, tutt’altra cosa è la dipendenza da droga con relativa sofferenza per mancanza della stessa!.Ciò detto però sarei
propenso,cogliendo la palla al baizo e vista la diffusione dilagante delle droghe
in Italia,alla legalizzazione del commercio e del consumo delle stesse,abolendo
l’attuale reato previsto dal codice,ma tassando sia gli spacciatori (venditori) sia
i consumatori e rimpinguando,così,con assoluta certezza,le casse dello Stato!.
Altro che Patrimoniale e ICI e IMU e tasse a non finire di qualsiasi tipo!
Matteo.Vocale
Libero è l’uomo che agisce senza pensare al premio,l’attesa di un riconoscimento
di qualsiasi genere toglie libertà ai comportamenti creando dipendenza.
L’innamoramento può portare dipendenza,ma l’amore vero può realizzarsi soltanto tra due individualità che decidono di condividere un percorso in piena reciproca autonomia, chè altrimenti si può creare una dipendenza che può degenerare in una unione nevrotica e portare dolore.