…Perché al corpo appartiene la morte.
E solo chi è soggetto al corpo è soggetto a morte.
umberto37 il
19 Agosto 2012 alle 21:10:
E’ così anche per la Natura che ci circonda e per l’Universo: Inizio; Esistenza; Fine.
Giuseppe Fumagalli il
3 Agosto 2012 alle 06:26:
Non ha senso pensare che il corpo debba evolversi perché noi ci si evolva. La nostra anima non ha bisogno di evolversi. Noi siamo anima, e la nostra anima è già perfetta ed eterna. Semmai dovremmo chiderci perché mai siamo ridotti a vivere in un corpo, perché nasciamo, moriamo e rinasciamo. Ben venga che la scienza scopra il sistema di eliminare l’invecchiamento facendoci vivere molto più a lungo. Ma se per disgrazia avessimo un corpo che non ci piace perché brutto o deforme, sarebbe auspicabile una vita lunghissima in simili condizioni? Evolversi significa trovare un sistema certo che ci permetta di interromper il ciclo inesorabile di nascite e di morti. Si tratta di trovare un metodo pratico e praticabile affinché l’anima possa finalmente liberarsi dalla pastoie che la tengono prigioniera e legata al corpo. Sono molti coloro hanno trovato questo metodo e che sono in grado, mentre sono in vita, di uscire dal corpo e raggiungere piani di esistenza infinitamente superiori rispetto a quello terrreno. Auguro a tutti di trovarlo.
La morte è la conseguenza della vita, La vita è la preparazione alla morte. Un percorso che ricongiugerà corpo e morte. per l’eternità.
ilviaggiatore il
2 Agosto 2012 alle 06:35:
Il tema proposto può essere inteso in vari modi.
Le cellule primitive, e anche quelle dei multicellulari arcaici (es. dinosauri) non conoscevano l’invecchiamento. Invece la selezione naturale ha premiato gli organismi che invecchiavano e morivano, assicurando un rapido ricambio e una rapida evoluzione.
La morte da questo punto di vista non ha nessun significato filosofico o etico. Non cercateli per consolarvi, non ce ne sono. E’ semplicemente un acceleratore evolutivo.
Per fortuna la ricerca sta indagando sui meccanismi dell’invecchiamento, e prima o poi avremo l’eterna gioventù (semplicemente perché c’è già stata in passato per gli organismi più primitivi, quindi non è impossibile).
A quel punto rimarranno solo le malattie e gli incidenti.
Purtroppo qualsiasi sistema ha punti di vulnerabilità, e statisticamente prima o poi fallisce. Su questo non c’è nulla da fare, si può solo rendere improbabile la morte, ma non impossibile.
L’associazione corretta non è tra corpo e morte, ma tra esistenza e morte. Muore l’informazione, muoiono le idee, muore l’arte, muore la musica. Muore anche ciò che non ha corpo. Tutto ciò che può divenire muore prima o poi.
L’associazione “corpo-morte” è restrittiva, anche un po’ superficiale.
Giuseppe Fumagalli il
2 Agosto 2012 alle 05:55:
l corpo è solo una casa meravigliosa perché l’anima possa viviere su questa terra. Certo, dobbiamo averne estrema cura, come del resto ne abbiamo nel mantenere belle le nostre abitazioni Ma se pensiamo a come un serpente cambia pelle quando questa si fa stretta, abbandonandola senza alcun rimpianto perché uscendo dalla vecchia pelle quella nuova sarà molto più bella e risplendente, così anche noi dovremmo pensare alla funzione del nostro corpo. Nasciamo in un corpo, che è frutto delle nostre azioni passate. Vi abitiamo per qualche tempo e poi lo dobbiamo lasciare perché si è deteriorato o ha subito qualche colpo inferto dal destino. E noi? Be, noi, a seconda di quello che abbiamo combinato, ho ci rivestiamo di un altro corpo astrale che ci permetta di vivere in ambienti superiori a quello terreno, per pi abbandonarlo anche qui quando facciamo qualche altro progresso verso la nostra naturale e inevitabile meta:Dio. Oppure ritorniamo a vivere un’altra vita su questa terra iniziando da capo e in un corpo che ci saremo meritati. E non è detto che potremmo rinascere ancora come uomini.
Bianchetti Andreino il
1 Agosto 2012 alle 14:08:
Carissima Nadia, quanta tristezza nelle tue parole, sembri un’anima amata da nessuno. Il corpo è vita, anche quello sofferente, malato o depresso. L’avviarsi incontro la morte aumenta l’agonia, la lotta di questa piccola vita, che riporta la propria vittoria nell’amore. Ascoltami Nadia, è solo l’amore che differisce il corpo dalla morte, anche quello non corrisposto. Ricordava Rumi, filosofo mussulmano coetaneo di Dante,: “…che di noi resta, forse, il nome, tutto il resto è Lui.”
Angel59 il
1 Agosto 2012 alle 11:00:
E’ come dire che non esisterebbero i pianeti se non ci fosse lo spazio. La morte è la nostra inseparabile compagna che spesso invochiamo, convinti che non ci ascolta, in momenti di sconforto e ancor più spesso scongiuriamo pur sapendo che il nostro tempo ha un limite ed ogni momento è buono per fare i conti con essa. Lo sconcerto più grande di ognuno di noi è la consapevolezza di mettere al mondo figli anch’essi con un destino di morte, poiché noi a malincuore accettiamo la nostra morte ma non concepiamo quella dei nostri figli. Se fossimo eterni certamente non avremmo organi di riproduzione, sa che noia sarebbe, come può darsi che la disobbedienza di Adamo sia stata indotta propria da uno stato di noia senza speranza di soluzione. Infine la morte è la nostra porta per l’eternità con la speranza che sia di imperturbabile felicità.
redazione il
1 Agosto 2012 alle 10:10:
@ Annamaria: esistiamo! Cerchiamo di essere il più discreti possibili proprio per far parlare di più voi ma se la richiesta è quella di intervenire di più, ne terremo conto. Per quanto riguarda le stelline non le diamo noi: sono i voti che voi lettori potete dare.
Buona giornata!
Cari ragazzi della Redazione, perché, qualche volta, non fate capire che esistete…e non siete solo dei “fantasmini! ? Una curiosità, please…ma le “stelline”…così carine…le date voi??? Buona giornata.
Gentile REDAZIONE, sempre più difficile vero? Il corpo e la morte, come se non fosse l’angoscia della seconda parte della vita! Mi devo autogratificare, per darmi forza! il corpo senza la morte non esisterebbe, a meno che non crediamo alla morte del corpo solo momentanea e pensando alle filosofie orientali consolatorie e non solo ci trasformiamo in altro essere nella vita seguente, diverso dalla vita precedente. Ragazzi, mi incarto, come al solito! Oppure, mi sento di affermare che può esistere un corpo…con la morte nell’anima, nei pensieri, ergo sono già morto, ancora prima di morire…ma possiedo comunque un corpo! O.K. ragazzi, ci siamo? o, mi sparo? Ungaretti scriveva che la morte si sconta ogni giorno vivendo! E, per consolarmi mi ripeto, è la paura della morte che mi angoscia…non la morte stessa…Boh?! Un cordiale saluto.
gianluigi il
31 Luglio 2012 alle 13:04:
Appena nasciamo cominciamo a morire,ma dalla morte,dalla putrefazione nasce la vita!
Nadia Vouch il
31 Luglio 2012 alle 13:00:
Di certo tutti noi per produrre energia, per muoverci, pensare e vivere in generale, dobbiamo esaurire altra energia. Possiamo rinnovarci negli anni e dosare i nostri sforzi in proporzione all’età. Questo è il processo naturale. Poi però assistiamo tristemente oggigiorno a sempre più casi dove il corpo viene mortificato, annientato: da droghe, da squilibri, da violenze. In questi casi può subentrare la morte, ma il corpo cosa è divenuto nel frattempo? Ospitare la propria anima in un inferno materiale (il corpo), inferno che da soli a volte ci si crea, altre viene inflitto, non aiuta a pensare ad un aldilà se non nei termini di fine di una sofferenza, di annientamento che ponga fine ad altro e già esistente annientamento quotidiano: conduce il corpo “per forza” nell’aldilà. E l’anima ferita, beffata, incompresa lo insegue, tra lo sgomento (più o meno reale) generale. A quel punto nulla avrà avuto più un senso: nè quel corpo, nemmeno la sua morte. Ci sarà solo un breve spazio per due lacrime, forse.
Panizza Daio - Brescia il
31 Luglio 2012 alle 09:39:
sono la morte e la vita ed essesre indisislubili: la prima potrà subentrare un solo secondo dopo il concepimento o la nscita, oppure centinaia d’anni dopo. ma nel momento nel quale subentra la vita, anche la morte dovrà intervenire prima o poi.
non mi pare che occorrano eccelsi voli pindarici per raggiungere verità tanto ovvie.
Dino il
31 Luglio 2012 alle 07:04:
Finalmente una scoperta!
Stefano il
1 Agosto 2012 alle 16:26:
Angela …for president !
Essendo il mese di agosto, parlare di corpo morente è argomento da rilanciare magari a novembre. Meglio illuminarsi “al sole” e refrigerare la mente sotto un’ombrellone, magari leggendo un libro appagante e motivante.
Una buona estate lontana dalla “cultura della sfiga” che ultimamente vuole portarci all’autodistruzione per causa di uno spread che non abbassa, di un’economia che non decolla per colpa delle borse e dei mercati instabili, etc.
Siamo tutti in preda al terrore dei paroloni tecnici bocconiani, di difficile interpretazione, che sono nuova la spada di damocle che incombre su tutti.
Il corpo è vita, è luce, è gioia, è il bicchiere mezzo pieno di chi, consapevole della morte, sa aspettarla con la giusta irriverenza.
redazione il
1 Agosto 2012 alle 10:16:
@ Maria Angela: la ringraziamo per il suo consiglio. cercheremo di illuminarci!
maria angela il
31 Luglio 2012 alle 06:30:
Ma che razza di “cogitazione”
Da quando è nato questo sito (che fra l’altro mi ha rubato il titolo) continua a proporre pensieri tristi,elucubrazioni lugubri,aforismi catastrofici
Insomma,l’essere umano pensa anche pensieri alti,belli,sublimi,grandiosi.
Fa’ uno sforzo,conduttore: Illùminati d’immenso.
…Perché al corpo appartiene la morte.
E solo chi è soggetto al corpo è soggetto a morte.
E’ così anche per la Natura che ci circonda e per l’Universo: Inizio; Esistenza; Fine.
Non ha senso pensare che il corpo debba evolversi perché noi ci si evolva. La nostra anima non ha bisogno di evolversi. Noi siamo anima, e la nostra anima è già perfetta ed eterna. Semmai dovremmo chiderci perché mai siamo ridotti a vivere in un corpo, perché nasciamo, moriamo e rinasciamo. Ben venga che la scienza scopra il sistema di eliminare l’invecchiamento facendoci vivere molto più a lungo. Ma se per disgrazia avessimo un corpo che non ci piace perché brutto o deforme, sarebbe auspicabile una vita lunghissima in simili condizioni? Evolversi significa trovare un sistema certo che ci permetta di interromper il ciclo inesorabile di nascite e di morti. Si tratta di trovare un metodo pratico e praticabile affinché l’anima possa finalmente liberarsi dalla pastoie che la tengono prigioniera e legata al corpo. Sono molti coloro hanno trovato questo metodo e che sono in grado, mentre sono in vita, di uscire dal corpo e raggiungere piani di esistenza infinitamente superiori rispetto a quello terrreno. Auguro a tutti di trovarlo.
La morte è la conseguenza della vita, La vita è la preparazione alla morte. Un percorso che ricongiugerà corpo e morte. per l’eternità.
Il tema proposto può essere inteso in vari modi.
Le cellule primitive, e anche quelle dei multicellulari arcaici (es. dinosauri) non conoscevano l’invecchiamento. Invece la selezione naturale ha premiato gli organismi che invecchiavano e morivano, assicurando un rapido ricambio e una rapida evoluzione.
La morte da questo punto di vista non ha nessun significato filosofico o etico. Non cercateli per consolarvi, non ce ne sono. E’ semplicemente un acceleratore evolutivo.
Per fortuna la ricerca sta indagando sui meccanismi dell’invecchiamento, e prima o poi avremo l’eterna gioventù (semplicemente perché c’è già stata in passato per gli organismi più primitivi, quindi non è impossibile).
A quel punto rimarranno solo le malattie e gli incidenti.
Purtroppo qualsiasi sistema ha punti di vulnerabilità, e statisticamente prima o poi fallisce. Su questo non c’è nulla da fare, si può solo rendere improbabile la morte, ma non impossibile.
L’associazione corretta non è tra corpo e morte, ma tra esistenza e morte. Muore l’informazione, muoiono le idee, muore l’arte, muore la musica. Muore anche ciò che non ha corpo. Tutto ciò che può divenire muore prima o poi.
L’associazione “corpo-morte” è restrittiva, anche un po’ superficiale.
l corpo è solo una casa meravigliosa perché l’anima possa viviere su questa terra. Certo, dobbiamo averne estrema cura, come del resto ne abbiamo nel mantenere belle le nostre abitazioni Ma se pensiamo a come un serpente cambia pelle quando questa si fa stretta, abbandonandola senza alcun rimpianto perché uscendo dalla vecchia pelle quella nuova sarà molto più bella e risplendente, così anche noi dovremmo pensare alla funzione del nostro corpo. Nasciamo in un corpo, che è frutto delle nostre azioni passate. Vi abitiamo per qualche tempo e poi lo dobbiamo lasciare perché si è deteriorato o ha subito qualche colpo inferto dal destino. E noi? Be, noi, a seconda di quello che abbiamo combinato, ho ci rivestiamo di un altro corpo astrale che ci permetta di vivere in ambienti superiori a quello terreno, per pi abbandonarlo anche qui quando facciamo qualche altro progresso verso la nostra naturale e inevitabile meta:Dio. Oppure ritorniamo a vivere un’altra vita su questa terra iniziando da capo e in un corpo che ci saremo meritati. E non è detto che potremmo rinascere ancora come uomini.
Carissima Nadia, quanta tristezza nelle tue parole, sembri un’anima amata da nessuno. Il corpo è vita, anche quello sofferente, malato o depresso. L’avviarsi incontro la morte aumenta l’agonia, la lotta di questa piccola vita, che riporta la propria vittoria nell’amore. Ascoltami Nadia, è solo l’amore che differisce il corpo dalla morte, anche quello non corrisposto. Ricordava Rumi, filosofo mussulmano coetaneo di Dante,: “…che di noi resta, forse, il nome, tutto il resto è Lui.”
E’ come dire che non esisterebbero i pianeti se non ci fosse lo spazio. La morte è la nostra inseparabile compagna che spesso invochiamo, convinti che non ci ascolta, in momenti di sconforto e ancor più spesso scongiuriamo pur sapendo che il nostro tempo ha un limite ed ogni momento è buono per fare i conti con essa. Lo sconcerto più grande di ognuno di noi è la consapevolezza di mettere al mondo figli anch’essi con un destino di morte, poiché noi a malincuore accettiamo la nostra morte ma non concepiamo quella dei nostri figli. Se fossimo eterni certamente non avremmo organi di riproduzione, sa che noia sarebbe, come può darsi che la disobbedienza di Adamo sia stata indotta propria da uno stato di noia senza speranza di soluzione. Infine la morte è la nostra porta per l’eternità con la speranza che sia di imperturbabile felicità.
@ Annamaria: esistiamo! Cerchiamo di essere il più discreti possibili proprio per far parlare di più voi ma se la richiesta è quella di intervenire di più, ne terremo conto. Per quanto riguarda le stelline non le diamo noi: sono i voti che voi lettori potete dare.
Buona giornata!
Cari ragazzi della Redazione, perché, qualche volta, non fate capire che esistete…e non siete solo dei “fantasmini! ? Una curiosità, please…ma le “stelline”…così carine…le date voi??? Buona giornata.
Gentile REDAZIONE, sempre più difficile vero? Il corpo e la morte, come se non fosse l’angoscia della seconda parte della vita! Mi devo autogratificare, per darmi forza! il corpo senza la morte non esisterebbe, a meno che non crediamo alla morte del corpo solo momentanea e pensando alle filosofie orientali consolatorie e non solo ci trasformiamo in altro essere nella vita seguente, diverso dalla vita precedente. Ragazzi, mi incarto, come al solito! Oppure, mi sento di affermare che può esistere un corpo…con la morte nell’anima, nei pensieri, ergo sono già morto, ancora prima di morire…ma possiedo comunque un corpo! O.K. ragazzi, ci siamo? o, mi sparo? Ungaretti scriveva che la morte si sconta ogni giorno vivendo! E, per consolarmi mi ripeto, è la paura della morte che mi angoscia…non la morte stessa…Boh?! Un cordiale saluto.
Appena nasciamo cominciamo a morire,ma dalla morte,dalla putrefazione nasce la vita!
Di certo tutti noi per produrre energia, per muoverci, pensare e vivere in generale, dobbiamo esaurire altra energia. Possiamo rinnovarci negli anni e dosare i nostri sforzi in proporzione all’età. Questo è il processo naturale. Poi però assistiamo tristemente oggigiorno a sempre più casi dove il corpo viene mortificato, annientato: da droghe, da squilibri, da violenze. In questi casi può subentrare la morte, ma il corpo cosa è divenuto nel frattempo? Ospitare la propria anima in un inferno materiale (il corpo), inferno che da soli a volte ci si crea, altre viene inflitto, non aiuta a pensare ad un aldilà se non nei termini di fine di una sofferenza, di annientamento che ponga fine ad altro e già esistente annientamento quotidiano: conduce il corpo “per forza” nell’aldilà. E l’anima ferita, beffata, incompresa lo insegue, tra lo sgomento (più o meno reale) generale. A quel punto nulla avrà avuto più un senso: nè quel corpo, nemmeno la sua morte. Ci sarà solo un breve spazio per due lacrime, forse.
sono la morte e la vita ed essesre indisislubili: la prima potrà subentrare un solo secondo dopo il concepimento o la nscita, oppure centinaia d’anni dopo. ma nel momento nel quale subentra la vita, anche la morte dovrà intervenire prima o poi.
non mi pare che occorrano eccelsi voli pindarici per raggiungere verità tanto ovvie.
Finalmente una scoperta!
Angela …for president !
Essendo il mese di agosto, parlare di corpo morente è argomento da rilanciare magari a novembre. Meglio illuminarsi “al sole” e refrigerare la mente sotto un’ombrellone, magari leggendo un libro appagante e motivante.
Una buona estate lontana dalla “cultura della sfiga” che ultimamente vuole portarci all’autodistruzione per causa di uno spread che non abbassa, di un’economia che non decolla per colpa delle borse e dei mercati instabili, etc.
Siamo tutti in preda al terrore dei paroloni tecnici bocconiani, di difficile interpretazione, che sono nuova la spada di damocle che incombre su tutti.
Il corpo è vita, è luce, è gioia, è il bicchiere mezzo pieno di chi, consapevole della morte, sa aspettarla con la giusta irriverenza.
@ Maria Angela: la ringraziamo per il suo consiglio. cercheremo di illuminarci!
Ma che razza di “cogitazione”
Da quando è nato questo sito (che fra l’altro mi ha rubato il titolo) continua a proporre pensieri tristi,elucubrazioni lugubri,aforismi catastrofici
Insomma,l’essere umano pensa anche pensieri alti,belli,sublimi,grandiosi.
Fa’ uno sforzo,conduttore: Illùminati d’immenso.