BCE, tassi e inflazione
Il tema dell’inflazione continua a catalizzare l’attenzione degli investitori e anche gli ultimi dati macro dimostrano che la preoccupazione dei mercati da inizio 2021 è del tutto giustificata. Così, prosegue il forte afflusso di capitali sugli asset inflation linked con il nostro modello che segnala nuovi ingressi su ETF legati a questo tema. Oggi in particolare ci occupiamo di un ETF sull’inflazione europea.
In questo articolo parliamo ancora di inflazione e analizziamo un ETF sull’inflazione europea. Anche se la BCE per ora continua a minimizzare la portata dei dati macro che da mesi indicano un feroce ritorno dell’inflazione, i numeri ci raccontano che l’indice armonizzato dei prezzi al consumo dell’Eurozona ha toccato a novembre il + 4,9% su base annua: il valore più alto dal 1997, data in cui si è iniziato a calcolarlo, e anche superiore al +4,1% fatto registrare nel luglio 2008 durante il culmine della crisi dei mutui subprime.
Naturalmente, sotto questo profilo, assume anche grande importanza la dinamica attesa dei tassi di interesse per mano delle Banche Centrali, FED in primis. E infatti, mentre la BCE è ancora dell’idea che la fiammata inflattiva sia solo temporanea, la FED per voce di Powell ha già cambiato idea e si appresta ad alzare i tassi di interesse ben prima di quanto si pensasse anche solo alcuni mesi fa.
E’ però anche vero che da alcune indiscrezioni pare che in BCE si stiano muovendo per avviare la tanto temuta stretta monetaria, tra tapering e rialzo dei tassi. Infatti, l’agenzia Reuters ha reso noti i risultati di un sondaggio condotto tra gli analisti. Ebbene, secondo il questionario proposto, gli acquisti di bond da parte dell’Istituto di Francoforte saranno dimezzati dall’aprile prossimo e i tassi d’interesse saliranno a partire dalla fine del 2023. In particolare, la Banca Centrale Europea dovrebbe cessare effettivamente il PEPP dalla fine di marzo, così come previsto. Tuttavia, proseguirebbero gli acquisti di bond condotti con il QE, pari a 20 Mld euro al mese. Ma su questo punto gli analisti non sono concordi e alcuni vedono gli importi del QE raddoppiati fino almeno alla metà del 2023, se non addirittura fino alla fine di quell’anno.
Oggi vediamo nel dettaglio un ETF che è stato oggetto di un nuovo segnale del nostro Tradingsystem ETF/ETC. Si tratta dell’Amundi ETF EURO Inflation, un ETF obbligazionario che investe in 40 titoli sovrani europei indicizzati all’inflazione dell’Eurozona.
L’Amundi ETF Euro Inflation FR0010754127 è un ETF obbligazionario a gestione passiva e a replica fisica. Lanciato a giugno 2009, è denominato in euro e quotato su Borsa Italiana. Il benchmark oggetto di replica dell’ETF è il Markit iBoxx Euro Inflation Linked, un indice denominato in euro, di tipo total return e quindi con cedole, anch’esse denominate in euro, reinvestite. I titoli obbligazionari inclusi nell’indice devono rispettare alcuni requisiti, tra cui scadenza superiore a 1 anno, emessi da Stati della zona euro e indicizzati all’inflazione zona euro con rating almeno investment grade e con un ammontare in circolazione di almeno 2 miliardi di euro.
Sotto il profilo operativo osserviamo il grafico storico dell’ETF, corredato dei segnali del modello Trendycator. Il grafico mostra una crescita quasi lineare dell’ETF, che dà anche origine ad un buon valore di ETI pari a 11,9.
Da una quotazione di 170,25 euro del 7 maggio 2010 siamo arrivati ai 250,24 euro del 10 dicembre 2021, per un rendimento cumulato del 47%, pari al 4,7% annualizzato. Per un ETF obbligazionario questo è sicuramente un ottimo ritorno, ottenuto con poca volatilità e soprattutto in linea con lo scopo per il quale viene inserito in portafoglio: diversificare e attenuare la diminuzione di rendimento reale dell’investimento dovuto all’inflazione.
Altro aspetto di grande interesse riguarda l’ottimo funzionamento del Trendycator anche su questo strumento. Infatti, se lo si guarda nel complesso, l’applicazione sistematica di tutti i segnali generati dal Trendycator sull’AMUNDI ETF EURO INFLATION è stato sorprendente fin dalla nascita del prodotto, come ben testimonia l’equity line storica.
(Articolo a cura di RendimentoFondi)