Ad ogni passaggio di anno si ripete lo spettacolo delle previsioni per l’anno che entra. E mi ci devo sottomettere. Con disagio, perché è un bla bla bla da giornalista più che da trader. Ma tant’è. Non so se quest’anno riuscirò ad essere d’aiuto ma è sempre meglio dare una chicco in più di conoscenza che un chicco in meno.

 

Il sentiment che ora prevale è che gli investitori potrebbero mostrare un po’ meno ottimismo in futuro sulla discesa dei tassi, dopo il forte rialzo della Borsa nel 2023 spinto appunto da questa aspirazione. Gli operatori infatti manifestano un maggiore scetticismo riguardo l’entità reale della possibile diminuzione dei tassi della Federal Reserve. Ricordiamo che la Fed ha dichiarato a dicembre che il ciclo di inasprimento monetario stava giungendo al termine e ha persino anticipato un taglio dei tassi nel 2024. Tuttavia, le pressioni inflazionistiche persistono e la spesa pubblica in giro per il mondo rimane elevata.

 

Secondo il tool Fed Watch del CME Group, il 70% dei trader prevede un mantenimento dei tassi nella riunione del 31 gennaio e un leggero calo di 25 punti base in quella del 21 e 22 marzo. Si potrebbe andare gradualmente verso il 3% per i tassi americani alla fine del 2026, rispetto all’attuale 5,25%-5,50%. Questa sera, gli osservatori seguiranno con particolare attenzione la pubblicazione del verbale del comitato di politica monetaria del 13 dicembre che avverrà oggi pomeriggio.

 

Anche in Europa la situazione è simile, dove il tasso di deposito della BCE, attualmente al 4%, potrebbe lentamente scendere al 2% entro la fine del 2026.

 

Ieri a Wall Street, l’aumento dei rendimenti dei titoli di stato ha influenzato negativamente i valori di crescita e tecnologici. I rendimenti dei titoli del Tesoro a dieci anni sono saliti in sessione a oltre il 4%. Hanno chiuso al 3,88%, rispetto al minimo del 3,81% registrato il 28 dicembre. Siamo lontani dal picco del 4,95% del 19 dicembre, ma sta emergendo una normalizzazione. Le aziende dovranno abituarsi a costi di finanziamento più elevati per i loro investimenti.

 

E c’è chi fa a gara per tirare dei paragoni tra l’attuale situazione del mercato monetario e quella degli anni 70: se guardate la linea verde del grafico qui sotto è il CPI (inflazione) degli ultimi 10 anni e quello blu invece è l’inflazione degli anni ’70. Sostanzialmente a livello di stagionalità sono uguali e quello che ci aspetta dal 2024 in poi è un ritorno dell’inflazione. Questo per una ragione semplice: come una malattia l’inflazione non va mai via dopo il primo attacco ma si stabilizza e poi torna alla carica. Quindi teoricamente a partire dalla fine del 2024 dovremo ancora avere un periodo molto duro di iperinflazoine. Io credo il giusto alla stagionalità e per questo non ho annoiato i lettori mostrando i grafici di come sono gli anni di borsa pre-elezioni USA o la media degli ultimi 30 anni degli anni che finiscono con 4 o altre simili giochi di fantasia. La stagionalità ha la sua onorabilità in campo accademico ma da qui a dire che possiamo uscire dal pericolo dell’incertezza futura semplicemente facendo la media dell’andamento dei mesi borsistici ce ne passa.

E quindi la fatidica domanda che tutti si chiedono ora: come sarà il 2024 ?

 

Nei giorni scorsi ho visto un video di un trader americano che mostrava come aveva realizzato un 10 X sul conto in un anno e lui manco guarda gli indici ma solo le singole azioni di cui non conosce la storia o bilanci ma solo il simbolo. Un vero eroe “cliccatore”, come in gergo si definiscono quei trader senza testa ma con una pancia infallibile (e quindi inutile starli ad ascoltare perché tanto il loro sapere non è trasferibile a nessuno). Adesso non voglio scendere a questi livelli ma nel fare le previsioni tenete conto di alcuni principi che sono eterni:

 

  1. EVITARE GLI ECCESSI: i tassi salgono ? I tassi scendono ? Se sono saliti prima ora è facile che scendano. Come l’elastico che tirato torna al suo posto lo stesso fanno gli umani o l’economica o la società
  2. PUO’ PIOVERE PER SEMPRE ? No, non può piovere per sempre. E’ la negazione del punto 1. Ma una cosa che sale è più facile che continui a salire piuttosto che inizi a scendere
  3. LE PREVISIONI NON SERVONO, SERVONO LE PROVE: grazie al combinato disposto dei punti 1 e 2 che si annullano a vicenda  invece di prevedere che i tassi scendono bisognerebbe cercare le prove nei prezzi (rotture di massimi o di minimi, trendline, etc.). Le previsioni stanno ai mercati come le partite di calcio in TV allo sport quello vero

Mi è venuta di getto, ma quello che ho scritto sopra è molto importante anche se scherzoso.

 

Il succo è che alla fine contano le prove.

 

E chiediamoci che prove abbiamo ora ?

 

  1. Abbiamo la prova che gli indici USA hanno stornato pesantemente ieri. E siamo vicini ai massimi, quindi una correzione è in arrivo per 2 ragioni concrete tanto più che veniamo da una serie interminabile di settimane chiuse al rialzo
  2. I bond hanno stornato ieri pesantemente: la festa della maggioranza che sperava nel taglio dei tassi pronti e ripartenza non ha avuto il rally sfrontato. Forse sarà più difficile di quello che si pensava. L’economica mondiale ha assorbito shock e controschock e lo possiamo vedere dalla ripresa del mercato immobiliare in giro per il mondo come dimostra il grafico che segue (numero di mesi dal picco ciclico del mercato immobiliare, notate come le curve hanno segnato un minimo o hanno congestionato e ora stanno recuperando).

3. La maggioranza degli investitori è bullish e quindi significa che il posto sbagliato del mercato è quello che corre con i Tori (come lo dimostra il grafico qui sotto). E anche questo propende per lo storno.

MORALE 1: avremo uno storno prima o dopo a gennaio e febbraio e poi ce la giochiamo. La resistenza dell’economia USA sembra propendere per una stabilità / ribasso graduale dei tassi fino a fine 2024. E quindi sono convinto che avremo un buon 2024 in Borsa. Con la classica pausa estiva. Da settembre in poi non mi esprimo visto che avremo le elezioni USA e se il semestre precedente le elezioni è positivo quello successivo di solito no o almeno così dicono.

 

Poi per il 2025 aspettiamo il Natale 2024, che già fare previsioni di congestione gennaio-febbraio 2024 e recupero fino a giugno è davvero tanto.

 

MORALE 2: Discorso a parte è l’Italia: sarà sempre peggio e la lista dei titoli in tromba sarà sempre più ridotta. Chi non vuole tradare l’estero purtroppo si deve attrezzare perché se continua così tra 12 mesi faremo solo nasdaq.

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