Per gentile concessione dell’editore di Trading Library, Stella Boso, abbiamo avuto l’autorizzazione di pubblicare il primo capitolo dell’iconico libro di Larry Connors, uno dei trader più noti e capaci del mondo.

Il libro in questione è: “Le migliori strategie di breve termine” che potete trovare all’interno della nostra promozione estiva.

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Capitolo 1: Gli elementi di base:

Il contenuto di questo capitolo è più importante di quanto non lo siano quelli sulle strategie di trading. Offre i concetti di base che permettono di comprendere appieno perché qualche trader riesce a guadagnare una gran quantità di denaro mentre la maggior parte fallisce in questo intento. Questo primo capitolo consente di acquisire le competenze necessarie per ottimizzare l’applicazione delle strategie che rappresentano il cuore del libro.

Direttamente o indirettamente sono vent’anni che faccio trading sui mercati, da quando andavo al college. Come la maggior parte dei trader, ho iniziato cercando un trading system perfetto. Se dicessi di aver abbandonato questa speranza illusoria direi una bugia: ancora adesso mi sveglio nel cuore della notte e mi metto al computer per testare nuove idee che ritengo possano cambiare il corso della storia del trading. Penso che se tra 50 anni fossi ancora vivo farei lo stesso. L’esperienza maturata mi ha tuttavia insegnato ad abbassare il livello delle mie aspettative. Mi sono reso conto che è importante pensare in grande, ma il successo nel trading non dipende dall’aver trovato o meno la formula magica. Dipende molto di più dall’aver messo a punto un metodo che comprenda questi tre ingredienti:

 

1. Il metodo deve essere concettualmente corretto;

2. deve garantire almeno un piccolo “vantaggio”;

3. cosa più importante, il metodo deve essere in grado di gestire le situa- zioni potenzialmente catastrofiche.

 

Proviamo ad analizzare nel dettaglio ogni singolo ingrediente.

 

INGREDIENTE 1 – LA STRATEGIA DEVE ESSERE CONCETTUALMENTE CORRETTA

 

Se una strategia non è fondata su corretti principi di mercato, probabilmente non sarà di alcuna utilità. Penso che analizzando i risultati degli ultimi dieci anni di ogni squadra della Major League di Baseball, probabilmente potrei trovare dei pattern in grado di prevedere il comportamento del mercato. Come esempio si potrebbe studiare il legame che c’è tra il fatto che i Seattle Mariners vincano il martedì sera con un vantaggio di due punti o più senza che Randy Johnson giochi la partita e il fatto che il mercato della soia abbia registrato un incremento nel 72% dei casi nella giornata successiva. Questo esempio potrebbe far sorridere, ma ho visto di persona metodologie e strategie vendute ai trader basate su criteri non molto diversi da questo.

I mercati si muovono secondo principi ben definiti. Ad esempio, i mercati fortemente in trend registrano una pausa, un pullback e successivamente riprendono il movimento originario; nei mercati orso, le chiusure delle sessioni sono tendenzialmente inferiori ai livelli di apertura; periodi di bassa volatilità sono preceduti da periodi di alta volatilità e così via. Qualsiasi trader apprendista di livello medio è sicuramente consapevole di questi e altri concetti fondamentali riguardo ai mercati. Quando il lettore affronterà i prossimi capitoli si renderà conto che queste e altre caratteristiche del mercato che ho appena citato rappresentano le fondamenta delle mie strategie.

Sono fermamente convinto che per riuscire a migliorare la propria performance operativa nel trading sia necessario utilizzare solamente strategie basate su caratteristiche intrinseche delle dinamiche dei mercati.

 

INGREDIENTE 2 – IL VANTAGGIO

Quale è stata l’attività che negli ultimi 100 anni si è dimostrata più redditizia? È stata l’attività assicurativa. Perché? Perché le compagnie di assicurazione hanno un vantaggio. Sul lungo termine riescono a generare profitto, sfruttando le caratteristiche statistiche della distribuzione normale (Gaussiana) degli eventi – tasso di mortalità, durata della vita media, eccetera. I casinò e i bookmaker sfruttano le stesse probabilità statistiche per garantirsi un profitto sul lungo termine.

Nelle competizioni sportive il banco in media un vantaggio del 4,5%, valore che può crescere ulteriormente per alcuni tipi di scommessa. L’anno scorso un mio conoscente sfruttò questo vantaggio per guadagnare 12 milioni di dollari con la sua società di scommesse sulle gare di offshore. Anche se nel- la realtà la cosa è un po’ più complicata di quanto non sembri, tutto quello che il mio amico deve fare per garantirsi un profitto è garantire una contro- parte ad ogni scommettitore. I casinò sfruttano lo stesso tipo di vantaggio, in ogni gioco basato sulla casualità (pseudo-casualità). Il direttore di un famoso casinò non scherzava quando diceva: “Una pecora che sta andando al macello potrebbe uccidere il macellaio… ma chiunque scommetterebbe sul macellaio!”

Nel trading il profitto è garantito per i market maker, che acquistano al prezzo di richiesta (Bid) e vendono al prezzo di offerta (Ask). Non è necessario essere un genio per capire che chi compra a 46 dollari e rivende immediatamente a 46 dollari e mezzo ha un vantaggio rispetto a chi, come me, comprando a 46 dollari e mezzo può rivendere immediatamente solo a 46 dollari.

Le strategie di trading devono avere un vantaggio. E non deve necessaria- mente essere un grosso vantaggio! Il vantaggio dei casinò è di pochi punti e il vantaggio dei market maker dell’esempio precedente è inferiore all’1,5%. Questo piccolo vantaggio, moltiplicato all’infinito (o, perlomeno, abbastanza a lungo) è sufficiente a consentire di accumulare una fortuna, se utilizzato insieme al terzo ingrediente, che è…

 

INGREDIENTE 3 – ESSERE PRONTI A FAR FRONTE ALLE SITUAZIONI POTENZIALMENTE CATASTROFICHE

Questo è il punto in assoluto più importante di tutto il libro. Questo concetto deve essere impresso a lettere cubitali nella propria testa. Chiunque è in grado di guadagnare quando le cose vanno in modo “normale”, cioè quando i mercati rispettano le attese. La maggior parte dei trader che vengono spazzati via dal mercato soffre della sindrome del “a me questo non capiterà mai ”.

Per capire meglio questo concetto proviamo a osservare la curva a campana della “distribuzione normale”.

Come si può facilmente vedere, gli eventi che definiamo “normali” si verificano circa il 67% delle volte. Relativamente al mercato, si può affermare che i prezzi rientrano in una deviazione standard dalla loro media nel 67% delle volte su uno specifico time frame. Quando questo accade (durante i due ter- zi della giornata) una certa metodologia è in grado di guadagnare una certa quantità di denaro e di perderne un’altra. Man mano che ci si allontana dalla media, si entra nelle aree dove si manifestano i profitti e le perdite più consistenti. Questo si verifica quando un normale trade da 200 dollari di media, registra un profitto o una perdita di 5.000 dollari. Quando il nostro sistema riesce a guadagnare 5.000 dollari ci sentiamo dei geni e quando perdiamo 5.000 dollari subiamo una pesante sconfitta ma che, solitamente, non è sufficiente per buttarci fuori dal mercato. Le cose diventano serie quando si verifica un evento negativo molto raro, ovvero che appartiene all’estremità sinistra della distribuzione a campana.

Il punto fondamentale è imparare a gestire le situazioni che rientrano nella zona in cui si collocano gli eventi rari catastrofici (nella parte sinistra della campana). Il rischio di rovina non può essere eliminato completamente ma può essere considerevolmente ridotto quando si verificano eventi al limite della zona in questione. Si riesce a ottenere questo risultato principalmente utilizzando concretamente gli stop, utilizzando gli spread sulle options (al posto delle posizioni singole) e adattando la dimensione della posizione aperta in ogni operazione in base alla volatilità del momento (vedi Capitolo 5). Come si può facilmente intuire, aprire una posizione da 1.000 azioni su un titolo con una volatilità attuale del 10% è ben diverso dall’aprire un’identica posizione sullo stesso titolo quando questo ha subito un aumento della volatilità fino che raggiunge il 40%.

Molti trader si sono autodistrutti perché non sono stati in grado di affrontare il mercato con un vantaggio. Ancora di più sono i trader che sono falliti per un’altra ragione: non hanno saputo gestire gli eventi negativi (disastrosi o catastrofici) molto rari.

Un altro concetto ancora: quando si elaborano strategie di trading, è necessario rendersi conto del fatto che le convinzioni generalmente accettate e solitamente troppo generiche – sul mercato non hanno alcuna utilità. Le “convinzioni generalmente accettate” sul mercato sono diverse da una caratteristica concettualmente corretta o principio fondamentale di funzionamento del mercato. Ad esempio, la maggior parte dei trader ritiene che valori del TRIN inferiori a uno (1) indichino un mercato ribassista e valori superiori a uno (1) indichino un mercato rialzista. Devo ancora trovare un money manager che, sfruttando queste convinzioni, sia riuscito a guadagnare in modo continuativo. Altri esempi di false credenze che il lettore potrebbe aver sentito sono: lasciar perdere il movimento del mattino, inserire gli ordini d’acquisto dopo pranzo, comprare gasolio per riscaldamento in autunno, comprare sulla rottura e lasciar perdere il test successivo e via dicendo. Potrei andare avanti citando altri esempi, ma ritengo che il lettore abbia già capito quale sia il nocciolo del problema.

Prima di lavorare con soldi veri sul mercato, sfruttando le credenze popolari, è meglio domandarsi: “Se è così facile, perché non sono tutti ricchi?”. Al fine di avere un vantaggio rispetto alle menti più brillanti del pianeta, non si può fare trading in base alle credenze popolari più generiche. È più facile a dirsi che a farsi ma, come si potrà capire, le migliori strategie tra quelle contenute nei capitoli successivi sono state concepite osservando la realtà da una prospettiva decisamente diversa.

 

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