E ora a chi tocca?
Qualcuno forse ricorderà che uno dei miei primi articoli per questo blog, nello scorso novembre, era intitolato “Attenzione, il nemico è tra noi”. Ecco, oggi a Parigi questo nemico si è manifestato in tutta la sua pericolosità e brutalità. Gli aggettivi non bastano per definire l’eccidio della redazione di Charlie Ebdo, e comunque non ho intenzione di mettermi in concorrenza con i vari leader occidentali, che non essendo riusciti a impedirlo, si sono precipitati a condannarlo. Mi limiterò a fare alcune considerazioni, alcune forse ovvie, ma altre meno, su quello che può essere considerato il primo attentato terroristico “pianificato” in terra europea dopo le stragi del 2004 a Madrid e del 2005 a Londra.
1) Sono mesi che tutti puntano il dito sul pericolo rappresentato dai cosiddetti “jihadisti di ritorno”, cioè di quei giovani musulmani residenti e forse anche nati in Europa che si sono arruolati nelle file dell’ISIS, si sono addestrati al combattimento in Siria ed in Iraq e sono successivamente rientrati in patria, presumibilmente con la missione di portare la guerra nei Paesi d’origine secondo i dettami del Califfo El Baghdadi. Al momento in cui scrivo, non sappiamo ancora se i tre assassini facciano parte di questa categoria, ma il modo in cui l’attentato è stato compiuto, le armi di cui essi disponevano e la tecnica quasi militare utilizzata rendono l’ipotesi quasi una certezza. Purtroppo, i giovani musulmani di cittadinanza francese che hanno seguito questa strada nel solo 2013 sono quasi mille, e se anche solo una frazione avesse sposato la causa di portare il terrore in Europa, bisognerebbe aspettarsi nuovi e forse ancora più sanguinoisi attacchi a breve. Già nelle scorse settimane, giovani musulmani, definiti forse per ragioni di comodo “fuori di testa”, si erano scagliati con le loro macchine sui passanti a Digione e a Nantes e per reazione il ministero degli Interni aveva disposto un rafforzamento della presenza di militari nelle strade. Infine, lo stesso presidente Hollande, intervenendo subito dopo il massacro, ha rivelato che nelle scorse settimane sono stati scoperti e sventati vari piani di attentati.
2) Se questo è vero, cioè se i servizi segreti francesi sono stati così efficienti durante le ultime vacanze, quello che è accaduto stamattina diventa ancora più inconcepibile. Charlie Ebdo, che già era stato attaccato da estremisti islamici nel 2011, era uno dei bersagli più ovvii, tanto più che proprio bell’ultimo numero si era occupato di Islam nel solito modo inaccettabile per gli jihadisti (fu proprio questo settimanale satirico che ripubblicò in Francia le famose vignette danesi su Maometto, con il risultato di passare dalle 30.000 copie abituali a 400.000). Eppure, sembra che di guardia davanti alla sede del settimanale ci fossero solo due sparuti poliziotti, oltre tutto impreparati al loro compito visto che sono tra le 12 vittime. Perfino il modo in cui i terroristi sono riusciti ad eclissarsi dopo avere compiuto la strage, attraversando in automobile le strade (abbastanza strette) di un quartiere semicentrale di Parigi, costituisce uno smacco clamoroso per le forze dell’ordine, appena attenuato da una eventuale successiva cattura.
3) L’attentato di Parigi avrà vaste e immediate ripercussioni politiche, non solo in Francia, dove ha coinciso con l’uscita del discusso libro “S0ttomissione” di Houllebecq di cui mi sono occupato nel mio blog di tre giorni fa, ma in tutta Europa. Nell’Esagono, rafforzerà ulteriormente il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, che invoca la linea più dura contro l’estremismi islamico. Nel resto del Continente, dovrebbe fare l’effetto di una scossa elettrica per tutti i “buonisti” che ritengono possibile una convivenza con l’Islam, e non si sono neppure accorti che perfino il nuovo presidente egiziani Al Sisi, in un discorso agli imam, ha detto che non è possibile che 1,6 miliardi di persone (i musulmani) ritengano che per affermarsi devono trucidare gli altri sette miliardi (vedere, in proposito, anche Sergio Romano sul “Corriere” di oggi). Tipico esempio di questi buonisti è la presidente della Camera Laura Boldrini, che per prima cosa si è raccomandata di non confondere l’Islam con il terrorismo.
4) Oltre a piangere sull’accaduto, le autorità occidentali devono domandarsi, in questi momenti, “E ora a chi tocca?”. Potrebbero essere gli inglesi, accusati di affiancare sempre gli americani nelle loro guerre mediorientali, potrebbero essere i tedeschi, tra cui si sta affermando un forte movimenti antiislamico, e potremmo essere anche noi, sebbene l’Italia non svolga davvero un grande ruolo nel contenere il fenomeno dello jihadismo, neppure nella vicina Libia. Certo, si rafforzeranno ulteiormente le misure di sicurezza, ma abbiamo già dettoe ripetuto che, se è possibile scoprire per tempo complotti organizzati come fu quello di Madrid, è quasi impossibile fermare la mano dei cosiddetti “lupi solitari”. Se a Parigi sono riusciti a colpire un bersaglio addirittura ovvio, non avranno difficoltà con quelli “casuali”, egualmente raccomandati dal “Califfo” e dai suoi portavoce.
Per ora, basta così, ma dovremo chissaà quante volte tornare sull’argomento: a mio avviso, Parigi è per l’Europa – sia pure su scala infinitamente minore – quel che fu per l’America l’11 settembre.