Perché al ballottaggio i moderati non devono votare Sala
Nel primo turno delle elezioni amministrative di Milano si è verificato un fenomeno davvero curioso: Parisi, il candidato del centro-destra, ha prevalso nei quartieri popolari, aggiudicandosi perfino un municipio da sempre “rosso”, e Sala, il candidato del centro-sinistra che esibiva la maglietta di Che Guevara ha vinto nel centro storico e nei quartieri più benestanti e borghesi. C’è stato, cioè, un vero e proprio rovesciamento delle parti. Come si spiega una simile anomalia, e che cosa si può fare perché Stefano Parisi, rivelatosi di gran lunga il candidato con il programma più serio e concreto, si riprenda almeno una parte di quell’elettorato moderato che lo ha tradito al primo turno e riesca così a colmare il piccolo distacco che lo separa dal suo avversario? Per cercare di rispondere a questa domanda, ho fatto una inchiesta tra i miei amici, tra cui perfino alcuni vecchi liberali, che hanno dato la preferenza a Mr.Expo per scoprire che cosa li ha motivati. Eccovi, di seguito, gli argomenti che ho sentito e il mio tentativo di controbatterli.
1) Tesi: bisogna votare Sala perché una sua sconfitta indebolirebbe Renzi, con il rischio di una crisi al buio, con rialzo dello spread,caduta della borsa e compagnia bella, e magari di un successivo ritorno a sinistra del PD.
Replica: I guai di Renzi sono ben altri che una eventuale sconfitta di stretta misura a Milano contro un candidato centrista, non fazioso, che comunque non ha assunto posizione contro di lui e ha già detto di volersi occupare della città e non della politica nazionale : i guai del premier, cioè, sono Roma, Napoli, forse Torino. IMPORTANTISSIMO: LO STESSO RENSI HA DICHIARATO, l’8 GIUGNO: “SE PERDO NON LASCIO”, cioè che non considera le elezioni amministrative un test decisivo per la sua leadership. Non è perciò pigliandoci per cinque anni Sala e tutta la sua banda ereditata dalla giunta Pisapia che gli daremmo un aiuto determinante (anche se lo si ritenesse opportuno o addirittura indispensabile farlo). Badiamo perciò al bene della città invece di perderci nella fantapolitica: e, come ho già spiegato in un altro blog che potrete trovare qui accanto, ci sono almeno sette ragioni per preferire Parisi a Sala. Chi proprio vuole salvare Renzi, voti se mai sì al referendum.
2) Tesi: Non ce l’abbiamo con Parisi, ma con coloro che lo sostengono, cioè il vecchio centro-destra che ha deluso molti dei suoi sostenitori. Votando Sala, vogliamo cioè liberarci di Gelmini, Lupi, La Russa ecc.
e aiutare il rinnovamento.
Replica: Parisi ha già dimostrato di essere un candidato che dipende poco dai partiti, prendendo spesso posizioni diverse da quelle ufficiali. Non votarlo perché si nutrono rancori o diffidenze verso coloro che lo sostengono non è molto intelligente. Non votarlo significa infatti non solo salvare, ma addirittura esaltare tutta la sinistra milanese, che tanti danni ha già combinato. In sintesi, dovendo scegliere tra la Gelmini e Majorino qualsiasi “moderato” milanese non dovrebbe avere dubbi, con tutti i difetti che può avere la prima è sempre meglio del secondo. Comunque, basta guardare l’elenco degli eletti per capire che l’auspicato rinnovamento è già in pieno corso.
3) Tesi: Parisi è troppo dipendente dalla Lega, e perciò sarà spinto su posizioni “lepeniste”, soprattutto in tema di immigrazione.
Replica: questa obiezione è già stata smontata dalle urne. La Lega ha preso poco più della metà dei voti di Forza Italia, è cresciuta pochissimo rispetto a cinque anni fa e per quanto Salvini strepiti Parisi ha la forza per opporglisi e adottare la politica severa, ma non faziosa, nei confronti dell’immigrazione che ha illustrato in tutti i dibattiti di cui è stato protagonista.
4) Tesi: Non conviene eleggere Parisi perché, viste le doti che ha mostrato come federatore, a palazzo Marino sarebbe sprecato. Meglio utilizzarlo a livello nazionale nel tentativo di ricostruire un centro-destra oggi spaccato.
Replica: Può darsi benissimo che, in futuro, Parisi possa assolvere questa funzione, ma ha bisogno di una piattaforma solida da cui partire, cioè proprio la poltrona di sindaco di Milano conquistata con una campagna magistrale e contro tutti i pronostici. Se inveceperdesse Milano, lanciarlo nel nuovo ruolo sarebbe molto più difficile.
Sicuramente altri “borghesi” che hanno voltato le spalle al centro-destra hanno diverse motivazioni, ma non avendole sentite non sono in grado di controbatterle. Spero, tuttavia, di essere riuscito a convincere almeno una parte dei quattromila elettori che hanno fatto la differenza a favore di Sala, o di indurre abbastanza potenziali elettori del centro-destra che il 5 giugno se ne sono stati a casa a recarsi alle urne e a riequilibrare una situazione che, oggi come oggi, è decisamente anomala.