Strage Nato: e adesso le sanzioni a chi le mettiamo?
IL BOEING MALESE
Il 17 luglio del 2014, sopra i cieli dell’Ucraina, un aereo della Malaysa Airlines partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur, precipitò con a bordo 283 passeggeri (la stragrande maggioranza olandesi) e 15 membri dell’equipaggio; nessun superstite.
Apparve chiaro, fin dalle prime ore successive, che l’aereo era stato “abbattuto”. Il velivolo volava sopra Donetsk, la regione epicentro dei violenti scontri della guerra civile in atto tra ribelli filo-russi ed esercito di Kiev.
Il giorno dopo la tragedia, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama dichiarò che la responsabilità dell’abbattimento era dei filo-russi e che Washington avrebbe, da lì a poco, portato al mondo le prove inconfutabili di quanto lui affermava.
A distanza di più di un anno, queste prove non sono mai state mostrate, in compenso la Commissione d’inchiesta internazionale con 80 esperti dei diversi paesi coinvolti nell’incidente, ha solo recentemente completato le indagini o e forse, solo tra qualche settimana, verrà resa pubblica la relazione finale.
Nei giorni successivi alla tragedia, sui media occidentali, partì il tamtam propagandistico contro la Russia ed il suo presidente, Putin, ritenuto responsabile della tragedia. Hillary Clinton, oggi candidata alla Casa Bianca, arrivò ad esortare l’Europa “ad opporre resistenza a Putin”, ritenuto un pericolo per la pace nel continente. Il processo di criminalizzazione e d’isolamento internazionale di Mosca iniziava ad essere costruito a tavolino per legittimare le operazioni di ingerenza occidentale in Ucraina e le strategie di espansione della Nato ad Est.
Secondo la logica occidentale, Putin era un criminale perché dei ribelli filo-russi in Ucraina avrebbero abbattuto per sbaglio un aereo civile (cosa, peraltro, ad oggi, non dimostrata).
L’OSPEDALE DI KUNDUZ
Due giorni fa in Afghanistan nella città di Kunduz occupata dai Talebani, un bombardamento Nato (a comando americano) ha colpito un ospedale gestito da Medici Senza Frontiere causando venti morti: 12 giovani volontari medici e 8 pazienti (tra cui tre bambini); bilancio destinato a salire per i molti feriti.
I responsabili della Ong hanno denunciato che le coordinate dell’ospedale erano conosciute al Pentagono che ha pianificato l’operazione (quindi sapeva cosa stavano bombardando); e che il bombardamento è continuato per mezz’ora nonostante loro disperatamente comunicassero ai militari che quello era un loro ospedale.
Per il governo di Kabul, l’operazione è riuscita perché dieci talebani nascosti nell’ospedale (o forse curati) sarebbero morti.
I vertici militari Usa hanno ammesso che si, forse qualche loro aereo potrebbe aver sbagliato mira ed hanno definito la tragedia col termine già conosciuto di “danni collaterali”.
Obama ha espresso dolore e cordoglio per le vittime innocenti del raid, ma ha anche detto che bisognerà aspettare i risultati dell’inchiesta del Pentagono prima di trarre conclusioni sull’accaduto. Giusto; come sarebbe stato giusto che Obama avesse aspettato i risultati dell’inchiesta (che devono ancora arrivare) per attribuire a Putin (seppur indirettamente) l’abbattimento dell’aereo malese.
Con in più la differenza che quella sul Boeing malese è un’inchiesta internazionale nella quale i russi sono stati fatti entrare solo alla fine. Qui sarà il Pentagono a giudicare se stesso.
E ORA, METTIAMO LE SANZIONI AGLI USA?
I leader e gli intellettuali europei, di fronte alla strage Nato sono in rigoroso silenzio, quello che non ebbero di fronte alla tragedia nei cieli dell’Ucraina.
Una settimane dopo l’abbattimento del Boeing malese, l’Unione Europea, su pressione della Casa Bianca, inasprì le sanzioni commerciali contro la Russia, estendendole non solo alle aziende ma anche ai cittadini.
E adesso che gli aerei americani hanno volontariamente colpito un ospedale uccidendo civili, l’Unione Europea che farà? Voterà le sanzioni commerciali contro l’America? O le voterà contro se stessa, visto che il bombardamento era sotto egida Nato (di cui molti paesi europei fanno parte)?
MENZOGNA VS DEMOCRAZIA
Di fronte al mondo, l’Occidente sta perdendo la sua battaglia più importante che non è economica o militare: ma morale.
L’uso della menzogna, la criminalizzazione ideologica dell’avversario, la riduzione della complessità della storia in una lotta tra bene e male (in cui gli altri sono sempre il male), l’applicazione di un diritto dei “due pesi e due misure” mettono in discussione i valori fondanti di ogni democrazia e le avvicinano a quei regimi che essa pretende di combattere.
L’Occidente rappresentato da Obama o da questa Europa di tecnocrati e leader mediocri, ha cessato di essere la parte migliore del mondo; in compenso è la più ipocrita.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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