nato_russiaMONTENEGRO VS ISIS
I ministri della Difesa dei paesi occidentali hanno invitato il Montenegro ad aderire alla Nato come ventinovesimo paese dell’Alleanza.
Per Mosca, il gesto è una provocazione che conferma i timori di una volontà espansionistica dell’Occidente anche nei Balcani.
Per gli Usa, l’atto non avrebbe alcun significato ostile in quanto, parole del Segretario di Stato Kerry, “la Nato è un’alleanza difensiva che esiste da 70 anni e non è incentrata sulla Russia”.

Viene da chiedersi perché la Nato abbia preso proprio ora questa decisione che apre nuove tensioni con la Russia; è mai possibile che per i vertici dell’Alleanza Atlantica sia più importante l’ingresso di una piccola nazione balcanica, che mantenere le relazioni con Mosca fondamentali per condurre la guerra contro l’Isis che lo stesso Obama ha definito “il nemico comune”?
Tanto più che quest’adesione è in lista d’attesa da dieci anni e l’opinione pubblica montenegrina è spaccata sull’argomento, nonostante le martellanti campagne propagandistiche pro-Nato realizzate in questi anni dal governo (con i soldi dell’Alleanza) e la partecipazione di attori, cantanti e atleti.

L’annuncio della Nato viene in un momento di grandi tensioni tra Russia e Occidente.
Pochi giorni fa, l’abbattimento di un jet russo da parte della Turchia (paese della Nato), ha rischiato di scatenare una reazione a catena che solo il senso di responsabilità del Cremlino ha evitato che si trasformasse in una crisi internazionale.
Il successivo viaggio di Hollande a Mosca ha rappresentato un riconoscimento del ruolo che la Russia sta giocando in Siria nella guerra all’Isis ed un impegno occidentale a coordinare gli sforzi.
Ora questa decisione della Nato rischia aprire un’ulteriore divisione. Sembra quasi che in Occidente ci sia qualcuno che non voglia alcun tipo di politica distensiva nei confronti di Mosca.

Qualche giorno prima, in un intervento pubblicato in contemporanea sui principali quotidiani occidentali, il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg (colui che ha costruito l’operazione Montenegro) ha lanciato un violento atto di accusa contro la Russia, vista come un pericolo per la sicurezza dell’Europa sia per la sua politica di aggressione all’Ucraina e di annessione della Crimea, sia per un’iperattività militare che “sta raggiungendo livelli che non si vedevano dalla fine della Guerra Fredda”.

LA RUSSIA MINACCIA NOI O NOI MINACCIAMO LA RUSSIA?
Ma siamo sicuri che quest’immagine di una Russia aggressiva e di una Nato che si limita a proteggere gli alleati contro l’Orso dell’est, corrisponda alla realtà? O non è piuttosto una giustificazione difensiva all’espansionismo occidentale voluto da Washington? In effetti, a guardare l’attuale scacchiere europeo sembrerebbe il contrario: e cioè che sia in atto un accerchiamento della Russia da parte dell’Occidente a cui la Russia risponde cercando di tutelare il proprio spazio vitale; anche la crisi Ucraina può essere letta sotto questa luce.

D’altro canto le forze in campo lo dimostrerebbero: l’apparato militare russo oggi è un quinto di quello della vecchia Unione Sovietica; al contrario, negli ultimi 20 anni, la Nato ha accresciuto enormemente le sue capacità offensive (pardon, difensive) inglobando paesi dell’ex Patto di Varsavia e anche neutrali.
nato-expansionIn termini di investimenti militari, gli Usa spendono 8 volte quello che spende la Russia. Secondo l’International Institute for Strategic Studies di Londra, nel 2014 i paesi Nato hanno investito nella Difesa 800 miliardi di dollari contro i 70 della Russia.
Per capire la schizofrenia dell’Occidente nell’affrontare la questione basta vedere questo articolo di qualche mese fa pubblicato su La Stampa in cui si riesce a dire nello stesso momento che la Russia sta preparando una guerra in Europa e che la Russia ha la metà della forza militare della Nato. Quindi starebbe preparando il suo suicidio.

Dove la Russia compete con le forze Nato è in ambito nucleare, disponendo (unico paese insieme a Usa) della cosiddetta “triade”, vale a dire, arsenali nucleari utilizzabili sui tre teatri potenziali: terra, mare e aria.

LA TENSIONE È ALLE STELLE
Il 2014 è stato l’anno di maggiore tensione tra Nato e Mosca dalla fine della Guerra Fredda. La crisi Ucraina  ha dato il pretesto a Washington e ai suoi alleati per dislocare massicci quantitativi militari in Europa orientale (Polonia e Romania) e nelle Repubbliche Baltiche.
Nell’ultima relazione annuale presentata, la Nato ha denunciato 400 intercettazioni di aerei russi (quattro volte di più del 2013) lungo o oltre i confini orientali dell’Alleanza.
La Russia dal canto suo ha denunciato più di 200 voli di aerei Nato intercettati nella sola regione del Baltico e del Mare di Barents (il confine Artico con la Norvegia); di questi 140 americani, i restanti tedeschi, canadesi, portoghesi, danesi e persino Gulfstream svedesi che pur non essendo membri Nato, agivano per conto dell’Alleanza.
A questi si aggiungono 460 intercettazioni di Awacs inglesi e francesi nella regione dell’Ucraina, del Mar Nero e sui confini della Russia e della Bielorussia (erano stati appena 20 nel 2013).

Grandi esercitazioni militari sono state fatte da entrambe le parti: a Marzo la Russia ha organizzato quella più imponente con 80.000 uomini, 65 navi da guerra, 220 aerei 316 sottomarini, lungo l’asse Artico (Penisola di Kola), confine Polonia-Lituania (Kaliningrad), Crimea, Mar Nero.
La Nato ha risposto a ottobre con la Trident Juncture 2015 che ha coinvolto 36.000 uomini di oltre 37 nazioni (28 quelle Nato e 9 partner). Obbiettivo: testare una forza di reazione rapida nel caso di invasione di un paese alleato da parte di una potenza orientale (una a caso!).

CHI SOFFIA SUL FUOCO?
Come ha scritto recentemente Ian Kearns, uno dei più importanti analisti strategici europei: “Nessuna delle due parti lo dichiara, ma l’esercito russo si sta preparando allo scontro con la NATO, e la NATO si sta preparando allo scontro con la Russia”.

Quello che sta accadendo non è nell’interesse dell’Europa; e probabilmente neppure della Russia. Al contrario, Europa e Russia avrebbero bisogno di costruire uno spazio comune di sicurezza e integrazione; molte sfide (dal terrorismo alla crisi economica, dai temi energetici all’equilibrio in Medio Oriente) sono sfide comuni.
E allora, chi è che sta soffiando sul fuoco? Chi è che vuole Mosca lontana dall’Europa? Chi sta alimentando il rischio di un conflitto? Forse a Washington qualche risposta potrebbero darcela.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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