Robot russi in Siria
ROBOT E MISSILI
Anticipando nuovi orizzonti della guerra moderna, in Siria i russi non si limitano a operare con la potenza aerea, come continua a fare la coalizione occidentale a guida Usa, ma scendono sul terreno; solo che lo fanno attraverso i robot.
Secondo il sito Debka, vicino alle fonti dell’intelligence militare israeliano, due nuovissime armi hanno raggiunto le unità siriane di combattimento impegnate nella fondamentale “battaglia di Aleppo” contro l’Isis: si chiamano M-Robot e Platform Argo.
Il primo è un’unità robotica montata su cingolati e armata con lanciagranate e Kalashnikov; dotata di localizzatori ottici e radio e può muoversi di notte elaborando informazioni d’intelligence per l’individuazione e se occorre l’eliminazione di bersagli nemici.
Il secondo, Argo, è stato progettato per le operazioni su terreno montagnoso o roccioso; può effettuare la ricognizione e offre copertura notevole; è stato già utilizzato a supporto della fanteria siriana, nella conquista di postazioni fortificate a Latakia, contro i ribelli siriani di Al-Nusra, che si sono improvvisamente trovati “sotto un volume di fuoco sparato da un veicolo senza equipaggio” .
Mosca sta sperimentando in Siria alcuni dei sistemi d’arma più evoluti e potenti al mondo, svelando una potenza militare inaspettata che ha disorientato persino i vertici della Nato: per esempio i micidiali missili Kalibr che, come abbiamo raccontato qui, hanno spiazzato gli stessi analisti americani che non si aspettavano una capacità operativa di questa portata.
PERCHÈ MOSCA STA VINCENDO?
L’entrata di Mosca nel conflitto siriano nell’agosto scorso ha cambiato il corso della guerra. L’esercito di Assad, ormai rassegnato alla sconfitta, si è rianimato e sta recuperando molte posizioni perdute; la capacità operative sul terreno dei rinforzi iraniani e degli Hezbollah sciiti, sommate all’adozione di tattiche russe e di copertura aerea di Mosca e hanno improvvisamente ridotto le perdite. L’Isis si è ritirato da quasi il 20% del territorio conquistato e i gruppi di ribelli Al Qaeda, finanziati da Washington, hanno subito un forte ridimensionamento.
Ma perché la Russia sta ottenendo in pochi mesi i risultati che l’America e i suoi alleati non hanno saputo raggiungere in due anni di bombardamenti?
Alla base potrebbe esserci quello che Sebastian J. Bae, uno dei migliori esperti di Difesa americano, chiama il falso mito della “guerra facile”: l’idea cioè che si possa fare un conflitto basandosi quasi esclusivamente sulla potenza aerea (i risultati terribili e controproducenti di questa strategia li abbiamo descritti qui). Questo mito, costruito con la prima Guerra del Golfo, ripetuto nei 78 giorni di bombardamento Nato in Kossovo, si è mantenuto nella strategia americana ancora oggi; “nonostante dure lezioni apprese in Iraq e in Afghanistan, il mito della guerra facile persiste ostinatamente, permea la politica estera americana nei confronti di sfide che vanno dalla Libia allo Stato islamico”. Un mito così difficile da abbandonare tanto da essere applicato in maniera disastrosa anche in Libia nel 2011.
Al contrario Mosca ha fin dall’inizio ha operato in maniera diversa utilizzando la supremazia aerea solo a supporto dell’azione sul terreno dell’esercito siriano, l’unico esercito mediorientale in grado di fronteggiare e contrastare per capacità tattiche, mezzi e determinazione, l’Isis.
Ora l’ingresso dei robot nella guerra apre persino uno scenario fantascientifico; Mosca sembra voler imporre un’accelerazione al conflitto, forte del nuovo ruolo che sta assumendo in Medio Oriente. E forse è questa la ragione del nervosismo americano e dell’improvvisa iniziativa diplomatica per il raggiungimento di un cessate il fuoco: l’intento americano è impedire che la guerra, proseguendo in questa maniera, decreti la vittoria di Putin contro lo Stato Islamico.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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