Caso Babchenko: i russi non c’entrano
LA FAKE NEWS PIÙ INCREDIBILE
La beffa di Babchenko passerà alla storia come una delle più clamorose e sfacciate fake news degli ultimi tempi.
La storia del giornalista anti-Putin ucciso in Ucraina su ordine del bieco regime moscovita e poi risorto il giorno dopo miracolosamente, presentandosi davanti al mondo sbigottito dal suo ritorno in vita, è stata una gigantesca operazione di manipolazione anti-russa che ha coinvolto (in questo caso loro malgrado), leader europei, agenzie stampa e grandi firme del giornalismo che conta.
Tra chi ha dovuto fare dietro front e chi si è precipitato a cancellare i tweet deliranti prodotti da una russofobia patologica, è evidente come l’opinione pubblica occidentale, almeno quella dipendente dal mainstream, possa essere raggirata e manipolata con facilità estrema.
Eppure se è chiaro che Babchenko non è stato ucciso, visto che è vivo (deduzione logica), non è chiaro perché i Servizi di sicurezza ucraini avrebbero realizzato questa clamorosa messinscena con tanto di foto del suo corpo disteso in una pozza di sangue e processione di condoglianze per la moglie ormai vedova e per il figlio ormai orfano.
Ed in effetti la cosa più clamorosa non è la beffa in sé, ma il fatto che media e governi occidentali abbiano accettato senza battere ciglio le surreali spiegazioni delle autorità ucraine sull’episodio.
LA VERSIONE DI KIEV
La versione ufficiale di Kiev si articola in quattro punti essenziali:
- I russi avrebbero incaricato un proprio “operatore” in Ucraina di uccidere il giornalista nemico di Putin.
- L’uomo avrebbe assoldato un killer ucraino per compiere l’omicidio.
- Il killer però sarebbe andato a spifferare tutto ai servizi segreti di Kiev.
- A quel punto gli 007 ucraini avrebbero deciso di mettere in scena il finto omicidio per smascherare il complotto russo e arrestare l’uomo di Mosca in Ucraina.
La cosa più assurda non è stato il finto omicidio ma la versione data dalle autorità ucraine e accettata dall’Occidente
Ma per fare tutto questo c’era bisogno di mettere in piedi una bufala del genere? Ovviamente no, ma il punto è che iniziano a emergere particolari molto originali.
L’OPERATORE: innanzitutto l’operatore che per conto dei russi doveva organizzare l’assassinio, è stato arrestato: si chiama Boris Herman ed è un imprenditore tedesco che lavora da anni in Ucraina con la sua azienda (una joint-venture ucraino-tedesca) che produce ottiche per fucili di precisione e che ha contratti con il Ministero della Difesa di Kiev per rifornire i cecchini ucraini in Donbass. Ora dice di essere un agente del controspionaggio ucraino e di aver ricevuto ordine di realizzare il finto omicidio; ed in una seconda versione di essere stato contattato dai russi e di essere stato al gioco in accordo con gli ucraini
IL KILLER: Non solo, ma anche il presunto killer assoldato sarebbe stato identificato dai media ucraini in Alexey Tsymbalyuk, un ex prete ortodosso poi arruolatosi nei gruppi ultrazionalisti e neo-nazisti ucraini andando a combattere nel Donbass proprio contro i russi.
Uno stranissimo personaggio le cui idee estremiste erano conosciute tanto da essere intervistato in passato su temi riguardanti l’Ucraina (qui dalla testata polacca NEE).
Quindi ricapitolando: i russi decidono di ammazzare un dissidente anti-Putin in Ucraina e per farlo incaricano un imprenditore tedesco che fa affari proprio con il Ministero della Difesa ucraina e lavora per il controspionaggio di Kiev; e il tedesco assolda un killer che è un neo-nazista ucraino anti-russo.
Tutto chiaro no? Ed il bello che questa storia surreale viene accetatta come oro colato.
Babchenko: una storia di corruzione interna ai Servizi ucraini?
UN LIVELLO PIÙ PROFONDO DI VERITÀ
Moon of Alabama è uno dei migliori blogger di contro-informazione, ha probabilmente scoperto un livello ancora più profondo che si nasconde sotto questa storia assurda. Riprendendo una fonte citata dal giornalista di Bloomberg, Leonid Bershidsky, emerge che la società di Boris Hermann è da tempo al centro di una disputa giudiziaria per debiti insoluti proprio in Ucraina, tanto da ipotizzare l’acquisizione della società da parte dei creditori.
Secondo la rivelazione dietro il gruppo di creditori ci sarebbero proprio i vertici dello SBU (i Servizi segreti ucraini) che avrebbero orchestrato l’intera operazione con lo scopo di screditare l’imprenditore tedesco (in quanto agente dei russi) e consetire il sequestro della sua azienda da parti di gruppi industriali ad essi legati. Una prassi spesso attuata ai tempi dell’Unione Sovietica.
L’unica cosa certa è che i tre soggetti coinvolti (il giornalista anti-Putin, il tedesco e il neo-nazista ucraino) sono tutti legati ai Servizi d’Intelligence ucraini.
Insomma nel caso Babchenko, Putin e il Cremlino non c’entrerebbero nulla; c’entra invece l’ossessione anti-russa dell’Occidente (di cui il caso Skripal è un’altra follia); e c’entra il fallimento della rivoluzione ucraina che ha partorito un paese ancora attraversato da profonda corruzione, con un governo oligarchico costruito a tavolino dall’amministrazione Obama e imposto dai disegni egemonici dell’élite globalista.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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