Tassi FED: è stato sufficiente un piccolo rialzo dei tassi di interesse USA, peraltro ampiamente annunciato con largo anticipo ai mercati, che ben sapevano sarebbe arrivato, a scatenare – tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 – l’inferno sulle Borse di mezzo mondo.

Come riportato da Marketwatch.com, quando si tratta del compito difficile di alzare i tassi di interesse alla Federal Reserve piace preparare gli investitori per tempo, piuttosto che sorprenderli con uno strappo inatteso. L’idea è che questo modo di procedere possa prevenire reazioni violente a notizie inaspettate, oppure a notizie annunciate non a sufficienza da essere chiaramente recepite da tutti.

Nonostante tutte le precauzioni, la “manovra” non è affatto riuscita a dicembre, quando un rialzo dei tassi FED che ormai era stato praticamente telegrafato a tutto il mondo è stato seguito da settimane di estrema volatilità sui mercati.

Recentemente, dunque, come riporta ancora Marketwatch, un gruppo di strateghi dei mercati valutari e dei tassi d’interesse del gruppo Bank of America Merrill Lynch ha suggerito che potrebbe essere giunto il momento di tentare nuovi approcci. Come emerso dallo studio dei dati dei futures sui tassi FED, la banca centrale americana ha praticamente sempre fornito agli investitori con largo anticipo tutte le informazioni necessarie a formulare aspettative chiare in merito all’intenzione di alzare i tassi FED stessi.

La Federal Reserve, del resto, che ha sempre manifestato la volontà che i mercati fossero sempre pronti a qualsiasi provvedimento, paradossalmente non ha mai alzato i tassi di interesse a meno che il mercato non assegnasse alla manovra almeno una probabilità del 60% di farlo. In sostanza, la FED ha sempre agito in contrasto con i suoi stessi desideri, e cioè che ogni incontro venisse visto dagli investitori come potenzialmente “live”. Il desiderio, cioè, sarebbe  che i mercati potessero abituarsi all’idea che la banca centrale potrebbe effettuare manovre sui tassi FED in occasione di una qualsiasi riunione.

La scelta di agire diversamente, preparando in qualche modo i mercati all’inevitabile, dovrebbe essere – almeno teoricamente – efficace per ridurre al minimo la volatilità, ma ha il difetto di limitare la capacità della banca centrale di alzare i tassi di interesse, a volte costretta ad aspettare riunioni precedute da conferenze stampa pre-programmate con le quali annunciare il possibile arrivo imminente di importanti decisioni.

C’è un modo per rompere questo ciclo vizioso, secondo alcuni: la banca centrale americana potrebbe mettere da parte l’abitudine passata di pre-avvertire i mercati e sorprendere tutti con un aumento inatteso dei tassi FED in occasione di una riunione dalla quale gli investitori non si aspettano nulla di rilevante. Sarebbe sufficiente un solo caso come questo, sostiene Mark Cabana, strategist di BAML , a far capire al mercato che tutto può succedere in qualsiasi momento, e che quindi qualsiasi sessione di incontro d’ora in avanti sarà potenzialmente “live”. Sorprendendo il mercato una sola volta, la FED potrebbe riacquistare almeno un po’ della flessibilità persa per paura di disturbare i mercati finanziari.

Al momento le probabilità di un rialzo dei tassi FED nei prossimi mesi sono pressoché nulle. Per il prossimo meeting del 15-16 marzo non si attendono manovre di alcun genere; le probabilità di manovre future, del resto, sono solo il 22% per il mese di aprile e il 47% per giugno. Il mercato non sta valutando nuovi aumenti dei tassi FED con probabilità superiori al 60% fino a settembre.

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