Azioni Interpump: analisi tecnica e fondamentale

Leader mondiale nell’industria delle pompe ad alta pressione, il gruppo Interpump è nato nel 1977 a Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, grazie allo spirito imprenditoriale di Fulvio Montipò. Per il ramo delle pompe ad alta pressione fanno parte del gruppo le società General Pump Inc., Interpump Group S.p.A., Pratissoli Pompe (marchio del gruppo Interpump). Nel ramo delle pompe ad altissima pressione si aggiungono alcune aziende estere come Hammelmann, fondata nel 1949 in Germania e acquisita dal gruppo Interpump nel 2005, leader mondiale nella tecnologia del pompaggio fluidi ad altissima pressione, e NLB Corp, fondata nel 1971, primario produttore nel mondo di macchine a getto d’acqua ad alta pressione, riconosciute per la loro robustezza, efficienza ed altissima affidabilità. Completano il quadro l’azienda Inoxihp di Nova Milanese, che progetta e realizza impianti e componenti per acqua ad alta pressione per le industrie siderurgiche e minerarie, e la Bertoli di San Polo di Torrile (PR), che realizza omogeneizzatori e pompe a pistoni ad alta pressione per l’industria alimentare.

 

Azioni Interpump: l’innovazione tecnologica come chiave del successo

L’elemento distintivo che ha permesso ad Interpump di rivoluzionare completamente il mercato delle pompe ad alta pressione è stata l’adozione di pistoni in ceramica in sostituzione di quelli tradizionali in acciaio. I pistoni in ceramica garantiscono maggiore durata e affidabilità delle pompe, che inoltre sono strutturate in modo da rendere più agevole la sostituzione della componentistica soggetta ad usura.

 

Azioni Interpump: l’impostazione grafica chiama nuovi massimi storici

Dal punto di vista tecnico il quadro delle azioni Interpump si mostra piuttosto promettente: dopo aver segnato massimi storici a 15.95 euro per azione nel mese di luglio 2015 le azioni hanno messo a segno una correzione fino a 10.30, creando verosimilmente una ampia base di consolidamento (vedi grafico sottostante e leggi su http://www.emiliotomasini.it/interpump-ritorneremo-/ per maggiori informazioni). In tempi recenti hanno mostrato una congiuntura particolarmente promettente, data da due importanti breakout consecutivi: il primo in riferimento ad una linea di offerta di DeMark di medio termine (linea verde sul grafico), la cui rottura, accompagnata da volumi importanti, ha generato un nuovo trend rialzista con proiezione di prezzo in zona 16.45 circa; il secondo riferito al massimo relativo di marzo 2016 (linea rossa corta in figura), che ha così portato alla formazione di un uncino di Ross. Anche in questo caso i volumi sono importanti.

azioni Interpump weekly

azioni Interpump weekly

Azioni Interpump, barre weekly

 

Azioni Interpump: anche i dati di bilancio sono molto positivi

Dal punto di vista dei fondamentali il gruppo Interpump mostra decisi segnali di forza, a cominciare da un ROE* molto crescente negli ultimi tre anni, con un picco particolarmente degno di nota (+53% rispetto all’anno precedente) nel 2015, nel quale era già cresciuto del 21.6% rispetto al 2014. Per quanto riguarda il ROI* il valore si mostra stazionario a cavallo del 16%, senza variazioni significative rispetto ai due precedenti esercizi. In buona crescita anche fatturato e l’EBITDA*. Non eccezionale, ma comunque degno di nota, il Piotrosky F-score*, che indica un valore pari a 6, segno di buona salute della compagnia. Il fair price dell’azienda, che si trova a 15.5 euro circa, non è molto lontano dalle quotazioni correnti, ma come riportato poco sopra il quadro tecnico lascia ben sperare per il raggiungimento di valori ben superiori.

 

*Educational Interpump

ROE: return on equity, alias redditività del capitale proprio. Viene utilizzato per indicare il tasso di remunerazione del capitale di rischio, ossia quanto rende il capitale versato in azienda dai soci. Viene solitamente confrontato con il tasso di interesse privo di rischio (quello dei BOT, sul mercato italiano) per determinare il cosiddetto premio per il rischio, ossia l’extra-rendimento che gli investitori sperano di ottenere come premio per aver assunto un rischio superiore a quello di un titolo di Stato. Se il ROE è negativo indica che la società è in perdita, dunque erode i mezzi propri per andare avanti.

ROI: return on investment, alias redditività degli investimenti. Se viene confrontato con il tasso medio di interesse sui debiti è un indicatore della capacità dell’azienda di rendere profittevole il prendere a prestito denaro per investirlo nella propria crescita. Un valore del ROI inferiore al tasso di interesse sui debiti, infatti, indicherebbe la necessità, da parte dell’azienda, di erodere il ROE per sostenere l’indebitamento finalizzato alla crescita.

EBITDA: earnings before interest, taxes, depreciation and amortizations, ossia utili al lordo di interessi, imposte e ammortamenti. Viene impiegato come misura del risultato operativo di una azienda, per verificare che essa realizzi profitti positivi dalla gestione ordinaria.

F-Score: è un indicatore dato dalla somma di nove elementi che possono assumere valore 1 o 0, quindi oscilla tra 0 e 9. Ognuno degli elementi che concorrono al calcolo è un indice di bilancio dell’azienda; se l’indice è positivo vale 1, altrimenti vale 0. Valori tra 0 e 3 indicano una situazione di pericolo, da 7 a 9 indicano che l’azienda è forte.

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