Opzioni: quando la volatilità implicita scompare i duri cominciano a giocare

“Vita dura per gli opzionisti di questi tempi. A memoria di trader – scrive Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it – era un pezzo che non si vedeva un mercato così poco volatile come quello attuale. E dove non c’è volatilità…. I romani direbbero “nun c’è trippa pe’ gatti”.

Per i non addetti ai lavori, le opzioni si prestano a due comportamenti operativi tipici: o le si compra o le si vende allo scoperto. Due strategie contrapposte che presentano profili di rischio e rendimento piuttosto diversi, non soltanto opposti. In effetti c’è più di una semplice inversione di ruoli, il discorso è molto più complesso.

 Opzioni e aspettative errate: quando sbagliare analisi non significa necessariamente perdere

Facciamola semplice: stiamo nel campo delle opzioni regolate per contanti, così – continua Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it – possiamo ragionare soltanto in termini monetari. Se compriamo una call ci mettiamo in condizioni di guadagnare dalla salita del prezzo dello strumento a cui l’opzione è collegata. Stiamo parlando di indice FTSE Mib? Strike 19000 punti, scadenza 17 marzo 2017? Se l’avete comprata il 24 febbraio a 200 punti oggi (16 marzo, giorno precedente la scadenza, ndr) la potreste vendere a 1000 punti, circa cinque volte tanto. Ma se l’avete comprata il giorno 3 gennaio 2017 a 1200 punti oggi ci state perdendo, nonostante l’indice sia effettivamente salito al di sopra dello strike, e non di poco.

Il timing dunque è essenziale, come del resto lo è in qualsiasi altro investimento. Il problema però con le opzioni è che potete perdere anche se avete ragione sul movimento del sottostante, e questa è una bella differenza. E qui entrano in gioco fattori molto diversi da quelli che dovete considerare quando comprate una azione o un futures.

 Opzioni e punti di vista sui mercati: cambiare prospettiva è essenziale

In sostanza – continua Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it– è tutta una questione di tempo e di probabilità degli eventi, combinati insieme: quanto posso ritenere probabile che l’indice FTSE Mib raggiunga e superi una certa soglia di prezzo entro una certa data futura? Questa è la domanda che ci si deve porre nel trading in opzioni, perché da essa discende la logica della strategia che poi si va a implementare.

Anzi, a dire il vero con l’esperienza ci si rende conto che nella maggior parte dei casi la domanda va posta in termini completamente diversi e conviene piuttosto chiedersi “quale soglia di prezzo è più probabile che NON verrà superata dall’indice FTSE Mib entro una certa data?” Abbiamo ragionevoli elementi per attenderci che i 20000 punti non verranno superati entro il 17 marzo 2017? Allora potremmo vendere allo scoperto la call strike 20000 scadenza marzo 2017. L’abbiamo venduta il 27 febbraio a 22 punti? Oggi ne vale circa 150, quindi abbiamo fatto male. Ma se l’abbiamo venduta il 25 gennaio a 400 punti abbiamo fatto bene: pur avendo sbagliato l’analisi (oggi l’indice FTSE Mib ha chiuso a 20110 punti circa), portiamo comunque a casa un profitto, perché per chiudere l’opzione la dobbiamo ricomprare, pagandola molto meno di quanto ci era stata pagata quando l’avevamo venduta allo scoperto.

Ed è così che si trae profitto anche da una analisi errata. Solo le opzioni offrono questo lusso.

 Opzioni ed eventi di coda: la gestione del rischio fa la differenza

Ma attenzione: se vi capita un evento di coda – come si suol dire – ossia un evento eccezionale, come quello che è capitato a dicembre 2016, e l’indice vi fa tremila punti di salita in un mese… Allora sono dolori, a meno che non abbiate stabilito una chiara politica di gestione del rischio, e che soprattutto la rispettiate.

Mi occupo di strategie in opzioni – continua Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it –  da oltre 15 anni ormai e vi posso dire senza tema di smentite che in nessun altro campo del trading la disciplina è importante come nel trading su questi strumenti. Durante il percorso QuantOptions, che dirigo ormai da qualche tempo, parliamo moltissimo delle problematiche di gestione dei rischi delle strategie in opzioni, perché vendere allo scoperto sistematicamente è l’unica via per il profitto sistematico, ma non avere un piano B è la via più sicura per la rovina finanziaria.

Questi concetti sono stati convogliati in diverse strategie presentate durante il corso, una delle quali è oggetto di un servizio di segnali operativi che ha preso il via a maggio 2016.

 Opzioni e strategie vincenti: cronaca di dieci mesi vissuti pericolosamente

Quella che vedete in figura 1 è l’equity line del servizio fin dal suo esordio. Dieci mesi di attività, finora, anche se l’analisi in-sample (cioè l’analisi che ha portato alla formulazione della strategia) copre il periodo dal 2011 al 2016. Dei 10 mesi di attività due sono stati neutri: uno per scelta aziendale di politica di gestione del rischio (si è deciso di non operare nel periodo del referendum britannico per non esporre i lettori a rischi inutili), uno per la mancanza totale di segnali operativi da parte del mercato. Un solo mese è stato negativo, dicembre 2016. Ebbene sì, proprio quel mese in cui si è verificato l’evento di coda di cui parlavo prima. Un mese in cui – continua Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it–  la gestione del rischio ha permesso di limitare comunque in modo notevole i danni, accettando una perdita importante che però sarebbe stata quasi tre volte maggiore senza l’utilizzo dello stop loss.

20170317 figura 1 - equity line servizio opzioni

Opzioni e strategie vincenti: le aspettative devono essere coerenti

Se siete abituati ad operare in azioni o in futures avrete dei rapporti tra profitto medio e perdita media ben sopra l’unità, altrimenti farete fatica a portare l’equity line in positivo. Con le strategie short in opzioni questo concetto lo dovete ribaltare, perché non è possibile tenere un rapporto maggiore di uno e anzi ci si deve accontentare di valori intorno a 0.65-0.75.

Tutto ciò ha diverse implicazioni, prima fra tutte – continua Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it – quella che il recupero di un mese di perdita consistente (fortunatamente non sono molto frequenti, come non lo sono gli eventi di coda) richiede dai 2 ai 5 mesi positivi (dipende dalla gravità della perdita, e dalle condizioni del mercato nei mesi immediatamente successivi). Ma il discorso sta comunque in piedi, perché i mesi in perdita sono pochi e le perdite consistenti sono rare. Lo dimostra ampiamente l’equity line complessiva della strategia, ossia quella che comprende anche i dati in-sample (vedi figura 2)

20170317 figura 2 - equity line globale coverspread

 Opzioni e strategie vincenti: no volatilità, no gain?

Nel contesto del tempo di recupero delle perdite gioca un ruolo cruciale la volatilità del mercato, in particolar modo quella prospettica, cioè attesa. Noi opzionisti la chiamiamo volatilità implicita, ossia incorporata nei prezzi. Laddove questa volatilità è alta i premi delle opzioni sono a loro volta alti, il che significa avere l’occasione di vendere allo scoperto opzioni con strike lontani dal prezzo corrente del sottostante a prezzi interessanti, lucrando buoni profitti a rischio contenuto. Una situazione che non si vede da tempo sul nostro mercato (ma non solo sul nostro). Ed è qui che si vedono le strategie che funzionano e quelle che invece espongono solo a rischi inutili.

 Opzioni e strategie vincenti: come ti tiro fuori l’utile dove non c’è

In periodi come questo – continua Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it – si richiede una grande dose di pazienza, attenzione e capacità di analisi. A meno di non voler accettare rapporti di rendimento atteso su rischio atteso molto sfavorevoli, infatti, ci si trova costretti ad attendere movimenti di mercato verso valori chiave di supporto o di resistenza, soglie che molto difficilmente il mercato può oltrepassare, e posizionarsi in corrispondenza di esse con posizioni contrarian, vendendo allo scoperto opzioni tali da consentire al trader di beneficiare di rimbalzi o di correzioni proprio in corrispondenza dei livelli importanti di cui sopra.

Soltanto in questo modo – conclude Domenico Dall’Olio su www.quantoptions.it –  si riescono a spuntare premi sufficienti a giustificare la rischiosità tipica di questa operatività. È proprio in questo modo dunque che ci siamo mossi in questi ultimi mesi, aspettando sempre con pazienza il giusto movimento del mercato, quello in grado di offrire opportunità anche laddove la volatilità è talmente bassa da rendere quasi impossibile la vita al trader. E i risultati – finora – ci hanno dato ragione.”

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