Auguri di Natale ? No grazie
I miei lettori sanno benissimo che io non faccio gli auguri di Natale e nemmeno quelli di Buon Anno.
Se me li fanno contraccambio per cortesia, spesso apprezzo il sentimento di chi me li fa, ma farli io … proprio no.
Se li facessi temerei che fossero scambiati per falsi, o peggio per non sentiti, quindi preferisco soprassedere.
Quando arriva Natale, anzi a dire il vero già diversi giorni prima, mi viene una sorta di malinconia catacombale che non mi molla più fino alla Befana.
Dicono che gli psicopatici sono infelici quando tutti gli altri sono felici.
Forse sono psicopatico anche io, non so.
Lascio a voi il giudizio.
Però detesto la bontà al chilo, la felicità forzata dilagante, l’amicizia di cui ci si ricorda solo per Natale.
Trovo tutto terribilmente falso e quello che più inquieta lo identifico come un crollo totale non dico dei valori cattolici perché qui in fatto di religione ognuno di noi può dire quello che gli pare ma della tradizione locale.
Se noi italiani di razza modenese o emiliana siamo una tribù la nostra tribù deve avere i suoi riti, la sua liturgia, i suoi costumi.
Se non siamo una tribù e non abbiamo i nostri riti sparisce l’ancoraggio al territorio anche come solo geografia della memoria e delle frequentazioni.
Significa che tutto ha perso di valore, con l’adolescente che ti chiede di festeggiare la vigilia al Mc Donald, quello che mangia il salame a mezzogiorno della Vigilia pensando che la regola del pesce valga solo alla sera e non ha capito niente di cosa significhi Vigilia, quell’altro che non si rende conto che il Natale significa anche farsi delle domande più elevate di cosa regalare alla moglie.
Se hai un insieme di riti che condividi con altre persone significa che ti riconosci in una tribù ed affrontare la vita con una intera tribù dietro che combatte per te (tutti per uno e uno per tutti) è diverso che affidarsi all’INPS.
Dicono che sono cose che si capiscono quando sei in punto di morte e ti chiedi cosa lasci dietro ai tuoi figli. Non sono soldi, i soldi possono essere sciupati, non sono le aziende che debbono essere amministrate, non sono gli immobili che debbono essere gestiti e manutenuti, quando sei in punto di morte e ti chiedi cosa succederà dopo pensi che solo la tribù può arrivare in soccorso come il Settimo cavalleria.
Non il Comune, non la Chiesa, l’INPS o l’assicurazione sulla morte.
Arriva la tribù … e arriva da sola … senza chiamarla.
Non c’è bisogno di parlare, di chiedere: la tribù sa già tutto.
La tribù si muove senza circolari, senza sentenze, senza direttive, senza chiamate alle armi con i manifesti di mobilitazione.
La tribù interviene di sua iniziativa, perché sa che si fa così e si è fatto così dalla notte dei tempi.
Parlavamo di geografia delle frequentazioni.
La geografica delle frequentazioni significa dare valore al tempo, che è limitato perché solo una vita ci è data.
Quindi se dai valore al tempo significa che tutti sono importanti: è importante il tuo compagno di banco delle elementari, il tuo vicino di casa, il tuo commilitone, il tuo lettore.
E’ la geografia delle frequentazioni, il tempo è come una cassaforte, più frequenti più c’è valore.
Il tempo ha un suo interesse che capitalizza l’investimento iniziale.
E l’interesse matura tutto l’anno e non solo a Natale.
Il Natale è un giorno che passa in fretta, mentre gli altri 363 giorni passano lentamente ed è lì che si costruisce il valore.
Così funzionano le regole della capitalizzazione.
Se caspici il valore del tempo e della geografia delle frequentazioni allora capisci il valore della tribù, che deve avere i suoi riti e il Natale vero, fatto di silenzio, niente cene aziendali e zero regali e anche un po’ di meditazione, fa bene a tutti.
Niente consumismo, niente code ai supermercati: stamattina ero alla Coop a comprare il pesce e mi sono stupito di come alle 10.00 ci fosse il vuoto, come un sabato mattina normale durante il corso dell’anno.
Meno regali, meno consumi, meno frenesia, meno viaggi, niente sciare, niente seconde case.
Più tempo per pensare.
Ricordo una bellissima pubblicità del Wall Street Journal di 30 anni fa: una intera pagina dedicata ad una piccola cassetta della posta persa nelle praterie degli USA e un soldato che lungo la strada tornava a casa con la sua sacca sulle spalle: “In those times there was no internet, but there was more time to think”.
Ecco il Natale che avevo sempre sognato: godetevelo.
Sarà unico … e sarà il vero regalo, con il suo silenzio forzato e la sua immobilità a rigor di legge, di un anno tristissimo.
Chissà che tra oggi e domani troveremo un minuto per pensare … e magari ci ricorderemo non solo dell’intero 2020 ma anche di questo bellissimo Natale.