Un tema caldo di queste settimane è senza dubbio il forte rincaro delle materie prime, che si ripercuoterà in maniera pesante sui costi delle bollette per tutti i consumatori. Si è sentito parlare di un intervento da parte del nostro esecutivo per contenere quella che, comunque, sarà una bella stangata di fine 2021. Come possiamo cercare di limitare l’impatto di questi rincari? Vediamo due validi ETF su cui puntare per provare a trarre qualche vantaggio dalla situazione.

Uno degli obiettivi del Next Generation EU, e quindi anche del PNRR italiano, è quello di una transizione ecologica per conseguire, attraverso l’uso di fonti rinnovabili, la neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, in questi mesi, la situazione è abbastanza critica. L’enorme rincaro dei prezzi delle principali utilities è dovuto principalmente a uno squilibrio fra l’incremento della domanda, spinta dalla ripresa post-pandemia, e l’offerta stagnante che non ha reagito con elasticità.

Ma quali sono le ragioni che hanno messo in crisi l’offerta?

In Europa, negli ultimi mesi dell’estate si tende ad aumentare le scorte di gas naturale in preparazione dell’inverno. Tuttavia, l’ultimo inverno è stato insolitamente freddo e i siti di stoccaggio si sono svuotati rapidamente. Di conseguenza, l’offerta di gas proveniente dalla Russia e dalla Norvegia si è ridotta per permettere a questi Paesi di disporre di sufficienti rimanenze interne.

In aggiunta, per incentivare le importazioni dalla Cina, che sta accumulando risorse energetiche per l’inverno, i prezzi del gas naturale dovrebbero ancora aumentare in Europa. E questo fenomeno potrebbe spingere ancora in alto l’inflazione. Così, i freni all’offerta hanno permesso ai prezzi delle utilities di crescere smisuratamente negli ultimi tempi, come si vede nel grafico qui sotto, che riporta l’evoluzione delle quotazioni degli indici Bloomberg delle principali materie prime energetiche da inizio 2021 e su base annua.

Ed ecco un secondo grafico, della Federal Reserve Economic Data, in cui puoi notare come i prezzi per l’energia, sia dal lato consumatori sia dal lato produttori, siano ai massimi storici per quanto riguarda l’Europa e l’Italia.

 

Possiamo provare a difenderci? E se sì, come possiamo fare?

Una buona idea potrebbe essere quella di indirizzarsi verso ETF che replicano un indice composto da aziende del settore. A titolo di esempio, ne analizziamo due.

Lyxor Stox600 Utilities ISIN: LU1834988864

E’ un ETF in euro ad accumulazione che replica lo STOXX Europe 600 Utilities Net Return, indice che racchiude le prime 600 società europee di utility per capitalizzazione. Il suo costo annuo è dello 0,3%. Osservando il grafico vediamo che il titolo è ora in fase di correzione, dopo aver toccato i massimi assoluto oltre 60 a fine agosto scorso. Il trend pare in fase di indebolimento, segnalato anche dal nostro modello Trendycator che indica uno stato di neutralità seppur inserito in un trend ancora rialzista.

 

 

Lyxor Stox600 Utilities – LU1834988864

Db X-Tracker Msci Wld Utilities ISIN: IE00BM67HQ30

Denominato in dollari, ad accumulazione e replica l’indice MSCI World Utilities Total Return, il quale comprende le principali 90 società globali nel settore delle utility. Il suo costo annuo è dello 0,25%. Il grafico ci mostra un titolo con un andamento simile a quello visto prima, ma la correzione pare più contenuta, come evidenziato anche dal nostro modello Trendycator che indica ancora uno stato LONG. Preferiamo questo ETF, non solo perché il trend appare al momento più solido rispetto al Lyxor, ma e soprattutto perché è mediamente più liquido e ha dato prova di funzionare bene con il nostro modello. Infatti, seguendo tutti i segnali del Trendycator, dal 2017 ad oggi si è realizzata performance cumulata totale del 30,1%.

Db X-Tracker Msci Wld Utilities – ISIN: IE00BM67HQ30

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(Articolo a cura di RendimentoFondi)