Gli ultimi dati sull’inflazione iniziano a preoccupare seriamente i mercati, e i timori che la BCE possa cambiare repentinamente strategia si fanno sempre più concrete. Che fare quindi con i portafogli obbligazionari? E cosa fare in merito alla sottoscrizione del nuovo BTP Futura in collocamento la prossima settimana?

Ne parliamo in questo articolo, a corredo del consueto video di approfondimento.

In questo articolo affrontiamo diverse questioni di importanza rilevante e molto attuali, per cercare di non perdere la bussola del nostro portafoglio obbligazionario dopo i repentini movimenti delle ultime settimane.

Nelle ultime sedute di ottobre i mercati obbligazionari hanno corretto con una certa determinazione e il calo è stato particolarmente brusco sui Btp legati all’inflazione. Per capire le ragioni di questo movimento dobbiamo andare a giovedì 28 ottobre, giorno della penultima riunione della BCE per questo 2021. Di per sé la riunione non ha portato grosse novità, anzi, l’esito era abbastanza scontato, con la Banca Centrale che ha lasciato invariati gli stimoli monetari e i tassi d’interesse.

Ma il dato che ha scombinato le carte in tavola, è stato quello sull’inflazione, con Germania e Spagna che hanno comunicato rispettivamente un +4,6% e un +5,5%. Per Madrid bisogna andare a trent’anni fa per trovare un livello così elevato. E comunque, a livello europeo Eurostat ha comunicato un tasso di inflazione per l’Eurozona al 4,1%. E’ quindi chiaro che il mercato obbligazionario non l’abbia presa bene, perché giustamente intravede un concreto rischio di cambio di rotta i tema di politica monetaria.

E come si spiega che i Btp legati all’inflazione scendano nonostante le previsioni di elevata inflazione? Intanto, non va dimenticato che si tratta pur sempre di obbligazioni soggette al rischio tasso, per cui è normale che i rendimenti nominali debbano in qualche modo allinearsi al resto del mercato. Per capire meglio dobbiamo però guardare al differenziale di rendimento, a parità di scadenza, tra i Btp indicizzati all’inflazione italiana e quelli ordinari.

Ebbene, questo differenziale è rimasto stabile e poiché la sua funzione è quella di captare le aspettative d’inflazione, possiamo ragionevolmente concludere che il deprezzamento dei Btp Italia non è stato dovuto a particolari variazioni nelle previsioni del mercato circa la crescita futura dei prezzi nel nostro Paese. Anzi, a ben guardare le dinamiche dei prezzi, si vede piuttosto bene che la discesa ha seguito linearmente il calo accusato dai bond ordinari.

Comportamento diverso ha invece caratterizzato i Btp indicizzati all’inflazione europea, il cui differenziale di rendimento rispetto ai bond ordinari di pari scadenza è aumentato di oltre 10 bps. Teoricamente, quindi, questo significa che le aspettative d’inflazione per l’Eurozona potrebbero essere in fase di surriscaldamento. Non a caso, da alcune stime preliminari, queste risulterebbero in media mezzo punto percentuale all’anno più alte per i prossimi 5 anni rispetto all’Italia.

Manca ormai poco alla comunicazione da parte del Tesoro del piano cedolare del nuovo Btp Futura in collocamento dall’8 al 12 novembre prossimi. È chiaro che sinché non sarà noto il rendimento a scadenza non è possibile esprimere particolari valutazioni in merito alla convenienza o meno a sottoscriverlo, ma alcune ipotesi sull’entità della cedola si possono fare.

Prendendo a riferimento i rendimenti del Btp tasso fisso 2033, che ha scadenza a 12 anni come il nuovo Btp Futura, e considerando che gli osservatori stimano una cedola media a premio di circa 10 punti base, si può stimare una cedola media per il nuovo collocamento in area 1,30%.  Inoltre, considerando l’emissione alla pari e i livelli minimi e massimi dei premi fedeltà, il rendimento finale del nuovo Btp Futura potrebbe attestarsi tra l’1,46% e l’1,80%.

Rendimenti interessanti, a queste condizioni di mercato, ma pur sempre ampiamente sotto i livelli d’inflazione in termini reali, senza contare il non trascurabile rischio tasso per una scadenza a 12 anni.

Nel video di approfondimento abbiamo anche analizzato la struttura a termine dei tassi di interesse, oltre ad aver analizzato i principali mercati obbligazionari con il modello Trendycator.

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(Articolo a cura di RendimentoFondi)