L’Euronext Growth Milan (ex-AIM) è un mercato auto-regolamentato dedicato alle PMI dinamiche e competitive, in cerca di capitali per finanziare la crescita grazie ad un approccio regolamentare flessibile e alla semplicità di accesso e dei requisiti di permanenza (Requisiti di accesso al mercato Euronext Growth Milan – Borsa Italiana).

Tra i requisiti per la quotazione, ad esempio, ci sono:

  • un flottante (parte del capitale sociale effettivamente in circolazione sul mercato azionario) minimo del 10%, contro il 25% richiesto sul mercato Euronext Milan;
  • un bilancio certificato, redatto con principi contabili italiani o internazionali;
  • la presenza di un consulente – Euronext Growth Advisor – che accompagna la Società durante la fase di ammissione e per tutta la permanenza sul mercato.

Come scrive Ilaria Ferrari, editorialista de l’IndipendentediBorsa.it :

“A tale proposito, segnalo un interessante Osservatorio sul mercato EGM curato dall’Ufficio Studi di IR Top Consulting:

https://www.osservatoriopmi.it/

https://pminews.it/

Secondo quanto riportato proprio dall’Osservatorio PMI Euronext, a inizio febbraio l’intero EGM capitalizzava poco meno di 11 miliardi di euro e la prima società, Digital Value, pesava circa l’8% (https://pminews.it/wp-content/uploads/2022/01/2022-01-03-IR-TOP-CONSULTING-CS-IPO-EGM-2021.pdf).

Technoprobe all’01/04 capitalizza oltre 4 miliardi. Il suo “ingresso” sul mercato EGM, avvenuto il 15/02 di quest’anno, è stato efficacemente paragonato da Repubblica a quello di un elefante in una cristalleria.

In effetti, bisogna ammettere che della PMI Technoprobe ha ben poco e, non a caso, la sua quotazione ha aperto il dibattito circa l’introduzione di un limite massimo in termini di market cap per l’ammissione al mercato EGM.”

Ma andiamo ad approfondire il business di questa azienda che ha creato tanto scompiglio.

Continua Ilaria Ferrari, editorialista de l’IndipendentediBorsa.it :

“Technoprobe è un’azienda leader nel settore dei semiconduttori e della microelettronica.

Costituita nel 1995 da un’idea imprenditoriale del suo fondatore Giuseppe Crippa, Technoprobe è a capo di un Gruppo che progetta e realizza interfacce elettro-meccaniche denominate probe card.

Sulla base dei dati attualmente disponibili, il Gruppo risulta essere il secondo produttore di probe card a livello mondiale in termini di volumi e fatturato ed è l’unico produttore sul territorio italiano.

Le probe cards sono dispositivi altamente tecnologici che consentono di testare il funzionamento dei chip durante il loro processo di costruzione.

Per chi non lo sapesse, i chip vengono realizzati sul wafer, una sottile fetta di materiale semiconduttore (tipicamente silicio). Una volta realizzati sul wafer, vengono separati, messi in un package e infine montati sul dispositivo finale sul quale dovranno svolgere il loro lavoro.

Ogni chip, prima che venga messo nel suo package, deve essere testato per essere sicuri che funzioni. Ecco, quindi, che entrano in scena le probe card.

Una probe card è un’interfaccia elettromeccanica che consente il test di funzionamento di un chip quando questo è ancora su wafer: essa contatta con delle sonde (probes) i terminali (pad) dei chip e li collega elettricamente con una macchina di test che ne verifica il funzionamento.”

Si tratta, quindi, di soluzioni tecnologiche che garantiscono il funzionamento e l’affidabilità dei dispositivi che rivestono un ruolo determinante, tra l’altro, nell’industria dei computer, degli smartphone, del 5G, dell’Internet of Things, della domotica e dell’automotive.

È interessante sottolineare che le probe card sono dei “consumables”: ognuna di esse è un prodotto fatto su misura per il chip che dovrà testare e nessuna sua parte può essere riutilizzata.

Il Gruppo ha tre stabilimenti produttivi in Italia, tutti localizzati in Lombardia, e altre 11 sedi distribuite tra Europa, Asia (Taiwan, Corea del Sud, Cina e Singapore) e Stati Uniti.

Il 28 marzo Technoprobe ha comunicato i risultati FY 2021:

• Ricavi consolidati pari ad €391.7M, in crescita del 23.4% rispetto al 2020;

• Ebitda consolidato pari ad €174.7M (44.6% dei ricavi), in crescita del 15.3% rispetto al 2020;

• Utile netto consolidato pari ad €119.3M, rispetto ad €96.6M nel 2020.

Conclude Ilaria Ferrari:

“La proposta di destinazione dell’utile generato nell’esercizio 2021 non prevede la distribuzione di dividendi, a supporto della strategia di crescita della società.

Technoprobe ha comunicato di non avere investimenti e relazioni commerciali con i paesi interessati dalla guerra Russia-Ucraina. Ciononostante, in via cautelativa e al fine di evitare rallentamenti nella produzione, l’approvvigionamento delle materie prime viene realizzato con l’obiettivo di aumentare le scorte di sicurezza. Come tutte le aziende produttive, inoltre, è colpita dall’aumento dei costi di trasporto e dei costi energetici.

Comunque, i volumi registrati nei primi mesi dell’esercizio 2022 confermano la crescita significativa del fatturato. Technoprobe continua a beneficiare della propria leadership tecnologica e a migliorare i processi produttivi, con l’obiettivo di migliorare i livelli di efficienza e ridurre i costi.

È chiaro che siamo di fronte a un’azienda fortemente tecnologica e innovativa, con un’ottima redditività e in perfetta salute finanziaria (Technoprobe dispone di liquidità sufficiente per coprire tutto il suo debito).

Dal punto di vista tecnico, restiamo in attesa del nostro pattern preferito per i titoli neo-quotati: la rottura dei massimi del collocamento.”

 

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