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Un percorso tra passato e presente, collegamenti tra generazioni diverse. Con un dato di partenza: “Nel Novecento la divisione testa-corpo comincia a essere messa in discussione dalla musica moderna, mettendo all’interno del gioco l’instabilità, il rumore. Una questione che non è mai stata risolta”. Benvenuti al 53esimo Festival di musica contemporanea della Biennale di Venezia: presentata a Roma, tra gli altri dal presidente dell’ente Paolo Baratta e dal direttore-compositore milanese Luca Francesconi. “Il presente ascolta il passato e guarda il futuro”, considera Francesconi, che per quest’anno ha pensato a un “contenitore” che può essere riassunto in estrema sintesi dal titolo della rassegna stessa: “Il corpo del suono” (dal 25 settembre al 3 ottobre; nove giorni di concerti, installazioni, incontri, laboratori e convegni. L’intero programma sul sito: http://www.labiennale.org/).

Dopo la “riflessione” dell’anno scorso intorno alle “nostre radici per illuminare l’oggi”, nella nuova edizione il “corpo torna al centro della scena sia nel rapporto uomo-macchina che nel rapporto con la tradizione”. Da un lato dunque si parte con le pagine del compositore Varèse – che per primo ha considerato il suono come una materia viva da esplorare anche attraverso il rumore (…)”. Sull’altro fronte c’è la musica etnica, ci sarà una grande attenzione per tutto quel materiale popolare da cui hanno preso a piene mani anche i compositori della produzione colta.

Dall’elettronica alla popolare, passando per il flamenco e la performance dell’orchestra composta dei musicisti-robot. Come sempre il festival sarà anche uno “spaccato” di come/ verso dove la ricerca si è spinta. Tra le proposte più singolari – se non altro per questioni di spettacolarità – i maestri-automi del compositore giapponese Suguru Goto; all’opposto per contenuti l’omaggio a Ernesto de Martino a 50 anni dalla “sua indagine etnografica sul tarantismo, il blues e il flamenco”, spiegano gli organizzatori. Tra le altre proposte da non perdere:  Jose-Maria Sanchez-Verdu con la sua opera multimediale “Ara”, lo spettacolo di flamenco interpretato da Carmen Linares e l’arrivo della leggenda vivente del blues David Honeyboy Edwards. Infine il premio alla carriera e un po’ di numeri: quest’anno il Leone D’oro è stato assegnato al compositore Gyorgy Kurtag. Al festival parteciperanno da tutto il mondo 73 compositori, ci saranno 87 esecuzioni, con 26 novità e 16 prime assolute. Tra i giovani lo svedese Ansgar Beste e il russo Dmitri Kourliandski.
In allegato: un brano di Carmen Linares