L’ultimo weekend della Biennale Musica vede protagonisti Francesca Verunelli, in scena al Teatro Piccolo Arsenale con Songs&Voices (ore 18), e i dj e musicisti della Notte di Nero al Teatro alle Tese (ore 21) – Loraine James, Kode9/Steve Goodman e Nero/Francesco De Figueiredo. Questi ultimi, insieme a McKenzie Wark e Simon Reynolds, saranno al centro, nella mattinata, della tavola rotonda intitolata “Futurhythmachine”, un tuffo nel mondo e nel pensiero della dancefloor (ore 11, Biblioteca Archivio Storico). 
Una delle compositrici oggi più apprezzate, Francesca Verunelli, segnalata oltre dieci anni fa con il Leone d’argento, torna alla Biennale Musica con Songs&Voices, un viaggio tra i due estremi della presenza e dell’assenza, in cui affronta in una prospettiva paradossale la nozione stessa di canto. A ispirarla è Il silenzio delle sirene, il breve racconto in cui Kafka apre il varco a mille interrogativi ribaltando il celebre mito di Odisseo per chiedersi se le sirene non avessero usato la potente arma del silenzio, tacendo mentre Ulisse crede che cantino. L’enigma sollevato dallo scrittore boemo diventa per Francesca Verunelli, compositrice dalla scrittura raffinata, ricca di sottigliezze vocali e di sfumature filosofiche, paradigma dell’irrappresentabile. 
Un lavoro per sei voci, dieci strumenti ed elettronica, che vede la collaborazione con l’Ensemble C Barré e i Neue Vocalsolisten Stuttgart, Songs&Voices sviluppa ulteriormente il primo tassello di questa riflessione, Five Songs (Kafka’s Sirens), articolato in cinque canzoni strumentali che non prevedevano alcun uso della voce. In Songs&Voices la domanda si rovescia. “Che cos’e` la voce senza il canto? La voce come pura presenza, priva della sua funzione orfica? La voce come corpo strumentale e come corpo in sè, la voce come presenza carnale che precede e supera la parola. Una sorta di oggetto apotropaico che conosciamo senza comprenderlo”. 
Alle 21 a farla da padrone sarà il ritmo con la Notte di Nero curata da Valerio Mattioli e Valerio Manucci, animatori di un progetto culturale fra i più ampi e originali del nuovo millennio, nato attorno alla casa editrice romana Nero. Un doppio dj set centrato sulla techno, la musica da ballo elettronica nata a Detroit nella prima metà degli anni Ottanta, divenuta motore di una rivoluzione sul piano sonoro, sociale e tecnologico. Assieme a Francesco De Figueiredo, sul palco anche il filosofo musicista e producer Steve Goodman in arte Kode9, fra i più influenti dj grazie alla sua musica, ai suoi testi – veri e propri saggi di sociologia del suono – e alla sua etichetta discografica Hyperdub, centro di irradiazione della club culture in Gran Bretagna. Alla scuderia Hyperdub appartiene la stessa ventisettenne producer e dj Loraine James, musicista dal gusto sperimentale, considerata fra le nuove leve più interessanti della scena elettronica londinese e che Rolling Stone non ha esitato a definire “la coscienza musicale dei club britannici”.
Sono gli stessi artisti della Notte di Nero al centro della tavola rotonda “Futurhythmachine” che prenderà in esame, insieme a Simon Reynolds, il teorico dell’hardcore continuum, tra i più importanti critici musicali in ambito elettronico, e la scrittrice e studiosa americana specializzata in studi culturali McKenzie Wark “quegli aspetti che rendono la cultura rave un vero e proprio linguaggio d’avanguardia, capace ancora oggi di influenzare i più disparati aspetti del nostro immaginario”.