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C’è un compositore che chiede al pianoforte e al pianista l’impossibile? Sì, ogni tanto c’è. Nella storia, ce ne sono stati molti, nel secolo dei grandi virtuosimi per esempio, l’800. Ma anche dopo in tanti non hanno scherzato. E la questione non è morta lì, prendi il XX secolo. Giovedì 16 febbraio a Roma nel corso di un recital di Giuseppe Albanese, presso il teatro Argentina – ore 2,15, per l’Accademia Filarmonica -, verrà presentato anche “Succede ai pianoforti di fiamme nere“, scritto da Carlo Boccadoro,  uno dei fondatori e animatori dell’ensemble Sentieri Selvaggi, per questa occasione autore in solitaria.

Succede ai pianoforti di fiamme nere” è il titolo di un quadro di Enzo Cucchi, maestro della transavanguardia. È stato dipinto – racconta – nel 1983 e raffigura un pianoforte in fiamme, che brucia dentro un vulcano, circondato da figure misteriose. Mi sono sempre chiesto che musica potrebbe suonare quel pianoforte, salito chissà come fino alla bocca di quel vulcano. Finalmente è arrivata l’occasione per immaginarlo, per farlo”.

Albanese, che lo interpreta in prima assoluta: “La difficoltà esecutiva del brano è enorme, sono ventisei pagine di puro inferno! Nella scrittura le fiamme sono evidenti – osserva – sono ritratte attraverso i trilli nella regione grave della tastiera: è come un crepitio. È un pezzo pieno di contrasti e dinamiche estreme con un martellamento ossessivo. È come se Il pianoforte impazzisse, e comunque è tutto utile, funzionale, non c’è l’ornamento o l’abbellimento inutile”.
In allegato: musiche di Carlo Boccadoro