Lord George Curzon divenne Vicerè dell’India a soli 39 anni nel 1899. Imperterrito conservatore, era divorato da un’ossessione: l’espansionismo russo in Asia centrale; era convinto che se l’Inghilterra avesse permesso allo zar Nicola II di allargarsi in Iran e Afghanistan, sarebbero stati minacciati gli interessi vitali britannici in India.

Lord Curzon aveva una tale fobia della Russia che nel 1903 convinse il governo di Londra ad inviare un contingente militare in Tibet, certo di trovarvi le prove di una presenza militare di Mosca; ma di basi e arsenali non c’era traccia (un po’ come le armi chimiche di Saddam), in compenso quella spedizione costò la vita a quasi cinquemila tibetani (in buona parte monaci).

Nonostante tutto, però una cosa Lord Curzon aveva capito già allora: che quell’ampia regione compresa tra il Mar Caspio ad ovest, la Russia a nord, la Cina ad est e l’Oceano Indiano a sud, era una delle spine dorsali del mondo; e che ogni tassello spostato in quell’area aveva ricadute sugli equilibri globali. Nel suo libro di viaggio scrisse: “Turkestan, Afghanistan, Persia: troppi di questi nomi suscitano un senso di assoluta distanza, o il ricordo di storie lontane; per me, lo confesso, sono caselle di una scacchiera su cui si gioca il destino del mondo”.

I recenti accordi sul nucleare iraniano confermano il ruolo di “centro della scacchiera” di questa regione, sugli equilibri mondiali e sui rapporti tra Usa, Russia, Europa e Cina. Vediamo come.

USA E EUROPA
Per l’Occidente l’accordo con l’Iran c’entra poco con il pericolo nucleare (con buona pace della sicurezza di Israele). Al pari di Lord Curzon, per gli ossesionati falchi di Washington (e i fedeli esecutori di Bruxelles) l’obiettivo è sempre lo stesso: colpire la Russia.
     1) L’eliminazione delle sanzioni consentirà all’Europa di importare gas e petrolio iraniani generando un danno all’economia russa e riducendo la propria dipendenza energetica da Mosca.
Attualmente l’Europa importa dalla Russia oltre il 40% del proprio fabbisogno petrolifero e il 31% di gas. Per la Russia, i ricavi da esportazioni di petrolio e gas in Europa rappresentano oltre il 52% del proprio bilancio federale. Colpire le esportazioni russe in Europa significa indebolire un’economia già in recessione e favorire tensioni interne.
Non solo, ma riaprendo i rubinetti energetici iraniani l’obiettivo a medio-termine è quello di abbassare stabilmente il prezzo del petrolio sotto i 60 dollari al barile.
     2) Inoltre l’Iran è la seconda riserva di gas al mondo (dopo la Russia): aziende americane sono già pronte per allungare il gasdotto turco-iraniano (Tabriz-Ankara), fino all’Europa.

RUSSIA
Ma se è così perché la Russia ha appoggiato l’accordo iraniano?
     1) Innanzitutto il venir meno del rischio nucleare elimina la scusa di una corsa agli armamenti dell’Europa a scopo difensivo scongiurando un ulteriore aumento della pressione militare Nato sui confini orientali dell’Europa.

     2) Russia e Iran hanno consolidati rapporti commerciali e politici che la fine dell’isolamento di Teheran può ora incrementare; saranno aziende russe a garantire lo sviluppo del nucleare civile iraniano e investimenti in settori strategici di ricostruzione civile.
     3) Russia e Iran hanno inoltre interessi convergenti in Medio Oriente ed ora Teheran può tornare a giocare un ruolo in quello spazio geopolitico garantendo aiuti allo storico alleato siriano assediato dall’avanzata sunnita dell’Isis e dei ribelli armati dagli Usa. Per Mosca la tenuta di Assad è fondaentale per conservare l’unico sbocco navale nel Mediterraneo della flotta russa a Tartus.
     4) Inoltre per molti analisti russi non esiste un rischio energetico per l’ingresso nel mercato da parte dell’Iran; occorreranno almeno 10 anni perché gli impianti produttivi di gas e petrolio possano competere con la produzione russa. Come dicono al Cremlino L’effetto Iran sul mercato del petrolio e del gas è più psicologico che reale”.

CINA
     1) La Cina già oggi è il principale importatore mondiale di petrolio iraniano e saranno soprattutto aziende cinesi a sviluppare infrastrutture e investimenti tecnologici per modernizzare i giacimenti petroliferi iraniani, ormai obsoleti.
     2) Nonostante le sanzioni, il valore degli accordi commerciali sino-iraniani sono passati dai 3 miliardi di dollari del 2011 ai 50 miliardi del 2014.
    3) La Cina, a differenza della Russia naviga in condizioni econiche migliori e non è sottopsota alla pressione militare occidentale potrebbe essere quindi il partner preferito dall’Iran.
  4) La fine dell’isolamento consentirà all’Iran di partecipare attivamente al progetto di Pechino “One Belt One Road” (una cintura, una via), per costruire un’area economico integrato eurasiatico che coinvolge i paesi attraversti dall’antica Via della Seta (Uzbekistan, Iran, Pakistan, India) eludendo il sistema di alleanze americano nella regione.

 Insomma l’accordo sul nucleare iraniano modifica gli equilibri mondiali. Aveva ragione Lord Curzon; questa zona del mondo è il centro della scacchiera.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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