[photopress:bersani_monti.jpg,thumb,alignleft]Forse non c’è immagine più evocativa di quella foto del segretario del Pd Bersani seduto, solitario e pensoso, al tavolo di un’osteria davanti a una birra per capire le difficoltà che attanagliano – e lacerano – i Democratici. Partito che appoggia il governo Monti fra malumori, opposizioni interne e scontri, strapazzato da una parte all’altra con il segretario che fa la parte del pollo di Renzo. Il Partito Disunito infatti è alle prese con il convitato di pietra riforma del welfare – articolo 18. Il patto con la Camusso, segretaria della Cgil, il balletto dei  si – no – ma… alla partecipazione di esponenti piddini allo sciopero proclamato dalla Fiom, l’uscita di Veltroni e dei Monti-boys democratici sul tabù dell’art.18 da abbattere, stanno tracciando un solco di divisioni che si fa sempre più ampio.

Dire sì al Professore bocconiano e alla Fornero spalanca le porte, a sinistra, al Quarto Polo di Vendola e Di Pietro sul fronte della Cgil. Dire no alla riforma del lavoro significherebbe invece tornare a innalzare la foto del Patto di Vasto… Dire “ni” (ovvero astenersi) servirebbe solo a guadagnare tempo prima della resa dei conti interni nel partito fra l’ala liberal e riformista e quella massimalista. “Se salta il tavolo si rischia il liberi tutti”, ha detto Bersani incontrando Monti (che ha elogiato la riforma del lavoro spagnola). Già, perché anche nel Pd si andrebbe al liberi tutti, aggiungo. Nella stretta tra sindacati e Monti boys in cui è stato chiuso, la via che Bersani deve percorre è davvero stretta… Franceschini ammonisce che il Pd non può tenere il governo a bagnomaria e Fioroni avverte che il partito sta diventando un “complicatore” e non un “facilitatore” dell’intesa sulla riforma di lavoro e welfare tra sindacati e governo.

Insomma, Bersani è un leader sotto assedio e la sua leadership è continuamente messa in discussione sotto la spada di Damocle di una scissione che potrebbe partire dall’ala riformista ma anche da quella “gauchista”. Quel sostegno al governo che i Monti boys vogliono “senza ombre” pesa come un macigno.  ” Fare ogni sforzo per trovare l’accordo“, ripete il segretario che non ha certo intenzione di spaccare la maggioranza che appoggia i “tecnici” a Palazzo Chigi ma ammonisce: “Attenti a parlare di intesa senza le parti sociali”. Mentre il presidente Giorgio Napolitano insiste sulle riforme e il governatore della Bce Mario Draghi da Bruxelles ribadisce:Subito la riforma del lavoro. Il welfare europeo è morto“.
Basterà la mossa di Bersani a non far morire anche il Pd? Stretta è la via… Che ne pensate?

Veltroni, l’art. 18 e le primarie del Pd…

Adesso Bersani ha il cappio al collo di Fabrizio Rondolino

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