Nella top 10 delle città più accessibili d’Europa c’è anche l’Italia
Il bene comune come via alla felicità: un imperativo filosofico e umano
Nella complessità della vita moderna, siamo spesso spinti a perseguire la felicità individuale come un fine isolato. Tuttavia, la saggezza filosofica e l’esperienza umana ci insegnano che la vera pienezza del vivere è inestricabilmente legata al benessere della collettività. Contribuire al bene comune non è solo un atto di altruismo, ma un percorso che arricchisce profondamente la nostra stessa esistenza.
Come Aristotele, il grande filosofo greco, osservava acutamente: “L’uomo è per natura un animale politico” (Politica, I, 1253a). Con questa affermazione, intendeva che la nostra fioritura, o eudaimonia, non può realizzarsi pienamente al di fuori della comunità, della polis. È nell’interazione, nel dare e nel ricevere, che troviamo un senso di scopo e appartenenza. Quando ci dedichiamo agli altri, che sia attraverso il volontariato, il sostegno reciproco o semplicemente gesti quotidiani di gentilezza, si attiva in noi una profonda soddisfazione. Non è forse ciò che il filosofo stoico Seneca intendeva affermando: “Dovunque vi sia un essere umano, vi è un’occasione per la gentilezza” (Lettere a Lucilio, V, 5)? Questo agire virtuoso attiva i centri di ricompensa nel nostro cervello, rilasciando neurotrasmettitori che ci fanno sentire bene, dimostrando scientificamente come l’altruismo sia una via alla nostra felicità più autentica.
Città Accessibili: Un segno di civiltà e fonte di gioia condivisa
Un esempio tangibile di come la ricerca del bene comune possa generare gioia diffusa e profonda si manifesta nell’impegno per la creazione di città pienamente accessibili a tutti, in particolare alle persone con disabilità. L’accessibilità non è solo una questione di diritti umani fondamentali e di inclusione, ma rappresenta un potente simbolo di una società che aspira alla giustizia e all’equità.
Rendere le nostre città fruibili a ogni individuo, eliminando barriere architettoniche e sociali, va oltre la mera conformità normativa. È l’espressione concreta di un principio morale fondamentale, che potremmo avvicinare all’imperativo categorico di Immanuel Kant, il quale ci esorta a trattare l’umanità “sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo” (Fondazione della metafisica dei costumi). Una città progettata per essere inclusiva – con rampe, percorsi tattili, trasporti pubblici attrezzati e informazioni chiare – non solo facilita la vita a chi ha esigenze specifiche, ma trasmette un messaggio potente a tutta la comunità: siamo tutti membri di pari dignità, e la società ha il dovere di rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione.
La gioia che scaturisce da una città accessibile è una gioia condivisa e contagiosa. È la felicità di chi, magari per la prima volta, può muoversi liberamente, partecipare a eventi culturali o accedere a servizi senza ostacoli insormontabili. Ma è anche la profonda soddisfazione di chi osserva questo progresso, percependo una comunità più giusta, più solidale e, di conseguenza, più armoniosa. In questo senso, come avrebbe potuto sostenere Jean-Jacques Rousseau, la ricerca della “volontà generale” e del bene collettivo porta a un arricchimento della vita di ogni singolo cittadino, dimostrando che la vera felicità fiorisce quando ci prendiamo cura gli uni degli altri.
“Disabilità non significa inabilità, significa semplicemente adattabilità”: questa citazione dello scrittore Chris Bradford invita a soffermarsi sulla possibilità che persone, città e paesi hanno di adattarsi. E questo concetto assume una valenza particolare in occasione della stagione turistica per eccellenza, ovvero l’estate. Stando a quanto riporta il National Geographic, viaggiare può risultare un incubo per persone con disabilità e, considerando che solo in Europa sono circa 87 milioni, risulta fondamentale per operatori e professionisti dei settori coinvolti adattarsi alle necessità di tutti e tutte. Rimanendo sul tema, emerge un altro approfondimento interessante a cura di Travel + Leisure che stila la classifica delle prime 10 metropoli europee più accessibili per viaggiatori con disabilità. Quali sono le top 3? Parigi (1°) guarda tutti dall’alto, seguita da Lisbona (2°), che vanta una grande varietà di opzioni di trasporto oltre che innumerevoli siti culturali estremamente accessibili, e infine Milano (3°). E il capoluogo lombardo non è l’unico a rappresentare l’Italia in questa speciale classifica. Infatti, rispettivamente al 4° e al 5° posto, si piazzano Firenze e Venezia. In particolar modo, la città toscana spicca sia per attrazioni sia per ristoranti accessibili. Chiudono la graduatoria, rispettivamente dal sesto al decimo posto, Atene, Amsterdam, Praga, Monaco e Berlino.
Ma in che modo è possibile migliorare ulteriormente la situazione delle città italiane? In primis ce lo spiega Lara Pollifrone, Accessibility Manager di KONE Italy & Iberica: “L’accessibilità è un tema delicato che coinvolge tutti i principali settori operativi, tra cui senza alcun dubbio il turismo. In KONE ci impegniamo ad aiutare a superare le barriere architettoniche in qualsiasi tipologia di edificio e struttura. L’ascensore, in ottica di superamento delle barriere architettoniche, è sicuramente la soluzione più funzionale, ma non sempre ci sono le condizioni per installarlo. In Italia, molti edifici esistenti, tra cui quelli storici e di interesse culturale, sono stati progettati e costruiti in tempi in cui non si prendeva in considerazione l’accessibilità. Per questo, in qualità di realtà innovativa, abbiamo sviluppato la linea KONE Motus che, tramite la sua gamma di miniascensori e montascale, garantisce libertà di movimento tra i vari piani di un edificio, anche laddove lo spazio è estremamente limitato. Grazie a queste soluzioni, l’ambiente risulta più sicuro, confortevole e ospitale per chiunque fatichi ad affrontare le scale. Ma non ci fermiamo qui. Oggi siamo chiamati a rimboccarci ancora di più le maniche combinando accessibilità e sostenibilità”.
Il miglioramento dell’Italia in termini di accessibilità passa, quindi, dall’utilizzo della tecnologia e dalla realizzazione/modernizzazione di strumenti all’avanguardia come, appunto, ascensori e miniascensori di ultima generazione. Ma non è tutto. Infatti, ci sono altri spunti interessanti sullo scenario analizzato a cura di Antonella Celano, presidente di APMARR, Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare: “Le persone con disabilità, conseguente a una mancata diagnosi precoce, e affette da malattie croniche e rare stanno bene se possono divertirsi, stare con gli altri, viaggiare, fare sport e se possono farlo alla pari degli altri. Le nuove opportunità di sviluppo turistico richiedono però una maggiore attenzione alla qualità del servizio erogato piuttosto che alla quantità; questa esigenza pone l’operatore turistico in una condizione di “riqualificazione” della propria attività attraverso piccole soluzioni e/o atteggiamenti che rendono, al nostro cliente tipo, la vacanza davvero speciale. Da qui la necessità di dare alcune indicazioni di orientamento per la progettazione di una qualsiasi infrastruttura veramente “ospitale”. Crediamo infatti che un sistema ospitale non si realizzi solo attraverso una maggiore attenzione tecnica, ma è necessario coniugare il comfort ambientale con una gestione attenta dei servizi e una maggiore attenzione ai clienti che esprimono nuove esigenze turistiche”.
Fanno seguito alle parole degli esperti, la classifica dettagliata delle 10 città più accessibili in Europa per turisti con disabilità:
- Parigi
- Lisbona
- Milano
- Firenze
- Venezia
- Atene
- Amsterdam
- Praga
- Monaco
- Berlino