Perché ci comandano farabutti narcisisti
Sarà capitato anche a te: parli con la gente, e si parla del (disastroso) stato di salute del Pianeta. E degli altrettanto disastrosi leader mondiali, che lo stanno spingendo verso il baratro. Infatti il nostro mondo è governato da personalità che, per essere buoni, possiamo definire molto controverse. A cominciare dai tre più importanti: Trump, Putin, Xi Xinping. Tre dittatori (Trump ancora a metà) cui interessa non soltanto restare al potere per il resto della vita, ma anche vivere il più a lungo possibile. Infatti al recente vertice cinese Xi e Putin hanno dichiarato che il loro sogno è arrivare a 150 anni, ovviamente a capo del loro impero. Ideali, valori, benessere del popolo? Non pervenuti, se non nei soliti, retorici, discorsi ufficiali.
E’ un dato di fatto: il mondo è comandato da farabutti. E narcisisti: a loro interessa il potere, ed essere adorati. Trump è il caso più clamoroso: si lamenta della violenza della sinistra, ma qualche giorno fa, sul palco dell’American Cornerstone Institute, parlando del cancro maligno alla prostata di Joe Biden ha detto: “Biden è sempre stato un tipo stupido. Un figlio di puttana. Non sta andando troppo bene per lui in questo momento. Quindi, quando inizi a provare dispiacere per lui, ricorda che è un uomo cattivo”.
Capito? Davanti a una malattia atroce, Trump non trova altro che il modo di trasformarla in un insulto. Chiunque sia contro di lui è un delinquente: l’ha ricordato più volte. E lui, d’altronde, pretende che i leader del mondo vadano a “baciargli il culo” (le sue testuali parole) per avere, in cambio, qualche favore.
Trump: tra narcisismo e populismo estremo
Diversi psichiatri e psicologi (pur con il limite etico di non poter formulare diagnosi senza una valutazione diretta) hanno ipotizzato in Trump tratti di personalità narcisistica maligna: ha un bisogno costante ed estremo di ammirazione, una totale incapacità di accettare la sconfitta, ed una violenta aggressività verbale verso chiunque lo contraddica. Al di là delle etichette cliniche, il punto è chiaro: comportamenti di questo tipo, in un contesto politico, diventano rischiosi perché minano la capacità di cooperazione, di gestione razionale dei conflitti e di rispetto delle istituzioni. D’altronde l’America di Trump non ha più amici nel mondo: ha soltanto chi la teme e gli fa enormi complimenti, ma sotto sotto lo detesta, come noi europei e gli altri ex alleati; o chi, come Putin e Xi, lo prende in giro con grandi panegirici per poi fregarlo.
Altri casi nel panorama globale
Trump è noto anche perché cambia idea più volte al giorno: è instabile e inaffidabile. Ma non è un’eccezione. Altri leader storici e contemporanei hanno mostrato atteggiamenti che destano preoccupazione. A cominciare da Mussolini (Trump gli ha rubato la frase secondo la quale ha sempre ragione) e Hitler, in preda ai loro deliri di onnipotenza. Oltre a Donald, oggi l’esempio a lui più vicino è Kim Jong-un, il dittatore della Corea del Nord: un ometto cicciottello che in patria giudicano una specie di Dio.
I leader instabili piacciono al popolo
Gli individui con tratti patologici marcati possono essere affascinanti e catalizzare il consenso popolare grazie alla loro energia, sicurezza ostentata e capacità retorica. Non hanno mai dubbi: hanno sempre la risposta pronta a tutto, e questo attrae le persone più deboli, che cercano in loro una sorta di padre, o un Dio. Non a caso, Trump e Putin usano la religione cristiana (Trump evangelica e Putin ortodossa) per avere ancora più forza politica, Xi usa il benessere del suo popolo, e ciascun leader ha qualcosa di utile per le masse. Che, come i leader ben sanno, sono pronte a bersi di tutto. Soprattutto quando è in gioco il paradiso.
Ma ciò che può apparire carismatico, e anche divertente, in tempi di pace può trasformarsi in instabilità e pericolo quando la posta in gioco è la pace mondiale o la gestione di emergenze globali. Se Trump fosse il matto del suo paese non darebbe problemi a nessuno, ma essendo l’uomo più potente del mondo fa sudare molti di noi. In pochi mesi ha già trasformato il mondo, e quando lascerà il suo incarico – tra tre anni o altri sette, se cambierà la Costituzione americana e verrà rieletto – tutto sarà radicalmente cambiato. E i problemi? Quelli saranno, evidentemente, colpa degli altri.
Il futuro? Per loro non esiste
Avendo ormai una certa età guardo la mia vita e mi rendo conto di come sia cambiata. Da ragazzo parlavo soprattutto di amori; da giovane uomo parlavo di lavoro, e di soldi; e adesso con i miei coetanei parlo di salute, di volontariato e di cosa lasciare al mondo quando non ci saremo più. Se vale per me che non sono nessuno, figuriamoci quanto deve valere per chi ci comanda. Ma anche qui mi rendo conto che per loro il futuro è tutto nell’oggi: fanno tanto di quel male che se dovessero pensare a quando chiuderanno gli occhi proverebbero, forse, un po’ di paura (ammesso che, enfasi a parte, credano nell’aldilà). Sono tutti più anziani di me, perbacco: Trump va verso gli 80 anni, Putin ne ha 73, Xi Xinping 72, e gli altri grandi leader mondiali sono soprattutto maschi sopra i 70 anni.
Forse non è soltanto Trump il leader instabile, farabutto e narcisista; forse lo sono un po’ tutti. Come ne 1509 Erasmo da Rotterdam ricordava nel suo Elogio della follia, “In nessun luogo la follia si mostra più in tutta la sua grandezza che tra i tiranni.”
