Allevi, per chiudere il caso ci vuole un…”turco”
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Caso Allevi, che cosa aggiungere? In questi giorni molto è stato detto e sulla faccenda sono persino nati “gruppi” di discussione sul web. Bollani, Einaudi, Allevi: da qualche parte c’è scritto che sono la «trimurti della tastiera»; dei tre ascolto il primo. Bravissimo e divertente, qualche volta capita di pensare che è un po’ come il «prezzemolo», della serie accendi la tv e c’è lui che suona… Del secondo, Ludovico, mi piace il brano «Le onde» (il curriculum è eccellente; dagli studi con il compositore Azio Corghi a quelli con Luciano Berio. Produce anche lui per orchestra e ha fondato l’Einaudi Ensemble). Ma al di là delle strade di ognuno, delle critiche e delle difese, sulla definizione «musica contemporanea» tirata spesso in ballo è il caso di dire: «Andiamoci “piano“, molto “piano“». Battute a parte, per chiudere in maniera «pilatesca» ecco una segnalazione: occhio al turco! Lui è Fazil Say, classe 1970, di Ankara, ogni tanto passa anche in Italia, è uno che «viaggia». Una classica variazione in jazz. Sul tema…
In allegato: Fazil Say in «Paganini variations»