Il papà “dodecafonico” di Carlà Bruni in Sarkozy
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Forse non c’è stato abbastanza tempo ieri sera. Altrimenti se ne poteva parlare. L’apparizione della Bruni in Sarkozy alla trasmissione televisiva di un emozionato Fabio Fazio, programma con esibizione “live” di Carlà Bruni, intervista a lei medesima e conseguente show della insuperabile Litizzetto, forse poteva essere l’occasione per far saltar fuori ancor meglio le origini della protagonista. Fatte le dovute proporzioni, vocazione e interessi da chi li avrà ereditati la modella italiana-cantautrice-sposa presidenziale? Beh, non bisogna andare tanto lontano. Lei la musica l’ha respirata in casa perché il padre era il piemontese Alberto Bruni Tedeschi, nato a Moncalieri nel 1915 e scomparso a Parigi nel 1996, soprannominato l'”industriale dodecafonico”. Personaggio considerato unico con una vita divisa su più fronti; oltre al lavoro, la composizione colta e il collezionismo d’arte. Da non dimenticare anche la madre della top model, ovvero l’attrice e pianista Marisa Borini.
Ma toriamo ad Alberto Bruni, a un certo punto dell’esistenza anche sovrintendente del teatro Regio di Torino – c’è un libro a lui dedicato a firma di Piero Bona (381 pag, Marsilio editore) -: la sua prima opera “Villon” fu portata in scena a Bergamo all’inizio degli anni Quaranta; sul podio della direzione nientemeno che Gianandrea Gavazzeni, con l’interpretazione affidata alla cantante Giulietta Simionato. Nel 1953 ottiene il “Premio Trieste” con il poema sinfonico “Birkenhead”, e tra le molte opere scritte si ricordano “Diagramma Circolare” (in collaborazione con Gian Piero Bona), “La messa” rappresentata alla Scala e “Paolino, la giusta causa e una buona ragione” (presentata a Spoleto nel 1978), da cui è stato tratto un film interpretato tra gli altri da Charles Aznavour. Non basta? Carlà è andata per la sua strada, distante anni luce da dodecafonia e cose del genere. La sua prima incisione da solista “Quelqu’un m’a dit”, in particolare, ha spiazzato un po’ tutti: successo di pubblico ma anche di critica. Bellezza e grazia.
In allegato: “L’ amour” (live) di Carla Bruni