Quale brano rappresenta meglio i nostri tempi (dal 2000 in poi)? Quale spedireste nello spazio? Il sondaggio è aperto…
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Quale composizione rappresenta meglio i nostri tempi (dal 2000 a oggi)? A girare la domanda all’universo-mondo del web è anche questo blog – lasciate un commento – ma soprattutto chi ha avuto l’idea della ricerca “Multiphonic”, ovvero il mensile Altremusiche.it diretto da Michele Coralli, che è uno degli esperti in circolazione dei generi moderni – dal new jazz all’avant-rock, passando per le produzioni di classica colta -. L’iniziativa si concluderà nel 2010: gli interessati alla domanda posta dal periodico specializzato possono rispondere all’indirizzo – http://www.altremusiche.it – dopo aver letto le indicazioni che vengono date.
“Dopo quattro edizioni di referendum sulle migliori uscite discografiche, pubblicati dal 2002 al 2005 (nell’ultimo anno la vittoria è andata al compositore italiano Fausto Romitelli) con questa indagine poniamo un interrogativo ancora più specifico – spiega nella presentazione dell’iniziativa Coralli -. La nostra piccola presunzione è quella di poter raccogliere un piccolo elenco da mandare nello spazio, quello finito di Internet”. E a proposito di musiche e spazio una “piccola” variazione sul tema, non online ma cosmica.
Dal 1977 a bordo di una sonda Voyager della Nasa è in viaggio il “Golden Phonograph Record”, un disco d’oro che contiene informazioni di ogni genere sull’umanità, tra le quali anche un brano del russo Stravinsky: “Rite of Spring, Sacrificial Dance”, eseguito dalla Columbia Symphony Orchestra.
Che cosa manderei nello spazio – online però – in questo momento? Come altri che si interessano alla contemporanea da qualche tempo seguo con interesse una giovane compositrice austriaca, classe ’68: si chiama Olga Neuwirth; tra i suoi ultimi lavori l’incisione “Der Tod und das Madchen”, per sole voci e nastro magnetico. Ci sono i testi della scrittrice Elfriede Jelinek, a cui è stato conferito il premio Nobel.
In allegato: un altro brano (non contemporaneo) trasportato dalla sonda Voyager: “Iziel je Delyo Hagdutin (di Valya Balkanska)