Compositori / Manzoni e le “follie” di Artaud
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Una bella occasione per il pubblico. Quella di ascoltare la musica di Giacomo Manzoni, 77 anni. Omaggio del festival MiTo 2009 a uno dei padri della contemporanea italiana. Ultimo riconoscimento: il Leone d’oro per la carriera conferitogli dalla Biennale Musica di Venezia dell’era Francesconi. L’appuntamento è per sabato 12 settembre a Milano, all’Auditorium di Largo Mahler: sul palcoscenico saliranno l’orchestra Verdi diretta da Arturo Tamayo, il soprano Ada Caiello e l’attore Sandro Lombardi.
Maestro, in cartellone tre suoi lavori nati in periodi diversi, «“Insiemi“» del 1967, «Moi Antonin A.» del 1997 e «Progetto Eliogabolo» del 2007: in oltre trenta anni che cosa è successo alla sua musica? «Logicamente nel tempo c’è stata un’evoluzione. Una cosa necessaria, per non finire a ripetere la propria opere e se stessi…». Negli anni Sessanta ricerche di tipo materico, «considerando particolarmente importanti i timbri e le sovrapposizioni», spiega. Poi il periodo «in cui gli aspetti fonetici hanno pesato molto». Poi, negli anni Ottanta, ecco tornare una maggiore “complessità e la volontà di preordinare. Ma veniamo al cartellone…
«Il primo brano – spiega – fa parte di un momento in cui era affascinato dalla matematica. È ispirato alla teoria degli “Insiemi“ di Kantor (ndr. matematico tedesco). Musicalmente parlando ci sono blocchi sonori, timbri, ritmi che si avvicinano, si allontanano, si infittiscono, mutano… Nella seconda opera c’è un collage di testi (amore, guerra, vita) di Artaud; e a parte la prosa, l’orchestra tende a modellarsi sulla voce…». Il terzo lavoro si basa un testo scritto dallo stesso compositore; tema ispirato alla figura controversa dell’imperatore romano Eligabalo…».
Manzoni, tra un progetto musicale e l’altro (è all’opera, tra il resto, su una partitura in vista del festival di Lucerna), come critico, scrittore e uomo impegnato sul fronte della cultura, per una vita si è battuto per avvicinare il pubblico alla contemporanea: «Il bilancio? Purtroppo non è positivo. La società è più forte del singolo individuo. E intorno a noi c’è una società che non recepisce, diciamo distratta da altro…».
In allegato: un’opera di Manzoni.