Vacchi / E l’opera diventa un messaggio di pace e speranza
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Sarà l’opera “Ireni, Assalam, Shalom“, del compositore italiano Fabio Vacchi e con il contributo alla recitazione di Moni Ovadia, a coronare sabato 20 febbraio il Festival di musica da camera di Eilat: appuntamento culturale divenuto ormai tradizionale nella località israeliana sul Mar Rosso. L’opera, concepita da Vacchi come un segno di aspirazione universale alla pace e di rifiuto del terrorismo sull’onda degli eventi tragici dell’11 settembre 2001, non rappresenta tanto “un monumento alla memoria”, quanto un messaggio di non violenza che si riverberà sull’attualità, ha spiegato l’autore a margine di una conferenza stampa di presentazione organizzata oggi con il contributo dell’Istituto italiano di cultura in Irsaele. L’ispirazione di fondo, ha aggiunto, resta quella del celebre monito di Gandhi contro la filosofia della vendetta: “Occhio per occhio, e tutto il mondo sarà cieco”.
Per Vacchi si tratterà anche di un pegno proiettato nel futuro nel rapporto con Eilat, dove il musicista italiano è atteso di ritorno nel 2011 con una nuova opera basata sul romanzo ’Lo stesso mare”, dello scrittore israeliano Amos Oz. Affidata alla direzione dell’armeno-libanese George Pehlivanian – che guiderà per l’occasione l’Orchestra del Festival -, l’esecuzione di domani di “Ireni, Assalam, Shalom” si avvarrà anche del violino di Pavel Vernikov, concertista di fama internazionale di origine russa che insegna in Italia e in Austria e che da due anni ricopre il ruolo di direttore artistico della rassegna di Eilat. Mentre la voce recitante sarà quella di Ovadia, in una serata che prevede inoltre l’esecuzione del Concerto per pianoforte n.2 di Chopin (con la giovane pianista Katia Buniatshvili, vincitrice del Premio Chopin all’ultima edizione del Concorso Rubinstein), e della Sinfonia n.8 “Incompiuta” di Schubert.
In allegato: il violinista Vernikov e l’Eilat festival