Vostell / L’happening? “Suona” bene…
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Quando le arti si compenetrano. Arti plastiche, arti sonore. Studio delle forme e del rumore, materiali da indagare, da mescoltare, da sintetizzare. Materiali buoni, eventualmente, per creare un nuova scena: l’happening del non-suono? Ed è proprio la presentazione di “730 giorni hic et nunc“, opera dedicata all’inventore europeo della forma-installazione, Wolf Vostell (apertura il 19 ottobre presso l’Auditorium di Roma), che dà il “là” per ri-lanciare la questione del dove, quando e come proporre certe produzioni di certi segmenti della modernità, tipo lo studio, l’applicazione e le performace in cui tra i “protagonisti” c’è il suono.
Certo, stando sul nome Vostell come dire, la bilancia pende più sul versante arti plastiche e giù di lì – ma fino a un certo punto – ma è anche vero che innumerevoli sono gli esempi di opere e affini esibiti nelle Biennali nelle quali l’artista si presenta anche come scultore del suono. E dunque, apparenta se stesso e la sua produzione al mondo della sperimentazione musicale. Spesso poi, se l’evento vuol aprirsi in maniera più chiara verso i paraggi dell’arte e scienza sonori, ecco palesarsi esibizioni di formazioni piccole grandi, riconoscibili o meno (come accadrà durante l’appuntamento capitolino, con l’intervento Staalplaat Soundsystem) in cui la materia invisibile delle note è il proseguimento di quanto detto attraverso la materia visibile e solida.
Il discorso dell’installazione di cui Vostel è stato maestro si può legare al discorso della modalità con la quale proporre la musica contemporanea. Che – soprattutto nell forme più “spinte” – pare interessare maggiormente nell’ambito di esposizioni, installazioni, proiezioni e spettacoli. Il pubblico pare che apprezzi di più anche la nuova musica proposta con il teatro, il cosiddetto “teatro musicale”. Forse, tutto ciò, un messaggio per i direttori artistici degli enti italiani? Giustamente, di recente, il musicologo Mario Bortolotto in un articolo sul “Foglio” dedicato all’ultima edizione della Biennale di Venezia ha dato una stoccatina a chi nei teatri decide le programmazioni e spesso punta sul rassicurante. Ma forse non serve solo cambiare abitudini quando si compila la stagione dell’anno successivo. Occorre prendere in considerazione voci come “modalità” e “luogo”.
In allegato: evento di Kurt Vostell