Ricerca / Quanto fa “bene” l’ascolto passivo…
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Una scoperta tira l’altra. E, magari, nega la precedente. Negli ultimi tempi, nei confronti della musica, “va di moda” anche l’approccio scientifico. Studi neurologici, ricerche statistiche, misurazioni di diverso genere. Questo, si può dire, che è bene. L’importante è tenere sempre alta l’attenzione sull’argomento, visto che l’Italia, pure dal punto di vista formativo, se confrontata con altri Paesei occidentali, risulta assai indietro in questo campo. Ma per andare al dunque, l’ultima ricerca della serie, si può titolare così: “Ascoltare musica è scritto nei geni, in media gli ascolti sono di oltre 11 ore alla settimana”.
Dunque una scoperta della ricerca – che è stata svolta dall’Università di Helsinki e dalla Sibelius-Academy (prese in esame trentuno famiglie) e che è stata pubblicata dal Jornal of Human Genetics – è che su undici ore di ascolto 7,3 ore sono state rilevate “passive”, cioè che vengono subite. Di contro, una maggiore educazione musicale – afferma lo studio – tendono ad allungare i tempi dell’ascolto attivo. Dulcis in fundo, lo studio mostra un’associazione fra le varianti genetiche del recettore AVPR1a e la passione per la musica. Si tratta di un gene in precedenza associato alla comunicazione sociale e all’attaccamento, sia negli esseri umani che in altre specie. Insomma, anche la passione per le note – pur essendo un fatto biologico – è collegata al nostro codice genetico. Bene a sapersi.
Ora però attendiamo un nuovo studio sulla qualità della musica, sia subita sia no (interessante a proposito l’articolo (“Aiuto, c’è sempre un sottofondo musicale”) uscito su Repubblica sabato 26 gennaio a firma di Gabriele Romagnoli. Sarebbe interessante vedere quanta della musica scelta sia una musica con dei contenuti d’arte (di qualsiasi genere); e serebbe bello sapere anche di che “materia” sono fatti i suoni che rappresentano l’impatto non scelto: l’inquinamento sonoro, insomma. Ma nelle ricerche, come quasi in tutto, c’è sempre un ma… E’ stato dimostrato che se la musica fatta subire si chiama Mozart le piante crescono, l’uva matura e i giovani studenti sono più bravi a scuola… e avanti così. Alla prossima. Ricerca, ovviamente…
In allegato: Music For Airports di Eno