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Addio confini, arte e suoni:  i generi si fondono. Per renderese conto basta dare un’occhiata ai programmi e agli artisti-musicisti in circolazione. Musica, gestualità, performance e immagini vanno sempre di più sotto braccio, per quanto riguarda sia la ricerca sia la proposta nella sale. Una congiuntura favorevole in questo periodo ha voluto radunare tre personaggi di nota in questo particolare campo della contemporaneità. Due a Milano e uno a Venezia: rispettivamente si tratta dell’olandese Michel van der Aa, il francese Pierre Jodlowski e l’americano Christian Marclay.  Tre personalità che vale la pena non farsi sfuggire, tre personalità che singolarmente sono impegnate in diverse paniere e con diversi “pesi” a scardinare o a fondere o a far semplicemente dialogare i generi.

Il primo van der Aa, come ricordano dalle parti dei Sentieri Selvaggi (l’associazione musicale milanese che porta il personaggio l’8 giugno e il 9 giugno al teatro Elfo Puccini di Milano dalle 21) è uno dei compositori più innovativi sulla scena musicale contemporanea (allievo del guru Louis Andriessen), “il cui linguaggio musicale – di grande spessore semantico – è spesso caratterizzato da elementi provenienti da altre discipline artistiche come appare evidente nel suo lavoro Transit che pone il relazione il suono e l’immagine video”.

Secondo della mini-pattuglia di innovatori, ovvero Jodlowski (mercoledì 8 giugno alle 20.30 a villa Simonetta a Milano, presso l’IRmus), è uno dei “figli” dell’Ircam di Parigi: “Il suo lavoro – viene ricordato dall’IRmus – è presentato anche in circuiti non strettamente musicali, come gallerie, musei e teatri: interseca infatti diversi campi, lavorando” anche “sull’immagine…”.

Chiude Marclay, il cui percorso intellettuale risulta assai diverso – nel suo caso decisamente più legato all’immagine -: lui artista multimediale e compositore, vive e lavora a New York. Nelle sue performances musicali utilizza vinili e altri supporti che “manipola, deforma in modo da produrre degli effetti speciali. Ha collaborato con musicisti quali John Zorn, Butch Morris e Shelley Hirsch. Lo si è potuto intercettare nella città Serenissima qualche giorno fa in occasione della Biennale, che quest’anno – per la categoria migior artista di Illuminazioni – gli ha conferito il Leone D’Oro, poiché “negli ultimi trent’anni ha scardinato i confini tra diversi generi e forme artistiche”.
In allegato: musiche di Pierre Jodlowski