Generi / A proposito di “Onkyo” e “Japanoise”…
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Viaggio nel free jazz di marca giapponese, coi suoi protagonisti. In testa Masayuki Takanagi, libero improvvisatore e ricercatore impegnato sul fronte del “rumore”. Siamo all’inizio degli anni Settanta, un pezzo di storia fuori dalle nostre rotte abituali – e anche no -; dove il free ha assunto connotati diversi rispetto a quelli occidentali; interessante da esplorare.
A ripescare l’argomento, ri-aprendo quindi la discussione su filioni nati assai lontano geograficamente e culturalmente, in questo caso nel Sol Levante – è stato un articolo titolato “Otaku jazz” di Federico Savini (sul numero di luglio/agosto del mensile Blow Up). Giustamente il servizio ricorda che “i padri pellegrini del free-jazz giapponese” hanno “portato alla nascita di una nuova estetica, da cui è germogliato l’intero complesso della nuova musica nipponica”. Ovvero: il “Japanoise”, l’improvvisazione “Onkyo”, la psichedelia e il new wave anni Ottanta. Vediamo, in sintesi, almeno le prime due; sicuramente le meno conosciute dal grande pubblico.
Onkyo (“riverbero”) – Detto in soldoni è la scuola rumoristica giapponese in azione a metà anni degli Novanta. In alcuni casi, in scena, vere e proprie provocazioni che hanno però contibuito a creare un nuovo linguaggio. C’era chi suonava con giradischi senza dischi (ma Cage a un certo punto ha suonato il silenzio – vedi il “brano 4 e 33”), altri invece usavano il mixer in larsen. Nomi: Yoshihide (http://www.youtube.com/watch?v=PJw9az9vAf4), Rowe e Nakamura.
Japanoise – Si tratta di un genere musicale che si è sviluppato alla fine degli anni Settanta: il termine viene utilizzato per descrivere diverse forme della scena rumorista nipponica. Comune denominatore: grande espressività e libertà d’azione. Il gruppo più popolare è quello degli Hijokaidan (http://www.youtube.com/watch?v=9Gdyp9r-ChU&feature=related). Va fatto notare che le pubblicazioni degli artisti di questi generi sono state spesso assai limitate, spesso registrazioni “live” difficili da reperire.
In allegato: interpretazione di Masayuki Takayanagi