Il ricordo / L’altra faccia di Jon Lord
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Molti musicisti-artisti di spessore, che hanno trovato il successo nei generi commerciali, non hanno mai dimenticato la musica d’arte e la musica d’uso di alto livello. Uno di questi è stato il pianista-tastierista Jon Lord (1941-2012) rimasto nel firmamento come il fondatore-anima del gruppo Deep Purple, come innnovatore dell’organo Hammond, come uno dei tastieristi più famosi del rock. Onore a Lord dunque, scomparso all’età di 71 anni lunedì 16 luglio dopo una lunga malattia.
Del suo nome legato ai Deep tutto si è scritto e tutto si scriverà. Ma forse è rimasto meno conosciuto l’altro volto dell’artista. Quello che l’ha rappresentato – sia negli anni della giovinezza sia negli anni della maturità – come musicista dedito ai generi e alle musiche d’arte e ricerca (anche i Deep stessi, va precisato, furono ricerca del suono, innovazione, avventura).
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Primo, l’improvvisazione. La storia parte negli anni Sessanta, quando questo virtuoso dopo il diploma al Royal College of Music, ebbe non poche esperienze come pianista jazz, prima di far parte della Red Bludd’s Bluesicians. Secondo, spesso nel rock rivelò il proprio stile unendo la sua solida preparazione di pianista e organista classico – a proposito notevoli le inflenze di Beethoven e Bach – alle più energiche esecuzioni all’Hammond. Terzo, eccolo dedito alla colonna sonora: all’inizio degli anni Settanta collaborò con Ashoton Gardner & Dyke per le musiche del film The Last Rebel. Quarto, una strizzatina d’occhio alla Classica, con un lavoro di respiro orchestrale, Beyound The Notes, registrato in collaborazione con gli archi del Trondheim Soloist.
Infine due parole su lui e il progressive che lo rese famosissimo: la sua storia coi Deep Purple è arcinota, un accento merita il lavoro da lui compiuto come esploratore e inventore di suoni. Con l’organo Hammond, di cui fu tra gli esponenti più autorevoli, riuscì a rendere il suono a dir poco ruggente, adatto al sound hard rock.
In allegato: musiche di Jon Lord