Storia e memoria / Studio di fonologia Rai, Gorli a Milano riaccende i transistor
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C’era una volta lo studio di fonologia Rai di Milano. Nasceva nel 1955 ad opera di un gruppo di illuminati, con in testa i compositori Luciano Berio e Bruno Maderna. Un laboratorio avanzato per studi ed esperimenti di musica concreta ed elettronica, operò sulla scia dei centri di Parigi e Colonia: divenne il “terzo polo” europeo del genere. Nel febbraio del 1983 lo studio venne chiuso. In Italia è andata così, mentre nel resto del mondo i centri hanno continuato a esistere, vedi l’Ircam di Parigi. Ma il passato ogni tanto ritorna, e in questo caso si può dire, per fortuna. Quando meno per non dimenticare di che cosa è stata capace, di cosa è capace la cultura italiana.
Nell’ambito della stagione del Divertimento ensemble – Rondò – sabato 16 marzo 2013 (con un altro appuntamento il 13 aprile) al Castello Sforzesco di Milano, dove in parte è stato ricostruito lo studio di fonologia Rai così come era, dalla ore 16,30, in occasione delle celebrazioni per il decennale della scomparsa di Berio, verrà eseguita una serie di composizioni ai tempi da lui firmate che vennero concepite e realizzate nel centro sperimentale. “Ritratto di Città” (1954), il primissimo brano con cui si fece il test delle trasmissioni, “Momenti” (1960), “Perspectives” (1957) e “Mimusique” (1953). Alla regia del suono il direttore-compositore Sandro Gorli che in gioventù collaborò con lo stesso Berio. Introduce all’ascolto il musicologo Veniero Rizzardi.
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Nel 1952 Berio poté assistere a un’esecuzione di musica per tape recorder: “al Museum of Modern Art assistetti a un concerto diretto da Leopold Stokowski che, a metà concerto, si rivolse al pubblico dicendo «adesso vi lascio, due altoparlanti prenderanno il mio posto». Fu in quell’occasione che ascoltai per la prima volta musiche elettroacustiche (la chiamavano tape music). […] Arrivato a Milano, alla RAI, mi sono procurato dei filtri, degli oscillatori, dei generatori di suono bianco e mi sono fatto allestire un variatore di velocità: le stesse povere apparecchiature, cioè, che abbiamo impiegato per la realizzazione di Ritratto di città.” Come scrive Angela De Benedictis: “Berio comprese fin da subito (con intuito e sagacia notevoli) che, per la sua libertà da schemi precostituiti e per la sua alta permeabilità, questa nuova musica, oltre ad aprire il mondo dei suoni a inedite soluzioni ritmiche e timbriche «attraverso una più coerente e più salda organizzazione creativa», poteva adattarsi perfettamente a differenti situazioni psicologiche, ossia alla sonorizzazione «di copioni radiofonici, televisivi e cinematografici»”.
In allegato: musiche di Luciano Berio