Pillole amare / I Grandi del Novecento scomodati per niente
[youtube YclppeD82lo nolink]
MA LASCIATE IN PACE IL “POVERO” SATIE
L’altro giorno si parlava di una nuova pianista pare di marca minimal, una di quelle che adesso sta facendo il gir: bella (non c’è che dire), brava (sentito il cd) e accattivante (immagine costruita ad hoc). Tra gli addetti ai lavori qualcuno di che che la sua musica ricorda quella del compositore del Novecento francese Erik Satie. Per carità ognuno può dire quello che vuole, e in fondo a sentire la sua musica, con le dovute proporzioni, è anche un poco vero. Ma qui non è in contestazione la proposta musicale – ognuno ascolta, valuta se gli piace acquista e segue – ma il fatto che per esistere farsi largo si faccia uso di un super traino. Cioè dico, per fare in altro esempio, con un altro strumento: spunta un violinista jazz e passa leggenda che è come Paganini. A parte che se uno vuole sentire Paganini mette su un cd dell’originale, poi c’è il fatto che certe etichette possono rivelarsi delle pietre tombali, nel senso che è bello pensare che uno è quello che è, nella sua originalità, tanto o poco che sia, a meno che non abbia bisogno del mito a cui attaccarsi, allora ben presto scoprirà che camminare sulle proprie gambe è assai diverso.
[youtube daOL3KJyAZA nolink]
MEGLIO TARDI CHE MAI
La notizia non può che far piacere: la nascita in provincia di Pavia, precisamente in quel di Stradella, di un museo dedicato alla fisarmonica. Vien da dire “meglio tardi che mai”, perché il suddetto strumento che ha 250 anni di vita porta con sé e in sé un carico di storia, d’arte e di tradizioni impressionante. Senza contare che non ha ancora smesso di regalare sorprese: infatti, sebbene un certo immaginario releghi la fisarmonica al mondo popolare italiano e non, questo strumento – giusto per dire una – viene usato anche per repertori di musica contemporanea. Sia per il suo particolare suono sia perché – l’evidenza lo testimonia – è come una vera e propria orchestra.
In allegato: musiche di Erik Satie e di Luciano Berio