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Tutta la stima al compositore che si affaccia o si è affacciato con idee nuove e commestibili, ma accendere roghi sotto le avanguardie storiche europee – come a volte e ciclicamente viene invocato – questo no, please. Se non altro perché anche quel periodo, pur certamente infarcito di rigide astrazioni ideologiche – come spesso viene osservato – ha portato acqua al mulino dell’avventura intellettuale della musica. E molti lavori, non pochi discutibili quanto si vuole.

E’ vero, la voglia messa in pratica di rompere anche in maniera traumatica per costruire un nuovo ordine ha partorito anche mostri sonori. Il pubblico, il grande pubblico è fuggito a gambe levate e non pochi compositori forse hanno pagato lo scotto di non appartenere al nuovo filone. Ma tutto serve: anche il serialismo più spinto ha fatto il suo discorso ed era comunque un discorso, bello o brutto, insopportabile e non. Una tappa dell’evoluzione.

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Adesso, ma a dire il vero ormai da decenni, le rotte sono cambiate, e non si compone più come allora. I linguaggi sono quasi tanti quanti i compositori e sono in fuga come le galassie, secondo la moderna visione della cosmologia, e – anche se tanti continuano colpiti dalla coazione a ripetere –  molte critiche vengono mosse agli artefici di quegli anni, giusto per citarne alcuni italiani: da Luigi Nono in poi. Pur condividendo in gran parte le tante osservazioni che circolano non mi sento di accendere i fuochi sotto il cadavere che rappresenta quel periodo: la “santa” inquisizione c’è già stata.

L’arte musicale ora passa per altre concezioni ed estetiche che danno vita a belle creature ma anche a topolini e a blatte (anche queste utili all’ecosistema). C’è chi con materiali vecchi costruisce edifici nuovi – giusto per fare citazioni –  con notevoli risultati, e il contrario: chi si affanna a cercare il nuovo e produce materiale che sa di stantio.

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Personalmente, mi capita di trovare il tempo per aggirarmi nel deposito semi-dimenticato delle opere dell’avanguardia storica – magari eseguite una sola volta o per nulla eseguite -; giacciono come carcasse di dinosauri disossati, tra le ombre della notte, luoghi scuri e profondi, cimiteri di navi affondate. Anche questo ha il suo fascino: senza contare che quelle teste, non poche fini se non finissime anche se un po’ “matte” e fortemente orientate senza compromessi, muovendosi per e nell’utopia hanno cercato di cambiare il mondo, hanno cercato…
In allegato: musiche dell’avanguardia storica