Donatoni rivive al museo / Musica, panorami e promenade: se così l’avanguardia è più… lieve
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Domenica 16 marzo al museo del Novecento a Milano ci sarà un altro dei concerti della rassegna dedicata allo scomparso compositore italiano Franco Donatoni. Ci sono diversi motivi per andare a questo recital organizzato dal Divertimento Ensemble di Sandro Gorli – il programma recuperabile sul sito (suonano Luca Avanzi e Corrado Rojac) -: in primis ovviamente la proposta musical-celebrativa per Donatoni – sul quale si possono leggere e sentire molti materiali online dunque inutile soffermarsi sull’ennesima presentazione -, poi per ri-scoprire un pezzo della nostra storia musicale moderna, da non molti a quanto pare frequentata, almeno a giudicare dalla quantità di pubblico a questi appuntamenti; a quello del 2 marzo per esempio, compreso chi scrive c’era un’ottantina di persone a sentir suonare anche il bravissimo violinista figlio d’arte Lorenzo Gorli.
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Inoltre: il luogo. Dal pianoterra del museo su con l’ascensore fino all’ultima grande sala del museo in alto, uno spazio aperto sulla piazza e sul Duomo, uno spettacolo grazie al panorama e al gioco delle vetrate che lo rendono accessibile. E soprattutto uno spazio senza poltrone, grande superficie sulla quale passeggiare ammirando il monumento religioso, gli oggetti, gli individui; ascoltando… (comunque all’occorrenza ci sono degli sgabellini). Si dirà, che c’entra con la musica tutto ciò? C’entra, c’entra: perché uno dei dibattiti attuali, a dire il vero ormai un tormentone, è come proporre diversamente la musica d’avanguardia e contemporanea, che non sempre, per essere dolci, offronono brani di facile ascolto e rapida assimilazione, e che dunque possono mettere a dura prova pazienza, resistenza e passione. Conseguenza: senza la possibilità di muoversi c’è chi almeno nella fantasia (alcuni nella pratica) fugge al passo del leopardo. Quindi già tre motivi per essere presto in cima al palazzo museale: l’autore con le sue creazioni per chi vuole ascoltare o ri-ascoltare o scoprire, un’esperienza cultural musicale o musical-artistica (in abbinamento col bellissimo museo) e l’insieme anche spot, un po’ di musica anche passeggiando tranquillamente non legati alla poltroncina senza poter tossire come accade in un auditorium. Ma ora qualche piccola nota dolente.
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Certo, chi non è appassionato e chi non frequenta il “giro” tra la musica nuova e il pubblico non di fedeli ma di fedelissimi – almeno il precedente sembrava proprio così a giudicare dai numeri e dai comportamenti prima e dopo – forse potrebbe rischia dire sentirsi un pesce fuor d’acqua, ma provare perché no: è bello. Spesso summit a elevato contenuto, chissà perché vengono praticati perlopiù da addetti ai lavori, amici degli addetti ai lavori, parenti dei medesimi e così via, e ovviamente una certa intelligenza cittadina; non mancano le belle signore e i guru. Quando scatta l’applauso ci si saluta tra musicisti, direttori d’orchestra compositori, critici musicali, organizzatori e così via; molte teste imbiancate dal tempo. Fa specie vedere pochissimi giovani. Ma forse questa è una partita che in Italia non si può sempre vincere, anzi. E’ la solita litania: c’è troppa musica di consumo e poca cultura musicale. Ormai lo si dice in tutte le salse. Dulcis in fundo le proposta una domenica mattina qualsiasi sono troppe. E uno non sa cosa scegliere. Ma è sicuro: se si va a concerto con le musiche di Donatoni non si resta delusi.