Cronache di un incontro 2 / Ligeti, il big bang della “Musica Ricercata”
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Il primo brano di Musica ricercata (65 battute in tutto, materiali: interi, metà, quarti, ottavi, trentaduesimi e relative pause), che è tutto basato sulla nota “la”, è stato ideato di fatto sfruttando le possibilità offerte da parametri diversi da quello delle altezze. Nel pezzo si ritrovano: 1) tempi diversi (si parte col “sostenuto” – 5 battute -; si prosegue con “misurato” – 34 battute -; poi il “prestissimo”- 22 battute – per ritornare alla fine al “sostenuto” – 4 battute); allargamento e restringimento delle ampiezze (la nota utilizzata per la composizione viene scritta/collocata, suonata e ribattuta in diverse ottave), linea “melodica” con ritmi regolari e irregolari (la nota viene presentata attraverso diverse figurazioni, come a creare una “melodia poli/ritmica”, non basata principalmente sulle altezze, con sincopi, terzine e pause asimmetriche); narrazione (l’idea di utilizzare diversi tempi crea una sorta di drammatizzazione che dà un senso al brano per intero e alle sue singole parti); l’elemento di rottura (nel finale viene introdotta inaspettatamente la nota “re”) che pur “tradendo” le premesse iniziali, allo stesso tempo le conferma in maniera forse ironica: si può scrivere un brano con una sola nota e la seconda solo in chiusura… forse anche una “porta” per andare avanti col secondo brano (costruito su due note); le differenti dimensioni del timbro (nei diversi momenti del brano è un elemento che crea impulso e forza oppure all’ascolto si affievolisce creando un gioco di possibilità uditive).
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L’introduzione (tempo sostenuto) in una possibile lettura di tipo cosmologico fa pensare a un big bang: un’esplosione di note che dal nulla ritorna subito nel niente. Come se il compositore avesse voluto dare un’idea della creazione del mondo. E’ un brano che, nel suo essere organico o architettonico, attraverso le sue timbriche indaga anche il concetto di suono in rapporto allo spazio che al principio viene creato dall’esplosione sonora. Già dal tempo “misurato” si notano due linee che dopo qualche battuta iniziale procedono insieme con ruoli differenti: la linea superiore “melodica” rappresenta un elemento “caotico”, mentre l’elemento inferiore di accompagnamento rappresenta la “stabilità”, l’”ordine”. Tutto si espande, la forma è un’intensificazione, spazi vuoti sempre più rari – almeno fin verso la conclusione – la scrittura pur avvalendosi di un’altezza diventa sempre più densa: tutti i parametri scelti per costruire sul “niente” la narrazione – suono, ritmo e dinamiche – vengono messi in gioco e alternati. Il risultato: è un “sound” primitivo, incalzante, magico che culmina in un improvviso baratro che è rappresentato da una battuta vuota, il silenzio. Infine l’elemento di rottura: quel “re” che contraddice la premessa, uno stargate che rappresenta la fine del dramma -(sforzatissimo) – per aprire a una nuova realtà musicale, ovvero alle pagine successive.
In allegato: primo brano della musica ricercata e il brano “Lontano”