In palcoscenico / Se Re Artù “suona” contemporaneo
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Teatro barocco e teatro contemporaneo: “È attrazione fatale, si tratta di due epoche sghembe, in bilico, senza un centro, in cui viviamo come una meraviglia, sentendoci al centro del mondo con gli alias, le icone, le apparizioni e rappresentazioni, ma basta manchi la corrente per un momento, e tutto precipita all’improvviso”. Parole all’Ansa di Luca Scarlini, drammaturgo di questa riduzione del “King Arthur” di Purcell su testo di John Dryden, proposta dai Motus con regia di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande, che arriva per RomaEuropa sabato 18 ottobre e domenica. all’Argentina.
“Siamo sempre alla rottura nel cielo chiuso di Edipo, di cui parla Pirandello nel Mattia Pascal, che lo trasforma in Amleto. E la melanconia è il sentimento di fondo (cosa c’è di più malinconico di un selfie?)”, sottolinea. Insomma questo dramma su Re Artù, ma un Re assai diverso da quello eroico del mito o della Spada nella roccia, nato in un momento di drammatica trasformazione della società inglese, dopo la caduta di Cromwell, finisce per essere molto vicino agli spettatori d’oggi. E la musica è il tramite più forte e coinvolgente.
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Il tutto con la presenza di spiriti magici, quelli di Philidel e Grimbald, che rimandano direttamente agli shakespeariani AriUno spettacolo in cui, con la musica dal vivo nella riscrittura di Luca Giardini, che dirige l’Ensemble Sezione Aurea (oltre a due soprani e un controtenore), la meraviglia e le macchinerie sono costituite dai video, con immagini fantastiche e altre che collegano il passato all’oggi (la guerra è rievocata dai rumori di battaglia e da una grande foto aerea della Bretagna presa durante un bombardamento della seconda guerra mondiale.
In allegato: musiche dello spetttacolo