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In fondo, a volte, è come parlare di scienze. Più che altro la scelta è collegata al piacere della divulgazione. Altre volte il gioco si fa difficile e ci si ferma alla superficie. Uno dei modi per occuparsi della musica, in particolare forse di quella cosiddetta “contemporanea” (si badi bene, produzione occidentale dal Novecento in poi, con tutte le sue strizzate d’occhio e mescolanze per non dire come al solito “contaminazioni”), secondo chi scrive lo si potrebbe ricavare da un passaggio compreso nel libriccino “La fredda bellezza – Dalla metafisica alla matematica” del matematico André Weil, raccolta di scritti a cura di Niccolò Argentieri (pagine 75, Castelvecchi).

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Scrive sulla matematica e noi prediamo in prestito per il “nostro genere”: “Di norma, il compito di ridurre questa distanza spetta alle opere di divulgazione (o l’approccio, ndr), il cui obiettivo primario dovrebbe essere quello di trasmettere, a chi non frequenta professionalmente, alcuni aspetti essenziali di una disciplina, spiegandone, in un linguaggio diverso da quello usato dagli specialisti, la valenza culturale, gli obiettivi e le procedure (…)”.
In allegato: musica e matematica