Music Hub Milano / Se gli inquilini della “nuova casa” fanno troppi capricci
Si fa presto a dire “esperimento musicale e… sociale”. Qualcuno che conosce queste dinamiche umane l’ha pure detto, tra il serio e faceto. Ma stavolta, davvero, bisogna dare fiducia. Certo la convivenza sotto lo stesso tetto – e che tetto: si tratta della Fabbrica del Vapore di Milano – di anime tanto diverse, a volte non potrà essere facile. Ma ci devono riuscire, ci riusciranno. E’ caduto il Muro di Berlino, è finito l’embargo a Cuba, vuoi che sei associazioni di musica contemporanea non si mettano d’accordo nel comune interesse? Missione possibile.
La notizia è che è nato il Contemporary Music Hub Milano, una sorta di nuova “casa” per chi fa ricerca, produzione e concerti. A parlarne su “Classic Voice” di gennaio, in un’intervista, Sandro Gorli, compositore e fondatore del Divertimento Ensemble, che proprio in questi giorni, tra l’altro ha anche illustrato la sua nuova stagione, al via del 21 gennaio prossimo. Ma eccoci alla serata clou dell’evento Hub – avvenuta prima di Natale – : è stata un’occasione per incontrare le parti coinvolte nel progetto (Agon, Divertimento Ensemble appunto, Mdi Ensemble, MMT Creative Lab, Repertorio Zero e Sentieri Selvaggi) e respirare l’aria che tira. Nel salone aperto alla “comunità musicale cittadina e non” tante strette di mano, scambi di idee ma anche indifferenze, come a volte accade tra persone gelo e vecchi rancori, soprattutto tra chi ha o aveva convinzioni musical-artistiche opposte. Evento comunque gradevole e interessante, ben organizzato, con momenti musicali e installazioni. Qualcuno ha commentato con “gli stati generali della musica contemporanea…”.
La neonata realtà associativa di secondo livello (?) – un luogo dove i gruppi dovranno condividere spazi, uffici, servizi, sale prova e strumenti per lavorare e aver per esempio la possibilità di non usare parte dei propri fondi per pagarsi l’affitto di una sede – ha visto la luce grazie all’impegno del Comune, in particolare dell’assessore alla Cultura, il compositore Filippo De Corno, che per dovere e piacere di cronaca va ricordato: è stato il fondatore e a lungo animatore in primo piano dei Sentieri, insieme al collega Carlo Boccadoro. E chi scrive ricorda bene quando Del Corno, qualche anno fa ancora in campo nella musica attiva, durante una conferenza stampa a palazzo Marino, per la stagione della “sua” ensemble, aveva accennato al progetto dell’hub – che allora non aveva un nome – che ora è stato realizzato. Era l’era Moratti e l’impegno in politica del compositore a quel tempo non era neppure immaginabile. E meno male che è finita bene; progetti, idee e parole che sono diventati realtà. Il quartiere generale scelto e messo a disposizione è bello e adatto, le associazioni in ballo sono tra le migliori in Italia e non solo; a Milano, un posto così per fare “rete”, in questo campo, mancava davvero.
Qualche tempo fa un istituto ha fatto una ricerca nel capoluogo lombardo individuando un centinaio di soggetti musicali, dai gruppi, alle case editrici, passando per orchestre e locali. Fra i principali problemi individuati, proprio quello degli spazi dove fare musica, nonostante le dimensioni della metropoli meneghina e tutta la retorica che alcune volte l’accompagna. L’operazione dell’hub sicuramente va a riempire un vuoto che magari in altre città europee, mondiali, già da tempo non c’è più. Ora devono fare la loro parte gli uomini. Palazzo Marino, probabilmente, in cambio di questo sforzo vorrà avere in mano almeno qualche concerto se non un cartellone.
E qui viene il “bello”. Perché la diversità dei linguaggi degli attori coinvolti ha spesso creato tra di loro, diciamo, delle incomprensioni. Con eccezioni. C’è chi durante la serata dicembrina, tendeva la mano all’altro, invitando a trovare punti di contatto, altri non si sa. Ma dopo l’evento sui social sono comparsi pure commenti non certo amichevoli, qualche ora dopo scomparsi, in nome della diplomazia.
Infine c’è la pattuglia degli esclusi e delusi. Altre associazioni che lavorano a Milano che non sono state invitate a far parte del network. Alcuni hanno fatto spallucce dicendo che tanto in un modo o nell’altro si collabora, in un caso ci sono state le dimissioni del presidente di un’associazione non invitata a far parte in segno di protesta, come a dire “io qui che ci sto a fare”. Correnti musicali, tipo neoromantici e dintorni, forse neanche interpellati. La spiegazione è che sono state invitate a far parte dell’hub le associazioni che, oltre a proporre un festival e/o programmazioni varie, fanno anche produzione musicale. Non a caso, nell’hub manca Milano Musica, che a ottobre propone il suo cartellone.
Infine commenti su come è stato chiamato il nuovo soggetto, “Contemporary Music Hub Milano”, appunto, per certuni discutibile perché si dovrebbe ridefinire che cosa è la musica contemporanea; forse qualcuno preferiva “musica oggi”. Comunque tra entusiamo, energia e gossip qualcosa di buono si è mosso. C’è una “nuova casa”, ora vediamo se i suoi abitanti vogliono abitarla, insieme. Restando in attesa di un’opera prima.