Prima mondiale al Mac / Violino e pianoforte: i Preludi di Chopin, ma alla Castelnuovo-Tedesco
[youtube ef-4Bv5Ng0w nolink]
Ricomincia, dal settimo dei suoi dieci concerti, il viaggio del duo formato dal violinista Fulvio Luciani e dal pianista Massimiliano Motterle per laVerdi, entro le Sonate per pianoforte e violino di Beethoven. Appuntamento domenica 25 settembre (ore 11.30), al M.A.C. in Piazza Tito Lucrezio Caro 1 a Milano. In locandina: Beethoven, 6 Allemande (WoO n.42) (1795-96); Chopin, Preludi dall’op.28, versione di Mario Castelnuovo-Tedesco (1944) prima esecuzione mondiale; Šostakovič, Preludi dall’op.34; Beethoven, Sonata in la maggiore op.12 n.2 (1798).
“In anni molto vicini – spiega Fulvio Luciani – a quelli in cui Beethoven inseguiva l’idea di una forma di grandi proporzioni, che in qualche misura si costruisse da sé grazie alla tecnica della variazione, Chopin scrisse i Preludi, che descrivono il mondo in un solo gesto. Tutti sappiamo che poche parole possono essere intense quanto un appassionante romanzo, e rimanere, e lavorare nella nostra memoria e nella nostra coscienza altrettanto a lungo. Nel Novecento Šostakovič volle rifarsi a Chopin, e Mario Castelnuovo-Tedesco volle destinare al violino e pianoforte quel che Chopin aveva destinato al pianoforte solo. Li si ascolta qui a confronto, Castelnuovo-Tedesco per la prima volta”.
[youtube EVuEBpYvk30 nolink]
E ancora: “Per anni il nome di Castelnuovo Tedesco è stato associato all’idea di una piacevole retroguardia: un compositore a cui non si poteva non riconoscere un talento, ma senza importanza. Si era abituati a pensare che la strada maestra dell’esperienza musicale del Novecento fosse quella della Nuova Musica, quella della seconda scuola di Vienna e poi di Darmstadt, e che tutto quanto non fosse schierato sul fronte dell’Avanguardia non meritasse interesse. Poi, ci si è resi conto che la Nuova Musica faticava ad essere accolta dal pubblico, e che molte altre esperienze andavano riconsiderate, prima fra tutte quella della musica da film. Oggi, che quel pregiudizio sembra definitivamente superato (…)”.