Notte elettronica / La poetica di Parmégiani e Fabris all'”Inner Spaces”
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Continua con un programma degno di nota la rassegna di musica elettronica targata San Fedele a Milano. Per intenderci la manifestazione la cui direzione artistica è affidata all’esperto padre Antonio Pileggi: “Inner Spaces #2”. Oggi, 17 ottobre, in cartellone un compositore-star del genere: si tratta del francese Bernard Parmégiani (1927-2013). Nella sala dell’ente, dove viene anche custodito e impiegato uno dei pochi acusmonium sator al mondo (super diffusore sonoro, ndr), viene eseguito il seguente programma: immer/sound (1999), Espèces d’espace (2002) e Reveries (2007). Ma ad aprire la serata sarà il giovane e ottimo compositore Francesco Fabris con la sua opera “Kigen”, una prima assoluta (lavoro audiovisivo commissionato da San Fedele Musica al vincitore del premio San Fedele 2016). Ecco i profili dei due compositori:
Francesco Fabris, Kigen (2016)
Liberamente ispirato al racconto della Genesi dell’Antico Testamento, Kigen (in giapponese origine) è suddiviso in sette sezioni corrispondenti ciascuna ad un giorno della Creazione.
Le durate e le dinamiche delle sezioni sono determinate seguendo delle matrici temporali derivate dalla sequenza di Fibonacci. Il brano è realizzato per quattro canali spazializzati a partire dalle caratteristiche dell’acusmonium Sator. Il live electronics sarà composto da una parte acusmatica accompagnata da processing in tempo reale di suoni concreti generati da oggetti rappresentanti gli elementi caratteristici di ciascun giorno della Creazione.
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Bernard Parmégiani
Trittico elettronico con videomapping interattivo Tre opere riunite in trittico dell’ultimissima produzione artistica di Bernard Parmégiani, presentate per la prima volta con l’interazione visiva in videomapping dell’artista australiano Andrew Quinn. Parmégiani è stato il più noto rappresentante della musica acusmatica, quel genere musicale nato in Francia a partire dalla musique concrète di Pierre Schaeffer. Tale musica è prodotta in studio mediante rielaborazione e trasformazione delle sequenze registrate e si presenta su un supporto (nastro magnetico, CD audio ecc.) che viene eseguito con un sistema audio spazializzato. Il termine acusmatico ricorda il nome dato da Pitagora al modo di insegnare la filosofia ai suoi discepoli dietro un velo e nell’oscurità, per renderli più attenti al suo discorso. L’altoparlante è la metafora del velo di Pitagora. La musica acusmatica ha per scopo di sviluppare il senso dell’ascolto, l’immaginazione e la percezione mentale dei suoni. Un ruolo fondamentale in questo genere musicale è quello dell’interprete, che dalla consolle cura la diffusione delle opere fissate su supporto, intervenendo sul volume, sul timbro, sulla densità dei suoni e sulla loro collocazione nello spazio; tenendo conto delle caratteristiche della sala e della risposta del pubblico.