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Se c’è uno sperimentatore che come si dice “spazia”, questo in Italia è sicuramente il pianista Cesare Picco. Basta, alla prima occasione, andarlo a  a sentire a suonare e parlare della sua musica, per capirlo fino in fondo al di là dei profili e dei video che girano in rete, soprattutto i video che danno l’idea, ma ricordiamocelo, la musica vale il doppio quando si affronta di persona, dal vivo, perché è doppiamente viva. In attesa del suo nuovo album, che probabilmente uscirà in autunno, la prima occasione utile per risentire Picco è nell’ambito de “I magnifici 7”, la rassegna di incontri ideata e curata dal critico e giornalista Enzio Gentile che dopo il 13 luglio dovrebbe andare in vacanza. Cesare, protagonista del penultimo incontro – mercoledì 11 al teatro degli Arcimboldi a Milano –  si presenta per “Conversazione sui suoni perduti-Attorno al piano”, è il titolo del suo concerto.

Classe ’69, questo musicista è un esploratore della musica; partito con studi classici ben presto ha mescolato la sua passione per il jazz e alla contemporanea costruendo un profilo e suono tutti suoi. Non solo pianista e interprete ma anche e notoriamente apprezzato compositore e “arrangiatore”, nel senso che ha preso anche in mano brani  od opere famose per personalizzarli. Con esiti non soltanto piacevoli ma interessanti. E ancora, è uno di quei personaggi che non naviga solo nella dimensione musica, punto e basta. Scorrendo la sua storia si rintraccia anche un impegno di tipo umanitario, come nel 2011 quando ha scritto il brano “Hope at Sunrise” per piano e violoncello dedicato alle vittime dello tsunami giapponese nello stesso anno. Questo brano ha dato il titolo a una serie di concerti per la raccolta di fondi programmati al Blue Note Tokyo. Infine dal 2013 è Ambasciatore di CbmItaliaOnlus, organizzazione dedita alla cura della cecità evitabile nelle aree più povere del mondo.