Colonne sonore / Dal cinema agli spot, le note di Fabrizio Campanelli degne di… nota
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Che sia un’opera sinfonica, un film oppure uno spot pubblicitario. Se si è compositori lo si è sempre. Questo per dire che a volte tra i lavori commerciali – vedi colonne sonore per marchi o brevi jingle pubblicitari, si scovano anche “gesti” (in termini di partiture scritte) che nella loro brevità – in quanto durata – comunque esprimono e descrivono la cifra di chi li ha fatti, o vergato che dir si voglia. Un caso da tenere d’occhio in questo senso è il compositore Fabrizio Campanelli, classe 1973, livornese (http://www.candlestudio.it/) alle spalle numerose colonne per il grande schermo, alcune che si sono fatte notare. Il suo “linguaggio interessente e originale”, così lo definiscono gli osservatori, lo si riscontra anche nei lavori di minor durata (https://vimeo.com/234316452).
I risultati sono tangibili anche in termini di riconoscimenti, due esempi per capire. E’ recente la sua nomina al David di Donatello 2017 nella cinquina dei candidati per la miglior canzone originale con “I can See the Stars”, tratta dalla colonna sonora di “Come diventare grandi nonostante i genitori”, commedia del regista Luca Lucini, prodotta da Piero Crispino; degna di nota pure la colonna sonora di un recente spot pubblicitario per un noto marchio italiano del settore dolciario dal titolo “Circles of time”. Le musiche sono state eseguite dalla Budapest Symphony Orchestra diretta da Enrico Goldoni. Segno è che ormai anche l’”accompagnamento” di brevi film pubblicitari è una cosa trattata con i guanti bianchi, facendo ricorso anche a formazioni orchestrali di alto profilo.
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Più in generale: riguardo alle musiche per gli spot pubblicitari è un capitolo tutto da scrivere, soprattutto in Italia. E’ vero che parlando della musica di riflesso si fa da gran cassa-reclam al prodotto – è un po’ come mescolare il sacro al profano – ma è anche vero che se una musica si fa ascoltare e ha una sua dignità, se non un interesse compositivo, andrebbe spiegata e divulgata in ogbni caso. Del resto è arcinoto che lo stesso “destino” è toccato alla musica per film, per moltissimo tempo considerata di serie B perché d'”uso”. Poi qualcuno si è accorto che dentro a quelle colonne sonore scritte appositamente per il cinema c’erano chicche e moleodie da scoprire. E così personaggi come Ennio Morricone e Michael Nyman, giusto per dirne un paio, negli anni sono diventati giustamente delle star, avendo creato pezzi di notevolissimo livello. In alcuni casi meravigliosi. Non succederà lo stesso con gli spot, brani troppo brevi (pochi secondi soltanto), spessissimo troppo sullo sfondo della video-storia pubblicitaria. Ma se ci si imbatte in una buona musica “in pillole”, in barba alle scomuniche dei “puristi” e affini, si può e si deve prederne nota, minimo per completezza dell’informazioni.