Arte e scienza. Ovvero, il futuro della musica al tempo della “Big Science”, quando lo studio del compositore si trasforma in un laboratorio scientifico. Mercoledì 25 ottobre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian (ore 20), per la Biennale Musica un team di bio-artisti e scienziati, guidati da Guy Ben-Ary, presenta in prima assoluta Music For Surrogate Performer, una installazione concertante nell’era dell’intelligenza in-vitro.

Tutto inizia con uno dei primi pezzi di elettronica live, che è anche il primo pezzo a trasformare un’attrezzatura medico scientifica per la decodificazione delle onde cerebrali in strumento per l’arte. E’ Music for solo performer, presentato nel 1965 dal rivoluzionario compositore americano Alvin Lucier seduto al centro della sala da concerto con un paio di elettrodi ai lobi occipitali che catturano il ritmo delle sue onde alfa mettendo in vibrazione e governando, attraverso un sistema di amplificatori e magnetofoni, un’intera orchestra di percussioni.

Sono gli artisti Guy Ben-Ary, Nathan Thomson, Andrew Finch insieme al percussionista Darren Moore che raccolgono oggi il testimone e rendono omaggio ad Alvin Lucier, l’autore di questa pietra miliare nella storia dell’elettronica che pone platealmente l’accento sul ruolo della mente nel plasmare la forma musicale. Ed è grazie allo sviluppo delle biotecnologie che Guy Ben-Ary e il suo team possono oggi portare alle estreme conseguenze le ipotesi di Lucier realizzando un performer surrogato guidato da un lavoro cognitivo, tecnicamente un cervello extracorporeo costruito in-vitro. “È quindi possibile – si chiedono – evocare performer surrogati che presentino un’espressività creativa propria? E simili performer possono manifestare un potenziale artistico che si ricolleghi al donatore umano originario?”

Il performer surrogato cibernetico che portano in scena, nel concerto commissionato dalla Biennale di Venezia e pensato esclusivamente per il Festival, si chiama cellF, un sintetizzatore basato su materiale biologico neuronale collegato a circuiti elettronici, frutto di anni di ricerca tra i banchi di SymbioticA, il laboratorio artistico della University of Western Australia. CellF è in grado di costruire una struttura musicale guidata da un cervello in-vitro. “La complessità e le sfumature incarnate da simili entità viventi ‘preparate’ daranno origine – scrivono gli autori – a un nuovo tipo di entità performativa, fisicamente distinta dall’umano ma collegata ad esso attraverso processi di laboratorio grazie ai quali un materiale biologico estratto e coltivato separatamente dal corpo del donatore (in vitro) controllerà un’entità creativa ibrida, o, più nello specifico, un performer surrogato”.

La collaborazione tra Alvin Lucier, affascinato dal funzionamento di cellF e il team di Ben-Ary era iniziata nel 2018. Nel 2020, il compositore aveva donato il suo sangue al team australiano esprimendo il consenso perché le sue cellule continuassero a essere coltivate e utilizzate anche dopo la sua morte, avvenuta nel 2021. Così Music For Surrogate performer usa la meccanica di cellF per generare musica direttamente dalle cellule di Lucier, coltivate in-vitro a Venezia con l’assistenza del centro di ricerca dell’IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia Lido.

Attraverso la sua attività neurale, il cervello disincarnato di Lucier controlla una configurazione simile degli strumenti percussivi utilizzati nella performance originaria del ‘65 interagendo, inoltre, con il percussionista Darren Moore sul palco. Un omaggio a un compositore che è uno sguardo alle possibilità biotecnologiche della musica del futuro: Music For Surrogate performer scava nella micro-music del corpo, mostrando le infinite possibilità di una scienza che non si sostituisce all’artista, ma lo incorpora (info sul programma: www.labiennale.org)